Renato Zero approda al cinema e precisamente in oltre 300 sale cinematografiche. Lo farà il 19, 20 e 21 marzo con il film Zerovskij – Solo per amore, distribuito da Lucky Red, che ripropone lo spettacolo ideato, scritto e diretto dallo stesso cantautore.
Nel corso della conferenza stampa tenutasi oggi alla Casa del Cinema di Roma Zero ha raccontato la genesi del progetto cinematografico:
Volevo sfuggire alla costrizione dei 5 minuti di una canzone, uscire dal compiacimento di regalare al pubblico i successi. Con tutto il rispetto per i miei successi, non se ne poteva più di riproporli in concerto. A questo popolo di zerofolli bisognava dargli di più.
Per l’innovativo live, una sorta di teatro totale che ha unito musica alta, prosa e cultura pop, Zero ha coinvolto oltre 60 orchestrali diretti dal maestro Renato Serio, 30 coristi, 12 ballerini e diversi attori. La qualità unico obiettivo:
Con questo tour, dati i suoi costi, ho guadagnato meno che in tutta la mia vita: ‘na pizza e ‘na birra. Ma è stato bello dare lavoro a centinaia di persone, attraversare l’Italia con questi tir carichi di gente e di una grande umanità. È stata una convivenza straordinaria. Sono libero di decidere la mia vita artistica e personale e posso raggiungere le persone a qualunque prezzo, anche a costo di sacrifici ma con fragranza e sincerità: certe cose si fanno a fondo perduto, deve essere un pensiero naturale per ogni artista, non puoi sempre batte cassa. E questa volta non solo ne è valsa la pena, ma abbiamo dimostrato che se uno vuole la qualità qualcosa sul piatto lo deve lasciare, e quello che lasci è sempre meno della soddisfazione che ne ricavi.
Zero ha fatto intendere che potrebbe esserci un secondo atto di Zerovskij, quindi ha salutato i giornalisti con una battuta su Instagram esprimendo il suo punto di vista sulla verità ai giorni nostri:
Bisogna stare attenti: specie in questo momento, in cui tutti mettono in piazza tutto, e allora succede che se racconti la tua verità poi non ti credono. Per questo le persone ingrandiscono tutto quello che dicono: è tutto un rigonfiare, come le misure del seno. Come questi sederi enormi delle americane che vedi su quella cosa terribile che è Insta… Instagram, si chiama, no? Io invece tendo a ridimensionare tutto: i miei patimenti, la mia solitudine, i miei tormenti. Gli ho dato un sonnifero e li ho messi ha nanna, perché ci siamo tutti rotti i coglioni delle lamentele. Io ho ho 67 anni, la vita non voleva sorridermi ma l’ho costretta a farlo.