E’ scomparso, dopo una lunga malattia, Bernardo Bertolucci, uno dei registi più rappresentativi e controversi all’estero e in patria. Per omaggiare il suo talento, ripercorriamo gli esordi e i successi cinematografici dell’artista parmense.
Il cinema italiano dice addio a un altro dei suoi, grandi pilastri. Dopo una lunga malattia è scomparso a Roma, all’età di 77 anni, Bernardo Bertolucci, autore di fama internazionale e regista di pietre miliari dell’universo in celluloide quali “Novecento”, “Il té nel deserto”, “Ultimo tango a Parigi”, “Io ballo da sola”,”Il Conformista” e “L’ultimo imperatore”, per il quale vinse l’Oscar nel 1988 come miglior regista e miglior sceneggiatura non originale.
Classe 1941, il primogenito del poeta Attilio Bertolucci nasce a Parma e, inizialmente, sembra seguire le orme del padre, iscrivendosi al corso di laurea in Lettere presso l’Università di Roma “La Sapienza”, che poi abbandonerà per muovere i suoi primi passi nel mondo della settima arte. Dopo aver girato i suoi primi corti amatoriali, “La teleferica” e “La morte del maiale”, Bernardo Bertolucci ebbe il primo ingaggio nel cinema come assistente alla regia per il suo vicino di casa, amico e celebre artista italiano Pier Paolo Pasolini nella pellicola “Accattone” (1961): sul set conosce anche Adriana Asti, che diverrà la sua compagna per diversi anni. Bertolucci, tuttavia, si stacca ben presto dal linguaggio pasoliniano, tracciando una propria strada in cui s’intrecciano l’individualità dei protagonisti, lo sperimentalismo e la provocazione del cinema d’autore.
Una delle espressioni del regista nel mondo della settima arte è “Il conformista“, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia e uscito nel 1970, al quale segue, dopo due anni, la pellicola “scabrosa” che gli fa raggiungere la notorietà (complici le vicende giudiziarie/censorie che seguiranno e vedranno in prima linea la protagonista, Maria Schneider, rimasta scioccata, anche negli anni a venire, da quelle che sembrano essere state delle imposizioni ad atmosfere brutali da parte del regista e dal personale incubo nei famosi otto secondi della “scena del burro”) e segnerà, in modo indelebile, la storia del cinema, “Ultimo tango a Parigi“.
Il 1976 è l’anno di “Novecento“, altro grande capolavoro dal respiro internazionale di Bertolucci che racconta le lotte contadine dell’Emilia Romagna dai primi anni del secolo alla Seconda Guerra Mondiale, mentre nel 1979 firma “La luna“, dove affronta il tema della droga e dell’incesto. Dopo “La tragedia di un uomo ridicolo” con Ugo Tognazzi, arrivano ben nove statuette d’oro per il suo film “L’ultimo imperatore“, che portano Bernardo Bertolucci ad aprire nuovi orizzonti e a girare, rispettivamente nel 1990 e nel 1993, “Il té del deserto” e “Piccolo Buddha” con Keanu Reeves.
Tra le pellicole più recenti e di successo di Bernardo Bertolucci, non possono mancare “Io ballo da sola“, “L’assedio”, “The Dreamers” e “Io e te“, basato sul romanzo di Niccolò Ammaniti, lungometraggi che ribadiscono le visioni intimiste e anticonformiste di quello che è stato uno dei geni più controversi e ammirati del cinema contemporaneo italiano.
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