Xavier Dolan torna a Cannes con “Matthias e Maxime“, questa volta però non solo in veste di regista, ma anche di attore: è lui infatti a impersonare il ruolo di Maxime, mentre a Gabriel D’Almeida Freitas spetta il ruolo di Matthias.
La trama
Il film narra la storia di un’amicizia, quella appunto tra Matthias e Maxime, giovani uomini che si conoscono dall’infanzia. Il passato non si vede ma si intercetta dalla goliardia e dalla leggerezza nelle parole scambiate, nei sorrisi profondi e gli sguardi d’intesa.
Sarà un bacio a far arenare il rapporto tra i due amici, quello che i due protagonisti saranno costretti a scambiarsi per aver perso una scommessa con i loro amici Frank, Brass e Rivette.
Matthias e Maxime, chi sono
Lo sguardo di Dolan seguirà gli effetti di quel bacio sulle vite di entrambi i protagonisti.
L’immagine restituita è quella di un Matthias vittima delle sue paure e agente attivo, carnefice quasi, nella relazione di amicizia con Maxime: è Matthias a incrinare il rapporto con l’amico d’infanzia, è sempre Matthias a recuperare e poi allentare e nuovamente riemergere nella vita dell’altro.
È probabilmente il vissuto dei due a determinare gran parte dei comportamenti successivi al bacio della “discordia”: mentre Matthias dovrà fare i conti con una vita già strutturata, Maxime, lasciato solo ad occuparsi della madre ex tossicodipendente, cercherà di rimanere a galla senza tormenti per quel che potrebbe perdere.
Ciò che restituirà speranza alla vita opprimente di Maxime sarà un viaggio per l’Australia, elemento di rinascita temporalmente vicinissimo nonché ragione del riavvicinamento tra i due amici.
L’analisi del film
Il lavoro operato da Dolan in quest’ultima pellicola potrebbe essere paragonato a quello di uno speleologo: si scava sì, ma dentro di sé, nella speranza di capire se siamo abbastanza forti dall’accettarci nonostante la nostra persona non corrisponda all’immagine che gli altri hanno di noi, che noi abbiamo di noi.
Matthias è felicemente fidanzato quando si scambia un bacio con Maxime, ed è proprio in questa esistenza eterosessuale che si insinua il piacere che Matthias trae dal bacio con Maxime, un piacere scomodo che va a intaccare una stabilità di valori che si credeva ormai consolidata.
Dolan allora entra nell’animo umano e, nello specifico, in quello di Matthias: lo segue quando si arrabbia con Maxime senza alcun motivo, mentre prova, senza riuscirci, a fare un discorso d’addio prima che l’amico parta per l’Australia, mentre bacia appassionatamente Maxime e poi si ritrae, impaurito da se stesso.
Il ritratto di Matthias è quello di un essere umano comune che teme il distanziarsi dallo stereotipo e lo svelarsi a se stesso. Come in “È solo la fine del mondo“, Xavier Dolan riesce nel complesso affresco dell’umano.