Con l’avvicinarsi sempre più prossimo del Natale è inutile negare quanto il cinema riesca, più di tutto il resto, a suggerire quella particolare magia che tutti conosciamo.
E quale fra la miriade di film riesce sempre, perfettamente, a rappresentare quel turbinio di sentimenti contrastanti che vorrebbero sfociare nell’amore familiare senza strabordare troppo nel melenso?
Esatto, stiamo parlando di “Mamma ho perso L’aereo”, in originale “Home Alone”.
Questo film, però, non si limita a simboleggiare quanto detto sopra, ci troviamo davanti a un’opera che, partendo dal basso riuscì a raggiungere risultati commerciali inauditi, divenendo un vero e proprio cult intramontabile.
Questo articolo vuole approfondire non soltanto la “facciata” di quanto avvenuto in seguito all’uscita, piuttosto si muoverà fra i sentieri che hanno condotto il tutto alla luce, soffermandosi sugli elementi centrali e mai troppo pubblicizzati.
-Mamma ho perso l’aereo: Cosa?
Non tutti lo sanno ma “Mamma ho perso l’aereo” è stato fin fai suoi primissimi momenti creativi un film dal budget ridotto.
Le origini della pellicola, la sua prima scrittura, sono da ritrovare in John Hughes, precedentemente autore di “Io e lo zio Buck”. In base ad alcune interviste dell’epoca sembrerebbe proprio che l’idea per il film gli venne durante i lavori a quest’opera precedente. Per Hughes non era la prima volta in cui avrebbe lavorato con un giovane attore, negli anni 80 aveva già sfornato parecchie sceneggiature con “piccoli” protagonisti (Pretty in pink, The Breakfast Club, ne sono alcuni esempi…).
Ovviamente il suo continuo produrre non gli dava la possibilità di girarle, quindi il tutto passava solitamente nelle mani di altri registi, molto spesso in quelle di Chris Columbus (colui che diresse Mamma ho perso l’aereo).
Con “Un Natale Esplosivo” (film del 1989) Hughes e Columbus tornarono brevemente a collaborare, anche se il tutto terminò per via dei contrasti fra quest’ultimo e la star del film Chevy Chase. Sarà proprio in seguito all’abbandono di questo progetto che Columbus riceverà da Hughes la prima stesura del copione di Mamma ho perso l’aereo, stesura che passerà fra le mani di entrambi fino a diventare qualcosa di vendibile. Così Hughes la presentò alla Warner Bros, la quale primaria preoccupazione si materializzò nell’ambito del denaro, della cifra che avrebbe aperto le danze al tutto. Per il suo autore il film avrebbe potuto compiersi con 10 milioni di dollari, cifra non troppo pretenziosa, e quello fu l’inizio.
-L’anima del progetto, l’anima di Mamma ho perso l’aereo.
Da questo momento in poi comincia la ricerca del cast, cast che vedeva al suo centro, fin dal principio, Makaulay Culkin. Successivamente Janet Hirshenson si mise alla ricerca di quelli che sarebbero stati gli altri protagonisti storia: Caterine O’Hara (Kate McCallister), John Heard (Peter MacCallister), Devin Ratray (Buzz McCallister), per citarne alcuni…
Uno dei dibattiti che più incendiò le sinapsi nel dietro le quinte riguardò l’aspetto dei due ladri, principali antagonisti nella storia, questi avrebbero dovuto essere divertenti o spaventosi?
Inizialmente si pensò a Jon Lovitz e a Robert de Niro per il ruolo di Harry Lime, ma fu proprio la spalla di quest’ultimo in “Toro Scatenato” ad attrarre l’attenzione di tutti.
Joe Pesci era nel radar di Columbus da un po’ e quando l’occasione si passò questo non se la lasciò sfuggire.
Per quanto concerne il ruolo di Marv Merchants invece, la storia si fa più lunga. Inizialmente l’attore che tutti noi conosciamo in questo ruolo (Daniel Stern) vinse il cast, per poi abbandonare il ruolo per incomprensioni economiche (tenendo sempre a mente il Budget totale).
È curioso notare come anche per gli altri ruoli nel dietro le quinte del film si mossero parecchio “al risparmio”, assoldando Julio Macat come direttore della fotografia, Raja Gosnell al montaggio e John Muto alla scenografia e design estetico generale, tutte persone che non avevano mai contribuito alla realizzazione di grandi successi, o combattuto in prima linea In qualcosa di memorabile. Dunque avrebbero dovuto fare del proprio meglio in questa occasione.
-Un film in una scuola.
Uno degli intenti primari di John Hughes era quello di girare il film a Chicago, non che fosse particolarmente legato al luogo, voleva semplicemente distaccarsi dal caos dagli studios per concentrarsi sul tutto, non era ovviamente la prima volta che lo faceva. Dunque venne allestito tutto quanto (uffici, settori…) in una vecchia scuola: la New Trier Township High School.
Una volta selezionata la scuola partì la ricerca per quella che sarebbe stata la Casa in cui la trama avrebbe preso vita, il set era un elemento imprescindibile per la partenza. La ricerca fu estenuante, tanto che cominciarono a spendere ogni giorno almeno una decina di ore per il tutto, con l’unico intento di trovare un posto che, in un certo qual modo, avrebbe rappresentato quell’accogliente calore che avevano in mente, anche perché questo luogo avrebbe avuto un suo peso nella pellicola, una silenziosa centralità da non sottovalutare mai.
Una volta individuata quella “giusta”, cominciarono a riflettere sul come girare, dato che non avevano budget a sufficienza per poter girare all’interno, e non era neanche troppo… “Comodo”.
Serviva un posto adeguato nel quale costruire quello che sarebbe stato il “regno” di Kevin, e optarono per la palestra della scuola, lì costruirono l’intero set. Le scene che vediamo nel film, ad eccezione dei pochi esterni, sono state quindi girare tutte lì.
Tutto ciò, comprese anche le decorazioni, i mobili e quant’altro, portarono il Budget a salire dai 10 milioni iniziali a 14 e 700 mila dollari.
Quando presentarono la richiesta di budget alla Warner Bros non ottennero la risposta che si aspettavano, per loro il tutto sarebbe partito soltanto se fossero scesi a 13 milioni e mezzo, così tentarono di dimostrare che quella spesa era essenziale al fine di dar vita al film, e che non avrebbero potuto tagliare nulla fuori. La Warner li minacciò di chiudere, avrebbero interrotto tutto, e mandato tutti a casa.
-Un ingresso inaspettato – una seconda possibilità per Mamma ho perso l’aereo.
Qualche tempo prima delle vicende legate al budget avvenne un incontro decisivo fra John Hughes e Tom Jacobson della 20th Century Fox e con Joe Ross, il suo presidente. Lì racconto loro tutte le vicissitudini legate al film e la sua trama e lì colpì a tal punto da spingerli al finanziamento.
Per quanto concerne questo “passaggio di testimone” si vocifera che il tutto avvenne in gran segreto in modo tale da non rompere, almeno direttamente, qualche regola.
Finalmente si avviano i lavori di Mamma ho perso l’aereo.
-Gli elementi centrali.
Un elemento centrale del film sono senza dubbio le scene in cui Kevin difende la casa dai due ladri. Julio Macat rivelò che per la loro costruzione fotografica prese ispirazione da alcuni cartoni animati (i Looney Tunes ad esempio).
Un altro requisito fondamentale a permeare le scene avrebbe dovuto essere, per Hughes, la presenza della neve dato il profondo e iconografico legame con il Natale di questa. Anche se all’epoca delle riprese il clima non era dei migliori, la crew decise che, almeno per la scena in cui sarebbe tornata la madre avrebbe dovuto esserci obbligatoriamente una vera nevicata.
Le riprese di Mamma ho perso l’aereo partirono nel 1990 a San Valentino.
Una delle primissime domande, dati gli obbiettivi estetici generali, si mosse immediatamente sulla quantità di neve artificiale che sarebbe stata adoperata. Il secondo giorno di riprese fu proprio il clima ad accorrere in loro aiuto con un vero e proprio manto bianco, e… Un piccolo aiutino. Per incrementare lo spirito natalizio vennero adoperati anche dei fiocchi di patate. La tempesta che cercavano ci fu, anche se nel giro di poco tempo, con lo scioglimento dei fiocchi avvenne anche la decomposizione delle patate.
-La chimica in Mamma ho perso l’aereo.
Le prime prove fra gli attori misero in evidenza alcune problematiche fra loro. Joe Pesci, ad esempio, non si ritenne soddisfatto del partner che avevano scelto per lui, da tutto ciò il ritorno il lizza di Daniel Stern.
Una curiosità sul lavoro di Pesci nel film lo vede faticare quando si parla di parolacce e sul trattenersi da queste, dato il target del film. Questo lo condusse a tutti i “versi” che il suo personaggio fa quando viene colpito o soffre, quei versi buffi che tutti conosciamo erano chiaramente qualcos’altro.
Le riprese con Makaulay Culkin, invece, assunsero tutte un’altra piega, dato anche il carattere stesso di Chris Columbus (Il regista) sul set e il suo rapporto coi bambini.
In alto, al di sopra di tutto questo c’era la storia scritta da Hughes, storia che non ammetteva modifiche di alcun tipo. L’unica volta in cui qualcuno provò a cambiare le cose fu quando giunse sul set John Candy, per il suo cameo. In quell’occasione l’attore e lo sceneggiatore giunsero entrambi in loco e Candy, nella scena in cui il suo personaggio parlava della sua band cominciò a improvvisare.
Bisogna comunque ricordare che un attore del suo calibro prese un compenso parecchio ridotto per apparire nel film, forse fu una sorta di favore da amico.
Un’altra scena legata all’improvvisazione è quella cui Kevin, in seguito a una doccia, si mette il dopo barba portandosi le mani al viso. L’urlo che ne scaturisce, inizialmente era stato scritto in modo differente, il bambino infatti non avrebbe dovuto fermare le mani sulle guance e urlare, ma farlo soltanto dopo una pausa e qualche colpetto.
Il risultato fu una scena iconica.
-Realismo.
Una parte della comicità di Mamma ho perso l’aereo scaturisce senza dubbio dalle scene in cui i ladri tentano in tutti i modi di prendere Kevin, cadendo nelle sue articolate e dolorose trappole. L’impatto che queste scene hanno sullo spettatore lascia sempre senza parole, complice l’impiego di stuntman professionisti (Troy Brown, Larry Nicholas…) che le vissero sul serio sulla loro pelle. Questa scelta contribuì alla costruzione di un certo tipo di realismo forte ma anche importante ai fini comunicativi del tutto, in un periodo in cui gli effetti speciali legato alla computer grafica scarseggiavano.
Certamente tutto ciò influì sulle riprese, dato che le cadute erano vere il resto avrebbe dovuto catturarle al meglio senza sprecare troppi ciak.
Questa strada estrema ha impattato anche, curiosamente, sul settore, costruendo alcune tipologie di caduta che portano il nome della pellicola, le “cadute alla Mamma ho perso l’aereo”.
-Acqua e ancora acqua.
Una curiosità interessante è da ritrovare nelle scene finali del film, quelle in cui Kevin entra in una delle case dei suoi vicini precedentemente colpita dai “Banditi del rubinetto”. Dato il colpo non appena entra di ritrova in un luogo parzialmente allagato. Per costruire in set del genere la crew del film si spostò dalla palestra della scuola alla piscina, svuotandola del tutto è costruendo al suo interno.
Poi la fine.
– La post produzione di Mamma ho perso l’aereo.
Da questo momento in poi comincia la post produzione del film, post produzione che condusse a parecchie riflessioni da parte del regista, la prima di queste verso la colonna sonora. Inizialmente non c’era l’attuale compositore che conosciamo ma un altro non più disponibile. Così comincia la nuova ricerca, e venne proposto John Williams (colui che compose alcune fra le più celebri melodie del cinema, lavorando su pellicole del calibro di: Star Wars, Indiana Jones, Lo Squalo, E.T.)
Curiosamente una volta inviato il montaggio del film a Williams, lui acconsentì è collaborò alla nascita della magia che tutti conosciamo. Il suo tocco riuscì senza dubbio a trasformare ancora una volta quella che era l’anima del progetto, contribuendo alla nascita di un qualcosa difficilmente dimenticabile.
-Uscita.
Il film uscì durante il periodo del ringraziamento, senza dare troppo nell’occhio, nello stesso periodo uscì anche Rocky V.
Inizialmente non fu accolto positivamente dalla critica, la risposta del pubblico però fu ben diversa. Nella prima settimana di uscita macinò la bellezza di 17 milioni di dollari. Da questo momento l’ascesa e il successo restando al primo post per settimane e settimane, superando tutti gli altri film.
In sei mesi circa Mamma ho perso l’aereo incassò più di 285 milioni di dollari, portandosi al livello di Star Wars ed E.T.
Il gigantesco successo della pellicola non impattò soltanto sul suo pubblico, ma soprattutto su coloro che vi lavoravano, i quali adesso non venivano più visti come dilettanti.
-Un simbolo.
Mamma ho perso l’aereo è quindi diventato qualcosa di indimenticabile e a tratti imprescindibile nella vita delle persone. Questo film, partito con i propositi più umili è riuscito a irrompere nel cuore di moltissimi elevandosi da pellicola a vero e proprio simbolo di un qualcosa: un profondo ed evocativo ritorno, un insegnamento che va ben oltre quanto sembra, una melodia che silenziosamente ha accompagnato la nostra crescita mettendo in scena una maturazione che colpisce nel segno continuando ad emozionarci sempre e comunque.
Fonte: Netflix.