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Cinema

Skyscraper – Recensione: Quando l’intrattenimento fallisce

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Skyscraper è uno di quei film senza pretese che punta tutto sulla forza bruta e sull’azione all’ennesima potenza. Tuttavia, qualcosa è andato storto in questo processo creativo, ma in modo positivo o negativo? Scopritelo in questa recensione.

L’estate è arrivata e con lei tutti quei film dal budget esagerato creati appositamente per intrattenere le persone durante le calde giornate estive. Quest’anno a capeggiare su tutti troviamo Skyscraper, film diretto da Rawson Marshall Thurber con protagonista Dwayne “The Rock” Johnson. Vediamo in questa recensione come se l’è cavata questo blockbuster che ridefinisce la parola “muscoli”.

Skyscraper Recensione

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Quale storia?

Ormai è la prassi: un blockbuster estivo non può avere una trama anche solo in minima parte interessante o innovativa. Il che è più che giusto, dato che in questo periodo dell’anno la voglia di vedere qualcosa di impegnativo è minima nella maggior parte degli spettatori. Bisogna dire, però, che almeno Skyscraper ci prova a cambiare un po’ le carte in tavola.

Nel film seguiamo le vicende di Will Sawyer, ex-agente dell’FBI che ha perso la gamba sinistra durante una missione di salvataggio. “Grazie” a questo incidente, incontra sua moglie. Dieci anni dopo, si trova insieme alla sua famiglia a Hong Kong per lavorare al piano di sicurezza del nuovissimo grattacielo “The Pearl”, il più alto del mondo (ben 220 piani). Tuttavia, una società criminale si mette in mezzo per dei conti in sospeso con il proprietario miliardario e dà alle fiamme il palazzo a partire dal 96° piano, così da impedirne la possibile fuga. Ovviamente, la famiglia di Will è bloccata all’interno dell’edificio e (come si può intuire dalla scelta dell’attore) farà di tutto pur di salvarla. Quindi, qui inizia la solita corsa contro il tempo con mille stratagemmi impossibili per permettere al protagonista di raggiungere il suo obiettivo.

Come se la poca originalità nello sviluppo della storia non bastasse, non ci sono colpi di scena tangibili. Ciò che sembra, è. Se pensate qualcosa di un particolare personaggio, allora sarà così. Inutile dire che la caratterizzazione di essi è pari a zero. Si salva solo la famiglia Sawyer, le cui dinamiche sono più approfondite rispetto alle altre. Per il resto, è come vedere passare davanti agli occhi comparse che non hanno alcuno spessore.

L’antagonista di questo Skyscraper ha la stessa importanza di un fattorino delle pizze in un film degli anni ’90. Si vede di sfuggita in alcune scene e ha tra le dieci e le venti righe di dialogo, approssimativamente. Sembra immesso nella scena solo per dare una parvenza action vecchio stile al finale.

Il fatto che Will non abbia una gamba è molto interessante, ma quest’aspetto si presenta a sbalzi nel film, come se gli autori si ricordassero di colpo che hanno un protagonista senza un arto. Inoltre, tutto il film sembra solo un’immensa e plateale prova di forza di Dwayne Johnson. Lo vediamo scalare una gru a mani nude, saltare da altezze inimmaginabili mentre evita proiettili, reggere un ponte con la sola forza delle braccia. Diciamo che si spinge parecchio oltre il limite dell’umano, il che non sarebbe un problema se non si presentassero situazioni inverosimili con una così alta frequenza. Diventa una specie di Mission Impossible, solo che qui le sequenze completamente fuori dalla portata degli uomini avvengono ogni dieci minuti.

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Esplosioni, esplosioni ovunque

Se i blockbuster estivi non puntano sulla sceneggiatura, allora concentrano la loro forza sul comparto tecnico. Cosa che stupisce, però, è che questo Skyscraper non sia così strabiliante come si pensava.

Gli effetti visivi sono di tutto rispetto, ma si è visto di meglio in passato. Registicamente lascia un po’ a desiderare, con scene che non danno il meglio a causa di una regia troppo scolastica. Alcune sequenze potevano essere veramente interessanti, ma sono state gestite in modo non esaltante. Anche fotograficamente ci troviamo molto sul filo del rasoio, tra una fotografia pulita e una più grezza, ma non in senso positivo. Infine, la colonna sonora, veramente poco originale. L’unico brano che si salva è quello scritto da Jamie N Commons per i titoli di coda i quali, tra l’altro, sono la parte registicamente migliore di tutto il film, molto simili agli ultimi della Marvel.

Skyscraper Recensione

Skyscraper
3.5 Reviewer
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Pro
Gli effetti visivi, anche se non dei migliori
Ha provato a distinguersi
I titoli di coda
Contro
La storia veramente debole e lineare
La regia fin troppo scolastica per un film con così tante potenziali scene d'impatto
La colonna sonora veramente poco originale e memorabile
I personaggi poco approfonditi che vengono introdotti e lasciati al loro destino
Conclusioni
Skyscraper è tutto ciò che si può desiderare da un film del suo genere. Azione allo stato puro, momenti adrenalinici, prove di forza senza precedenti. La pellicola perfetta per passare un caldo pomeriggio estivo davanti al grande schermo senza stare troppo dietro alla storia e per usufruire dell'aria condizionata presente in sala. Tuttavia, è anche tutto ciò che non si può desiderare da un film del suo genere. Cerca talmente tanto di somigliare ai "suoi simili" che riesce ad essere anche peggio di questi. Ciò che intriga maggiormente del film è l'idea di base. Questa, però, non è originale, bensì proviene dal passato, da quel Trappola di Cristallo del 1988 con protagonista Bruce Willis (che poi ha dato il via alla famosissima saga di Die Hard), che è a sua volta proveniente da un altro grande film, questa volta del 1974 e con protagonisti Steve McQueen e Paul Newman, ovvero L'Inferno di Cristallo. Ma non finisce qui, perché anche quest'ultimo è ispirato a ben due libri: La Torre e L'Inferno di Cristallo, appunto. Un'idea che non è più un'idea, ma un ideale ben più che sfruttato dal mondo dell'intrattenimento. A differenza dei due titoli appena citati, però, Skyscraper non è riuscito ad emergere né tantomeno a ridefinire un genere. Quando in un film la cosa che funziona meglio sono i titoli di coda, allora qualcosa è andato storto.
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