Recensioni

Eric Clapton: Life in 12 Bars – il documentario sulla vita del Dio del Blues Inglese

Il documentario sulla controversa vita del musicista Eric Clapton tra droghe, alcol, tragedie e tanta musica.

“CLAPTON È DIO”. Questa è la frase che echeggia in tutto il film. Il documentario è stato girato dalla regista premio Oscar Lili Fini Zanuck la quale si è sentita spiazzata dalla richiesta dell’amico riguardo a girare un film che documentasse tutta la sua vita fino a oggi. Zanuck proviene da un ambiente diverso e l’unico motivo per cui ha accettato l’incarico è che Eric ha dichiarato che non avrebbe lasciato la sua storia nelle mani di nessun altro regista. Presa così dalla possibilità di raccontare la storia meravigliosa di Eric Clapton, Zanuck ha tirato su la miglior squadra possibile. E il risultato è sensazionale.

La biografia di Eric Clapton è facilmente consultabile cercando tra le pagine dell’Internet. Quello di cui Lili aveva bisogno era veicolare la storia del musicista attraverso le emozioni più recondite che avevano accompagnato e caratterizzato Clapton per tutta la sua vita. Tutto ciò è stato possibile grazie all’accesso esclusivo dell’intero archivio personale del chitarrista e ovviamente dalla profonda conoscenza e amicizia che Lili condivide con Eric da più di 25 anni. La crescita emotiva del film è trascinata dalla colonna sonora, costruita cronologicamente sulle diverse epoche stilistiche che il musicista ha attraversato. La musica, come ci si aspetterebbe da un documentario di questo genere, è costantemente presente, talvolta di sottofondo alle parole dello stesso Clapton che racconta in voice over la sua vita, altre volte di commento ai racconti di grandi artisti che hanno suonato con Eric ma spesso lasciata risuonare per il mero piacere dell’ascolto.

All’origine del documentario, viene sbattuta in faccia al pubblico la triste partenza della vita di Eric Clapton: nato in una famiglia umile e circondato da una montagna di segreti. Sin dall’inizio si intuisce come il piccolo Eric non avrà una vita facile: la rivelazione fattagli riguardo alla sua madre biologica, la famiglia che non lo capiva e il continuo tentativo a distoglierlo dalla musica.

“In quel momento ho realizzato che non mi sarei mai più fidato di nessuno”

L’infanzia di Eric ha sicuramente condizionato la sua arte ed è stata la scintilla che avrebbero causato i suoi problemi futuri, in un mondo in cui l’eccesso è a portata di mano. Eric inizia a interessarsi alla chitarra e in particolare a un genere musicale molto lontano da quello in voga nei suoi anni in Inghilterra: il Blues. Allora il Blues era di dominio dei musicisti afroamericani che sostenevano di essere gli unici a poterlo suonare e soprattutto cantare. Ci voleva “anima” per cantare Blues e i bianchi mancavano di quell’anima necessaria a far uscire le vibrazioni peculiari del genere.

Eric Clapton inizia a suonare e nel giro di poco è sulla bocca di tutti. Zanuck mostra una carrellata di artisti che all’epoca già incidevano e vendevano montagne di dischi tra cui Aretha Franklin, B.B. King, Jimi Hendrix e i Beatles. Tutti suonarono con il giovane chitarrista Blues e tutti ne furono strabiliati dalle capacità tecniche e dalla libertà che esprimeva suonando. Aretha Franklin si mise a ridere la prima volta che vide entrare Clapton in sala di registrazione, con il suo vestito dagli accostamenti audaci e psichedelici. Smise di ridere non appena iniziò a suonare. Jimi Hendrix e Eric Clapton diventarono amici intimi e passarono molto tempo insieme a suonare e a discutere di musica, di vita, di ideali. Tutto in compagnia delle sempre presenti amiche eroina e cocaina. Eric strinse una forte amicizia con il chitarrista del Beatles George Harrison, amicizia che finì dopo che Eric si innamorò perdutamente della moglie di George e scrisse un intero album ispirato e dedicato a lei.

Eric Clapton era ormai conosciuto in tutto il mondo e la gente amava il suo modo di fare musica e ne voleva sempre di più. B.B King dichiarò che Eric aveva fatto in modo che il Blues diventasse un genere globale, adatto a bianchi e neri e amato dagli stessi. Lili Zanuck mostra molto accuratamente l’ascesa di Clapton ponendo l’attenzione sul cambiamento stilistico della sua musica in perenne accordo con le diapositive e le clip video di quegli anni. Ma ciò che non sfugge alla regista è il perenne stato di inadeguatezza e alienazione che pervade l’ormai affermato musicista. Zanuck fa saltare la narrazione tra passato e presente per giustificare dei cambiamenti importanti nella vita dell’artista. Riconduce lo scaturirsi dei suoi problemi di maturità alle vicende attraversate durante l’infanzia e fa riemergere il tutto con dei fragorosi riff di chitarra, come a rimarcare il fatto che la musica è sempre stata la via d’uscita di Eric Clapton. La storia segue le fasi del musicista diventando soffocante nei periodi più grigi ed esplodendo insieme a Eric nei suoi momenti felici.

“È forte e commovente, e allo stesso tempo scioccante e pieno di sorprese”

È così che la regista commenta la vita dell’amico e ne da uno squarcio molto chiaro riguardo a ciò che sarà del film.

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Simone Radaelli

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Simone Radaelli

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