Solo: A Star Wars Story ha un’aura magnetica che cattura sin dai primi minuti e catapulta in un’altra dimensione, distante persino dalla tanto amata Galassia Lontana Lontana. Ecco la nostra recensione.
In molti hanno pensato che creare uno spin-off incentrato sulla storia di un giovane Han Solo fosse un errore. Avrebbe allontanato troppo lo sguardo da quell’universo di spade laser e guerrieri Jedi che ha appassionato milioni di spettatori per ben quarant’anni. Vediamo se i loro timori erano (e sono) ben fondati in questa recensione, ovviamente senza spoiler.
Questo non è Star Wars
Solo: A Star Wars Story non è Star Wars. O meglio, non è Star Wars come lo conosciamo. Questo si evince già dai primi secondi dove, per la prima volta in tutta la saga di Guerre Stellari, ci troviamo disorientati e stupiti. Proprio come Rogue One, questo nuovo spin-off ci fa conoscere un’altra prospettiva da cui guardare l’universo creato da George Lucas in quel sempre più lontano 1977. Un punto di vista che funziona ancora più di quello dato da Rogue One. Non ci sono eroi, non ci sono poteri soprannaturali e non si vedono spade laser. La galassia mostrata è un equivalente dell’Europa bellica dei primi del Novecento. Una galassia dove le guerre si combattevano ancora in trincea e i pianeti più remoti sembrano frontiere non civilizzate. Il film prima si presenta come un crime, poi diventa un war movie e, infine, si assesta sul western. Quest’ultimo permea l’intera pellicola con scene che omaggiano sia il cinema di Leone che quello di Ford.
Queste atmosfere vogliono, però, nascondere una sceneggiatura che non è sempre esaltante e che in alcuni punti perde un po’ la via. Tuttavia, la storia raccontata è abbastanza avvincente e ci fa conoscere un Han Solo ancora giovane e inesperto, ma sempre spavaldo e testardo. Alcuni personaggi sono stati gestiti con maestria, altri vengono lasciati in secondo piano, come l’antagonista, Dryden Vos, di cui ci si dimentica molto facilmente. Ottime, invece, le interpretazioni. Tra tutti spicca il magnifico Lando Calrissian di Donald Glover, ma anche Alden Ehrenreich si dimostra un ottimo Han Solo, non riuscendo, però, a raggiungere l’indimenticabile Harrison Ford.
Un ritorno alle origini
Solo: A Star Wars Story è un miracolo tecnico. La scelta vincente è stata quella di volgere uno sguardo al passato e rispolverare i fedeli effetti speciali, sempre più abbandonati in favore dei più immediati effetti visivi. Questi ultimi non mancano di certo, ma è lodevole vedere una così alta quantità di oggetti di scena plastici. Rendono la pellicola estremamente pulita a livello visivo e aumentano di molto l’immedesimazione. Come se non bastasse, gli effetti visivi rasentano il fotorealismo, esaltando ancora di più gli elementi appena citati. Lavorano all’unisono con gli effetti speciali in modo estremamente fluido. Il tutto è sorretto dall’eccezionale regia di Ron Howard che si dimostra estremamente malleabile, riuscendo a destreggiarsi tra scene belliche, inseguimenti rocamboleschi e richiami al cinema western. Anche la fotografia contribuisce (forse più di ogni altro elemento) a costruire un’identità a Solo, lontana sia dalla saga originaria che da Rogue One. Le costanti tonalità calde e fredde, desaturate, prive di vitalità, creano atmosfere pesanti, quasi opprimenti che si giustappongono ai toni scanzonati della pellicola. La colonna sonora è un altro elemento che si allontana dalla saga, ma che le porge onore con qualche piccolo richiamo. Tecnicamente, Solo: A Star Wars Story è il punto più alto mai raggiunto da un film di Guerre Stellari.
Solo: A Star Wars Story
8Reviewer
Pro
La voglia di staccarsi dalla saga principale, pur rimanendogli fedele
La coinvolgente regia di Ron Howard
Il mescolarsi di atmosfere sempre diverse, ma mai discordanti tra loro
Le interpretazioni, in particolare quella di Donald Glover
La colonna sonora che china leggermente il capo a John Williams
La commistione praticamente invisibile tra effetti speciali ed effetti visivi
Contro
La sceneggiatura un po' carente
La mancata e superficiale caratterizzazione di alcuni personaggi
Conclusioni
Solo: A Star Wars Story è un fulmine a ciel sereno che nessuno si aspettava. Raramente una sceneggiatura pressoché banale riesce a nascondersi sotto le atmosfere di una pellicola senza essere scoperta e criticata, ma in questo caso ci è riuscita. Ciò che affascina è proprio questa visone alternativa di un universo che ormai conosciamo bene.
A molti potrebbe non piacere perché si distacca troppo dallo Star Wars che tutti conoscono, ma è proprio il suo allontanarsi la mossa che si è rivelata vincente. Riesce a tenere testa alla saga originaria grazie ad una peculiarità rara nel cinema hollywoodiano odierno. Una peculiarità che aveva tentato di raggiungere anche Rogue One, ma con risultati meno convincenti. La Forza di Solo: A Star Wars Story sta nella sua scelta di non mostrare eroi, prescelti o salvatori, ma raccontare una storia composta da persone disposte a tutto pur di sopravvivere. Persone comuni in situazioni scomode. Persone non alla ricerca della salvezza dell'universo, ma alla ricerca di se stessi, di una ricompensa materiale nell'immediato. Impazienti di poter vivere la loro vita, liberi da ogni preoccupazione.
In definitiva, Solo racconta della più comune delle cose.
L'umanità.
Tenace adoratore del mezzo cinematografico, cerco sempre un punto di vista fotografico in tutto ciò che mi circonda. Videogiochi, serie televisive, pellicole cinematografiche. Nulla sfugge al mio imparziale giudizio.