Il rapper torinese Blue Virus rinnova il sodalizio con Jack Sapienza e torna sulla scena con “Moebius”, il suo terzo album in studio. Ecco come abbiamo valutato questo ambizioso concept album.
“Una volta qualcuno mi disse: Il tempo è un cerchio piatto. Ogni cosa che abbiamo fatto o che faremo, la faremo ancora e ancora e ancora…“. In questo modo il detective Rust Cole, o se preferite Matthew Mcconaughey, spiega nella serie tv True Detective la futilità della ricerca di una “soluzione” ad un determinato problema. Il tempo è un cerchio piatto e tutto si ripete, come in un loop infinito in cui riviviamo successi e difficoltà senza mai comprenderli appieno.
Si potrebbe dire che parte da qui Moebius, il nuovo concept album di Blue Virus ispirato al fenomeno matematico del Nastro di Möbius. L’album si innalza sulle fondamenta gettate della teoria del nastro e finisce per citare – a volte anche involontariamente – concetti come l’Eterno ritorno di Nietzsche, il Super-io di Freud e, seppur in maniera più contenuta, il Principio di autoconsistenza di Novikov.
Blue Virus e il produttore Jack Sapienza, tornati a lavorare insieme dopo l’ottima parentesi Jø Diana, hanno parlato del nuovo disco dichiarando quanto segue:
“Questo è un concept album strutturato sull’esistenza di un tema micro e uno macro. Nell’album raccontiamo il tema “micro”, focalizzato sulle storie di un romanziere trentenne e un ventenne con disturbi mentali, mentre il tema “macro” è incluso nel concetto del Super-io di Freud. Ci siamo complicati la vita ma sentiamo di aver fatto un ottimo lavoro. Non volevamo che questo fosse un passo indietro rispetto a Fosse per Lei.“
Moebius è così tanto singolare da non presentare collaborazioni, una scelta coerente in quanto si sarebbe rischiato di depersonalizzare il disco. In tutto sono presenti 17 tracce, 14 se si escludono l’introduzione e i due intermezzi. Nella sua arroganza (o ambizione) l’album si prende l’onore e l’onere di trattare temi importanti, a volte controversi, senza ricorrere a scorciatoie di alcun tipo. Andiamo quindi ad analizzare traccia per traccia la storia raccontata da Blue Virus e Jack Sapienza.
Non Ti Odio Veramente (3:16). La prima traccia dell’album inizia dopo un prologo di circa 40 secondi. Non Ti Odio Veramente ci mette nei panni di un romanziere di trent’anni terrorizzato dal possibile tradimento della moglie, passaggio più volte sottolineato da Blue Virus: “C’è chi si presenta e stringe la mano/ vorresti stringere altro/ il mio terrore è che forse tu l’abbia fatto“. Le paranoie del protagonista vengono trasmesse all’ascoltatore tramite un messaggio vocale, in cui la donna dichiara di voler passare “una serata fuori con le amiche”. Il pezzo funziona e lascia una nota d’ambiguità, non confermando né smentendo i dubbi dello scrittore.
Parco Giochi (3:07). Il secondo pezzo continua gradualmente la discesa nell’abisso, mostrando come i dubbi del romanziere comincino a trasformarsi in una sorta di attaccamento morboso. Lo storytelling continua con grande efficacia focalizzandosi su emozioni come la depressione e la gelosia, ma come se posizionasse tutti i pesi su un solo piatto della bilancia, Blue Virus rinuncia inconsciamente alla cura della parte musicale e finisce per creare una traccia fin troppo simile ad un’estensione della prima. Il ritornello, decisamente simile a quello del primo pezzo, non aiuta a distinguere delle canzoni che pur trattando parti diverse della storia dovevano mostrare delle differenze sonore. Promossa comunque la base di Jack Sapienza.
Galassia (3:04). Sulla chitarra di Edoardo Massaglia, il rapper prosegue il suo racconto tornando a calcare su temi come la paura del cambiamento e la gelosia. Blue definisce il protagonista come spaventato da quello non conosce, tanto da chiedere alla moglie di aiutarlo ad “arredare la sua zona di comfort”. La privazione di ciò che ama scatena la parte folle dell’autore, che pronuncia frasi come “Chi ti tocca lo uso come parcheggio“. L’aggressività, così tanto pronunciata in Hiatus e Fosse Per Lei, rimane fin qui nascosta, quasi abbozzata come se aspettasse il momento giusto per saltare fuori.
Lieto Fine (3:29). I bpm si alzano con Lieto Fine, la quarta traccia effettiva dell’album. “Non so fidarmi di te” e “Perdo il controllo e pure la regione” sono le frasi che rimangono più impresse, in un pezzo in cui la parte più oscura racchiusa nell’animo del personaggio principale inizia a uscire allo scoperto. Il titolo della canzone, volutamente ingannevole, è quasi un ossimoro se si considera che una delle frasi più ricalcate all’interno del brano è proprio “Se continui un lieto fine non c’è“. Funziona decisamente bene l’escalation ideata dal duo.
La Retta Via (2:51). La quinta canzone dell’album aggiunge al mix la depressione dell’artista, un’altra delle emozioni che dovrebbero portare alla sempre più certa esplosione di violenza. Ne “La Retta Via” però si intravede anche qualcosa di esterno, come una confessione dello stesso Blue Virus. Frasi come “Scrivo ma non faccio testo” e “Gli amici sono foto sbiadite che ho nel cassetto” suonano come incredibilmente personali, quasi come se vi ci fosse intrisa una certa autoreferenzialità. Dal punto di vista musicale questa è la traccia che suonerà più familiare agli ascoltatori, una delle tante canzoni dell’artista che sembra parlino direttamente al cuore dei fan.
StarTac (2:42). Il titolo si riferisce al Motorola StarTac, un vecchio telefono prodotto verso la fine degli anni 90. In StarTac il punto focale sembra essere la bipolarità, una sorta di confusione del protagonista che lascia fuoriuscire, a tratti, la sua parte peggiore, per poi tornare al suo Io più ragionevole e cauto. Nonostante si tratti di una base musicale abbastanza semplice, questa sesta traccia segna una delle produzioni più interessanti di Sapienza.
Breve Viaggio (2:31). La prima metà dell’album si conclude con l’omicidio, ricorrente negli album di Blue Virus. Il tradimento della moglie viene confermato – per lo meno dal protagonista – e il caos sfocia nell’uccisione della donna, brutalmente assassinata con un coltello da cucina. Il romanziere conclude il suo capitolo dicendo: “Una ringhiera al quinto piano diventa il mio trampolino […] Faccio un salto e ti raggiungo“, confermando quindi la sua intenzione di suicidio. Breve Viaggio è un pezzo nudo e crudo, con uno stile che ricorda quello di Eminem ai tempi di MMLP.
Stasimo (0:33). Il primo intermezzo dell’album prende il nome da un canto originario delle tragedie greche, una sorta di pausa utile ad analizzare la situazione.
Al mio tre (2:08). La seconda parte dell’album si apre con una delle tracce più brevi, “Al mio tre”. Il romanziere della prima parte sembra svegliarsi nei panni di qualcun altro, un uomo che verrà rivelato da Blue Virus essere “Un ragazzo di vent’anni con problemi mentali”. Il ragazzo torna a casa e, ancora confuso, inizia a organizzare un crimine con una sua coetanea. Più che una canzone Al mio tre è un preludio, una maniera interessante di aprire questa seconda parte del progetto.
HIV (2:24). La nona traccia effettiva segna il rovescio della medaglia, la completa accettazione di quello che si è diventati. Il “nuovo” protagonista, nato dal fallimento del suicidio dello scrittore, rispolvera tutte le parti peggiori del cervello umano e canta: “Ucciderei quelli per cui hai sofferto” e “Posti un fucile io metto mi piace“, riferendosi alla coetanea di cui sembrerebbe essersi innamorato durante la traccia precedente. Dal punto di vista musicale HIV non presenta grandi spunti di originalità, sebbene possa essere considerato uno dei pochi pezzi “a sé stanti” dell’album.
Mood (3:09). Mood scava nel rapporto tra i due ragazzi, analizzando in maniera approfondita la psiche di quello che Freud descriverebbe come l’Es del primo personaggio, ovvero quella sfera della personalità in cui non vi è spazio per logica e giudizi di valore. Il concetto di micro illustrato dal cantante nell’intervista (citato in cima all’articolo) diventa quindi finalmente chiaro. Come fosse il suo alter ego, il secondo protagonista è l’Es della persona, mentre il primo è il suo Io, due concetti esposti a lungo dallo stesso Freud nella sua teoria dell’esistenza del Super-io. Tutta questa filosofia però non deve spaventare perché Mood è un pezzo oltremodo semplice e diretto, tanto violento quanto piacevole.
Bugiarda (3:12). Dopo un secondo intermezzo intitolato “Ancora cinque minuti” arriva il turno di Bugiarda, la traccia numero undici. Il pezzo sembra ricollegarsi all’inizio dell’album, con il protagonista che sviluppa un attaccamento morboso anche nei confronti della seconda ragazza. Bugiarda è un inno d’amore in pure stile Blue Virus. Un inno rozzo, sporco, a tratti volgare ma indubbiamente apprezzabile poiché nel pieno stile dell’artista. Meno efficace la produzione di Jack Sapienza.
Cyborg (2:38). Cyborg è un pezzo dal sentore “invernale”, una traccia che rievoca ricordi e sa di nostalgia. La canzone non è eccezionale ma presenta quello che è probabilmente il ritornello più riuscito del CD.
Unodue (2:44). Il beat di Unodue fa in modo che l’attenzione dell’ascoltatore si concentri totalmente sul testo. Nel penultimo brano del disco i due ragazzi si organizzano per compiere la strage, che viene confermata essere una sparatoria in una scuola. Unodue apre ad Esodo, il gran finale del concept album.
Esodo (2:53). Il finale è il punto più alto di tutto Moebius. Il ragazzo si trova davanti al portone della ragazza, ma per qualche ragione il suo Io riprende il controllo e riacquista le sembianze dello scrittore. Nel pezzo viene rivelato che la ragazza in questione non è altro che la sorella della prima donna, quella uccisa dallo stesso autore nella prima metà dell’album. Il finale resta aperto, con la ragazza che sospira non riuscendo a riconoscere l’uomo che ha davanti.
Giudizio Finale: Moebius è un lavoro oltremodo curioso. Una grande occasione, a tratti sprecata, ma comunque ambiziosa nel suo voler racchiudere in una storia concetti matematico-filosofici come il Nastro di Möbius e il Super-io di Freud. Nel Moebius Podcast Jack Sapienza ha parlato di loop temporali, di sovrapposizioni e di ispirazioni di stampo Lynchiano, queste vocazioni vengono tuttavia traslate solo a metà, in quanto la maggior parte della storia sembra piuttosto essere figlia di opere nate dalla penna dei vari David Fincher/Christopher Nolan. Sotto il profilo musicale Moebius rimane un grande passo in avanti, un album ragionato che mostra cosa è possibile raggiungere con determinazione e sacrificio, e sebbene non abbracci completamente la sua ambiziosa indole filosofica, rimane sicuramente uno dei progetti più interessanti di questo 2019.
Voto Finale: