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Black Panther – recensione: Benvenuti nel Wakanda, l’Atlantide africana

Black Panther è un film supereroistico vecchio stile Marvel che fa crescere il personaggio e ne spiega le diverse facce in maniera caleidoscopica all’interno del suo ambiente.

Nessuno si poteva aspettare questo genere di film. Sembra che Marvel abbia voluto fare un passo indietro stilistico con Black Panther. Nulla nel film rimanda alla solita cricca di supereroi di cui si parla sempre. Tutto è completamente concentrato sullo sviluppo del personaggio. C’è molto da dire sia riguardo a lui, alle sue tradizioni ben radicate, sia per ciò che concerne il Wakanda, la città eterna; una sorta di Atlantide riscoperta, nel cuore dell’Africa.

La Trama

Come tutti ricordano, avevamo già dato un assaggio al personaggio quando in Captain America: Civil War era comparso davanti a tutto il mondo con la sua scintillante armatura in Vibranio (per l’invidia del Capitano). Il film si su note molto cupe, il passaggio della corona a T’Challa da parte del suo defunto padre. Tutto si svolge all’interno di questa meravigliosa avanzata città che si nasconde sotto al velo della povertà che però cela ricchezza e saggezza. Cinque tribù sono comandate in egual modo dal Re del Wakanda, che da poco è diventato T’Challa. La forza della Black Panther risiede in un particolare fiore che viene coltivato in armonia per essere dato al Re durante il suo dominio. Il film è condito con tradizioni e folclore simil-africani che nonostante non si sappia nulla riguardo alla veridicità, creano una cornice molto credibile intorno alla vicenda. Vicenda che si svolge sotto forma di guerra civile Wakandiana, o meglio quasi una lotta intestina da parte di componenti della stessa famiglia.

I personaggi e il loro rapporto

Il Wakanda è un piccolo mondo all’interno di un mondo più grande che ha le sue problematiche reali che è l’Africa. Tutto ciò si trova a sua volta dentro a uno spietato mondo che ultimamente sta ricevendo continui attacchi da parte di forze aliene. Sembra in un certo modo molto analogo al mondo da cui proviene Thor. La differenza sostanziale sta nel fatto che T’Challa non è uno sbruffone attaccabrighe. Black Panther è continuamente colpito da conflitti interni tra cui quello di non sentirsi pronto al comando, nonostante la sua attitudine. Nel film le tradizioni si fanno portatrici di grandi verità e mostrano il profondo attaccamento alle tradizioni del popolo del Wakanda. Durante la cerimonia di investitura T’Challa beve il frutto della forza e viene seppellito per incontrare i suoi antenati nell’aldilà. E la tradizione diventa realtà ricordando i rituali delle antiche popolazioni africane e nativo americane.

La coesistenza continua tra tradizione e modernità viene mostrata anche attraverso i personaggi. La sorella minore di Black Panther infatti ha sotto di sé un incredibilmente avanzato laboratorio di ricerca e sviluppo di tecnologie basate sul Vibranio, materiale portante della città. La storia è costellata di cattivi, forse troppi per un solo film. Alcuni di loro non vengono approfonditi abbastanza e vengono lasciati andare per far trascorrere la storia e dare spazio al vero cattivo.

Regia e scenografia

Black Panther ha una grande particolarità che lo rende speciale: non da spazio allo sfarzo e alla tecnologia esagerata. Nonostante il Wakanda sia effettivamente un paese avanzato, si è deciso di non concentrarsi troppo su ciò che la CGI poteva fare con le armi avanzate di quel paese. Piuttosto regia e scenografia hanno collaborato procedendo a braccetto per poter rimandare un po’ dello spirito e del colore africano che il film vuole raccontare. I colori sono ben divisi tra ciò che è tradizionale sui toni rossi, gialli e ciò che è avanzato, come la divisa di Black Panther che si illumina di blu. Le scene di combattimento sono trattate, come sempre, con molta attenzione. Interessante il modo di muovere la camera in alcuni combattimenti corpo a corpo: la libertà della camera che gira intorno ai guerrieri sembra voler sottolineare un modo grezzo ma soddisfacente di fare film.

Black Panther – recensione: Benvenuti nel Wakanda, l’Atlantide africana
7 Reviewer
Pro
Bella storia
Fantastica scenografia
Bella regia sui combattimenti
Contro
Troppi Dialoghi
Troppi Cattivi senza spessore
Conclusioni
Black Panther è un film supereroistico distante dalla linea che Marvel ha intrapreso ultimamente. Ha tutte le carte in regola per essere un ottimo spin-off.
Voto

 

Simone Radaelli

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Simone Radaelli

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