Intervista

Intervista a Claudia de Candia: il suo amore per la musica sin dalla nascita

Il panorama musicale italiano è sempre più ricco di artisti, musicisti e cantanti che cercano di farsi spazio e, nel loro piccolo, riescono ad emergere. Un caso ben evidente è quello di Claudia de Candia, nata a Molfetta il 28 maggio 1991, la quale nell’intervista ha parlato della sua passione per la musica e per il canto, raccontandoci anche il suo percorso in continua crescita. Un amore nato per mano del padre e coltivato sin da subito con tanta voglia e perseveranza. In arte Cloud, la giovane artista ha condiviso anche i suoi progetti futuri.

Claudia de Candia e la musica: da passione a stile di vita

Quando e come è nata la passione per la musica?

La mia passione per la musica è nata assieme a me. Cantare è stato sempre qualcosa di naturale e inspiegabilmente incontrollabile, come un riflesso incondizionato, sin dall’infanzia. E questo è dovuto anche al fatto che sono cresciuta in una casa letteralmente impregnata di musica. Mio padre è stato musicista e cantautore per tanta parte della sua giovinezza e quando sono nata io ancora suonava con la sua band. Lo step successivo è stato poi cominciare a prendere lezioni di pianoforte. Mi sono avvicinata alla chitarra da autodidatta quando ho sentito forte l’esigenza di scrivere canzoni mie. È cominciato durante l’adolescenza un processo che mi ha iniziato alla scrittura e alla ricerca della mia voce; tuttora sto cercando di affinarlo attraverso una identità da definire e ridefinire che porta il nome di Cloud.

Quali sono i generi che ascolta di più? Ci sono cantanti e musicisti che considera punti di riferimento?

Mi piace definirmi una ascoltatrice e fruitrice onnivora. Non mi pongo limiti e cerco sempre di scavare tra le novità: che siano provenienti dalla scena musicale italiana o internazionale, non importa. Al contempo amo andare a ritroso e andare alla ricerca di voci, sonorità più vintage; è lì che spesso si nascondono le influenze più significative per me. Sono maggiormente attratta da chi cerca di fare uso sapiente della sperimentazione. Mi piace la commistione e la contaminazione tra generi, e questo mi porta ad avere artisti tra i più disparati tra i miei punti di riferimento: penso a Bjork, Janis Joplin e Jeff Buckley per la loro potente capacità evocativa. Sono però anche affezionata al cantautorato italiano. Nei miei ascolti del cuore ci sono Lucio Battisti, Lucio Dalla su tutti. Tra le artiste che ho scoperto più recentemente e amato al primo ascolto ci sono le inglesi Celeste e Lianne La Havas, come anche le italiane Levante e Margherita Vicario. In definitiva mi piace spaziare e variare gli ascolti, credo sia la chiave per portare la nuova linfa alla propria musica e non fossilizzarsi in forme ed etichette limitanti.

Claudia de Candia: l’episodio più importante legato al mondo musicale

Se le chiedessi di parlarmi di un solo episodio significativo nella sua carriera da artista, quale mi descriverebbe? E perché?

Sicuramente posso identificarlo nella partecipazione alla finale di Voci per la Libertà, il concorso nazionale indetto ogni anno da Amnesty International Italia e che porta sul palco inediti che hanno come tema centrale la difesa dei diritti umani. Nel 2016 ho partecipato a questo festival con la mia canzone Cruel farewell, selezionata poi nel corso della finale e con la quale ho vinto il Premio della Giuria Popolare. La canzone tratta la questione dei migranti, della loro traversata del Mediterraneo, tra paure e speranze di approdare su una terra più sicura per provare a costruire un nuovo percorso di vita. Sono molto legata a questa esperienza perché mi ha arricchito notevolmente dal punto di vista umano ed emotivo. Si tratta di una realtà in costante espansione e che sempre più si fa cassa di risonanza per tanti cantautori/cantautrici e band emergenti che coniugano la loro passione per la musica all’essere sensibili verso tematiche legate ai diritti universali dell’uomo.

Recentemente insieme a più di trenta partecipanti alle passate edizioni del festival ho contribuito con la mia voce alla rivisitazione della canzone di Ivano Fossati Pane e coraggio, un regalo creato ad hoc per una importante occasione, quella del compleanno di Amnesty International che ricorre il 28 maggio. Questo ha rafforzato e rinnovato il legame che ormai da quattro anni mi unisce all’associazione Voci per la Libertà e ad Amnesty International.

La sua vita e i suoi progetti

Com’è la sua vita fuori dall’ambito musicale?

Parallelamente alla passione per la musica coltivo quella per le lingue e le culture straniere. A breve mi laureerò in Lingue Straniere, un percorso che mi ha permesso di entrare nel vivo della mia passione per la scrittura di canzoni in altre lingue come l’inglese, lingua con la quale ho avuto il primo approccio al songwriting. Mi piace anche cimentarmi nella scrittura di poesie, che però puntualmente finisco per mettere in musica. Anche per questo mi sono ritrovata quasi per caso a musicare Perché t’amo, una delle poesie a cui più tengo di una delle mie poetesse preferite in assoluto, Alda Merini, donna che andrebbe ricordata per la sua straordinaria luce poetica, tanto misteriosa quanto affascinante, radiosa e irresistibile.

Quali sono i suoi progetti a breve e lungo termine?

A breve tornerò in studio per registrare le canzoni che ho scritto nel corso di questi ultimi mesi, in questo il lockdown mi ha dato una grossa mano. Spero di mettere su un progetto organico e omogeneo che mi permetta di mettere a frutto il risultato delle varie esperienze e influenze che ho maturato nel tempo. Il mio obiettivo è quello di lavorare a un progetto che mi rappresenti totalmente, che sia emblematico per le varie influenze a cui sento di dover pagare tributo. Mi piacerebbe includere anche delle collaborazioni. Il rapporto sinergico con altri musicisti in passato è stato importante per la mia crescita e l’arricchimento soprattutto sul piano umano; credo sia un tipo di approccio vincente e del quale la mia musica può beneficiare.

Voglia e bisogno di realizzarsi, il chiaro messaggio dell’artista pugliese

La sua vita gira intorno alla musica e all’arte. Scrivere testi da trasformare in canzoni è un bisogno che si unisce al desiderio di farlo. Il chiaro messaggio della cantante pugliese che traspare dall’intervista dovrebbe essere di esempio per tutti. Crescere continuando a seguire un sogno, con un percorso omogeneo, costante e di continua evoluzione emotiva, psicologica, mentale e musicale. Non manca, in tutto questo, la cultura, la voglia di studiare per diventare più preparata e sempre più vicina a realizzarsi. Ecco che la cantante, in arte Cloud, ci ha raccontato le sue esperienze più importanti, condividendo il suo sentimento per questo progetto che giorno dopo giorno porta avanti con un unico scopo, concretizzarlo.

 

Giovanni Spadavecchia

Laureato in Scienze Umanistiche con indirizzo in Lettere Moderne, grande appassionato di scrittura, in particolare di poesia. Oltre a scrivere articoli di diverso genere, si è dedicato alla pubblicazione di alcune raccolte contenenti le sue opere. Attualmente è iscritto alla Laurea Magistrale in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l'Università degli studi di Parma.

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