
Nelle Pieghe Del Tempo è prossimo all’uscita nelle sale italiane, ma abbiamo avuto l’opportunità di vederlo in anteprima. Ecco le nostre impressioni sulla nuova fatica Disney.
Nelle Pieghe Del Tempo è un film che punta molto sulla figura femminile, concedendole un ruolo principale e cruciale ai fini della storia. Quale giorno migliore per presentarlo in anteprima se non durante la giornata internazionale della donna? Disney ha effettuato una sapiente mossa commerciale, cercando di unire l’evento all’importante ricorrenza così da imbonire la stampa con eleganti mazzi di mimose. Marketing a parte, andiamo senza ulteriori indugi ad analizzare la nuova avventura Disney.
Nelle pieghe della sceneggiatura
La storia alla base di Nelle Pieghe Del Tempo è basilare. Un’adolescente disadattata si mette alla ricerca del padre scomparso da quattro anni. Durante la sua avventura, dovrà affrontare diversi pericoli. Questi la porteranno a credere in se stessa e ad amare i suoi difetti, rendendola consapevole di ciò che è. Una trama ormai vista diverse volte in campo cinematografico, ma che all’uscita del libro negli anni Sessanta sarà sembrata rivoluzionaria. Il tutto è camuffato da un’avventura nello sconfinato universo, su mondi immaginari e dalla grande fantasia (sempre relegata alla cultura terrestre, però). Sebbene siano presenti diverse scene interessanti suggellate da un ottimo concept (figlio del libro da cui è tratto), non si può dire che riescano a risollevare l’intero comparto narrativo, facilmente dimenticabile, tormentato da diversi buchi di sceneggiatura e pregno di elementi dati per scontati. Discorso differente per la recitazione, sorretta da una sempre più convincente Oprah Winfrey, che fa del suo non recitare un punto di forza. Ottima anche Reese Witherspoon, forse a volte un po’ troppo enfatica. Meno entusiasmanti le performance dei giovani attori, che riescono per un pelo a tenere la scena da soli. Infine, un eccellente Zach Galifianakis che, con un’interpretazione decisamente marginale e molto “bambinesca”, riesce a trovare facilmente posto nella memoria dello spettatore.
Una vacillante fantasia
Stranamente, essendoci dietro Disney, questo Nelle Pieghe Del Tempo non eccelle tecnicamente. La regia è vivace quanto basta, ma spicca sporadicamente, come se ogni tanto volesse dare la prova di saper fare più di quanto mostra. Questa viene risollevata da alcune scelte fotografiche molto azzeccate, in primis la palette cromatica, tendenzialmente sempre accesa e satura. Altro punto a favore, la messinscena. Dai costumi, alle acconciature, fino alla scenografia plastica, si riconosce subito una certa identità. Meno rosea la questione degli effetti visivi, non proprio all’avanguardia e che il più delle volte distraggono. Ad accompagnare quest’altalenante epopea tecnica troviamo un commento musicale ottimo per gli standard di questo genere di film, complice anche il compositore Ramin Djawadi, lo stesso de Il Trono di Spade. Presenti anche dei brani su licenza, decisamente meno ispirati e molto più commerciali. Questi ultimi, oltre a non essere troppo esaltanti, molto spesso sovrastano la recitazione, impedendo di cogliere ciò che viene detto. Colpa, in parte, di un missaggio sonoro sbilanciato, che esalta i suoni limitrofi più che le voci. Il film, quindi, è costellato di alti e bassi che si azzuffano in un grande subbuglio visivo che a volte sorprende e altre annoia.
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