Recensione Album

Ghali, DNA: la RECENSIONE traccia per traccia

Ghali torna tre anni dopo il suo primo progetto registrato in studio e propone “DNA”, il disco che vuole bissare il clamoroso successo riscosso da “Album”

Ghali Amdouni, il rapper italiano classe 1993 responsabile per alcuni delle hit rap/trap più clamorose degli ultimi tre anni, è finalmente tornato a calcare la scena con DNA, il suo terzo album in studio nonché seconda raccolta di inediti. A soli 26 anni Ghali ha la responsabilità di soddisfare delle aspettative fissate in cielo, normale conseguenza dell’impressionante mole di traguardi tagliati con Album, un disco che conta più dischi di platino che tracce.

Ghali non ha rilasciato alcun tipo di dichiarazione su DNA, un disco che è rimasto avvolto nel mistero fino al giorno di debutto. Nelle quindici tracce che compongono l’album sono presenti quattro collaborazioni, tra cui spicca senza dubbio quella con tha Supreme. A completare l’opera Salmo, Mr. Eazi e Soolking, tre degli artisti più in forma degli ultimi cinque anni. Senza perderci in ulteriori chiacchiere, andiamo ad analizzare traccia per traccia l’ultimo lavoro del rapper milanese.

Giù x Terra (2:14). La prima traccia è anche una delle peggiori del disco. Giù x Terra è un brano dal sound elettronico molto distante dallo stile classico del rapper, strutturalmente debole e poco godibile all’ascolto. Il beat di Mace & Venerus è già di per se particolare, e non viene certo aiutato da un testo scialbo, pieno di denuncia spicciola (Nessuno è santo chiedi a WikiLeaks […] Non c’è evoluzione se siamo nati così) che culmina in un ritornello alquanto dimenticabile. Boogieman salva il primo terzo dell’album dopo la falsa partenza.

Boogieman (Feat. Salmo) (2:39). Su un beat urban in stile anni ’90 di Zef e Mace, Ghali canta Boogieman, il secondo estratto dell’album. A proposito del pezzo Ghali ha dichiarato: “Nel decennio dell’inestetismo, dove non essere cool è l’obiettivo, chiedere all’ “uomo nero” di non farmi fare cose stupide è la cosa meno cool che mi potesse venire in mente“. Ghali propone una strofa psichedelica, aggettivo che ben si addice anche al magnifico video ufficiale diretto da Giulio Rosati, ma la star del pezzo è senza dubbio Salmo. Il rapper conclude la sua strofa in maniera controversa, cantando: “Chiama il vecchio Salmo e digli che mi dispiace/ Sono diventato tutto ciò che ho sempre odiato/ E mi piace“, una frase che ha catturato l’attenzione dei media e che ha costretto l’artista a spiegarsi con delle Instagram stories: “Sono diventato tutto ciò che ho sempre odiato non riguarda la musica, non c’entra un cazzo il “sei diventato commerciale”. Io alludevo al benestare, alla vita che faccio ora, alla ricchezza, ai soldi. Voi dovete sapere che io fino ai 27 anni non c’avevo una lira, ero un poveraccio, e quando sei un poveraccio odi i ricchi. Però non è un odio reale, è più invidia. Noi odiamo i ricchi, perché? Perché vorremmo essere come loro“. Salmo rappa anche: “Giuro, una di queste sere/ Chiudo e smetto quando voglio” alludendo al suo sempre crescente disinteresse verso la musica rap. L’artista del resto non ha mai nascosto la sua passione per altre sfere artistiche come il cinema o la televisione, chissà quindi che Playlist non fosse davvero il suo ultimo album. Traccia nel complesso promossa.

DNA (3:20). La titletrack racconta la solitudine del rapper, costantemente perso in una spirale di dubbi e sfiducia. Ghali nella prima strofa scrive: “A volte cado così in basso che ho paura di me” e “Vorrei più tempo per me stesso anche se piangerò/ Dove sarei se non ci fosse mamma non lo so“, sottolineando ancora volta la sua gratitudine verso l’unica parte della sua famiglia che non l’ha abbandonato. DNA è un pezzo conscious, la storia di una rivincita che porta con se una nota d’amarezza, e allo stesso tempo un pezzo che sottolinea un’incredibile necessità di empatia. Abbastanza interessante la base di Canova, già produttore di alcune hit del calibro di Vip in Trip, Tranne Te e Pronti, partenza, via!. Il pezzo nel complesso fatica a risultare godibile per l’ascoltatore, troppo distante da questi temi per empatizzare con il rapper.

Good Times (2:43). Good Times è un ottimo brano, costruito su misura con il completo da hit. Si sente la nota estiva di Merk&Kremont, due dei dj italiani più famosi al mondo, mentre il testo semplice e pieno di inglesismi rende il pezzo molto simile a Happy Days. Good Times è soprattutto un inno alle “Good vibes”, che dà facilmente dipendenza all’ascoltatore. Sarà senza dubbio uno dei pezzi più ascoltati dell’album proprio per la sua capacità di arrivare alla grande massa.

Jennifer (feat. Soolking) (2:42). Sulla linea orientale semi-reggaeton costruita da MB entra in scena Soolking, rapper algerino famoso soprattutto per la hit del 2019 Zemer. Jennifer è un bell’esercizio di stile in cui Ghali ha finalmente l’occasione di sfoggiare il suo flow senza pretese. Brano interessante, che impallidisce però se messo in confronto alle recenti collaborazioni internazionali del rapper milanese.

22:22 (3:00). Sulla produzione estremamente curata dei Mamakass, Ghali racconta spezzoni di una storia d’amore intervallati dall’uso di sostanze psicotrope. Il rapper scrive: “Lascia stare, chissà se riusciremo mai a dialogare” e “Tu sai bene non sopporto la distanza“, descrivendo tutti i limiti della sua relazione. Nel corso del brano Ghali racconta poi la necessità di un momento di calma, rappresentata anche dall’utilizzo della marijuana, a cui è dedicato il ritornello. Brano difficile da giudicare oggettivamente, ma per lo meno interessante dal punto di vista del testo.

Fast Food (2:40). Il Fast Food rappresenta il punto d’inizio per Ghali, il luogo in cui è simbolicamente cresciuto. Il rapper vede il cibo in maniera pseudo-allegorica, scrivendo inizialmente che molti falsi amici “lo scambierebbero per una cena” e spiegando poi che il suo stesso successo l’ha portato dal “servirsi al fast food” all’ordinare “senza guardare i prezzi sul menù“. Ghali non sente di dover niente a nessuno e vede il suo successo come la ricompensa di tutti i suoi sacrifici. Traccia discreta, bene il beat di Sick Luke.

Marymango (feat. tha Supreme) (3:25). Inutile cercare profondità nel testo di Marymango, traccia che Ghali e tha Supreme dedicano ad uno dei loro hobby preferiti. Tha Supreme, nel momento migliore della sua carriera, riesce praticamente in ogni cosa che fa e mette la firma sull’ennesima hit. Assolutamente meritevole la sua strofa. Bene anche Ghali, forse troppo pretenzioso nella sua strofa visto il tema della traccia, ma comunque efficace. Pezzo molto godibile, bene anche la produzione.

Flashback (3:37). La traccia numero nove è Flashback, il primo singolo estratto da DNA. Il ritornello richiama il rapporto del rapper con Dio e con i suoi amici: “Possiamo stare best friend ma ho due richieste/ Proteggi queste bestie in corsa campestre”; Ghali ricorda chi gli è stato vicino nei tempi bui e chiede a Dio di proteggerlo, cercando di ripagare il favore. Nella prima strofa il tema viene parzialmente ritrattato, ed il rapper non perde l’occasione per parlare del suo rapporto con i genitori: “Mio padre non c’è, se n’è andato via/ Ha pensato a se, non è colpa mia/ Mia madre con me nella guerrilla“. Il fatto di essere stato abbandonato dal padre è un tema ricorrente, ragione in più per esprimere gratitudine verso la madre, unica persona ad essergli sempre stata accanto. Già anni fa con Ninna Nanna Ghali dichiarò di aver dormito con lei fino a 23 anni, e di essere finalmente pronto a ripagarla per tutti i suoi sforzi. Dal punto di vista musicale Flashback presenta un’ottima produzione del celebre Bijan Amir. Traccia profondamente rap, promossa a pieni voti.

Combo (feat. Mr Eazi) (2:56). Ghali sperimenta per la prima volta con Combo, pezzo scritto insieme al cantante nigeriano Mr. Eazi. Impressionante lo spazio che il rapper lasci alle collaborazioni straniere, sempre incomprensibili nel testo (per lo meno per l’ascoltatore medio) ma per lo meno efficaci dal punto di vista musicale. Mr Eazi produce, cura una strofa e canta il ritornello con Ghali, quasi facendo suo il pezzo. Traccia particolare, difficile da giudicare poiché troppo soggetta ai gusti personali.

Extasy (2:42). Extasy ha un suono che ricorda molta la musica anni ’90. Il titolo riassume perfettamente il contenuto del brano, non particolarmente originale ma comunque interessante. Arrivati alla traccia numero undici inizia a delinearsi il tema generale dell’album, che si rivela quindi molto meno “giocoso” del precedente Album. Extasy è un pezzo da live, sicuramente più godibile in pubblico che nell’intimità delle proprie cuffiette.

Barcellona (2:56). Barcellona è una traccia dedicata ad una ragazza. Ghali canta: “Finiti in frullatore, dopo tutto ‘sto grande amore/ Vorrei guadagnarci almeno una canzone“, due barre che illustrano chiaramente la ragione per cui il pezzo esiste. La traccia numero 12 è una lettera aperta, semplice da comprendere ma in cui è difficile ritrovarsi. Dal punto di vista musicale la parte che funziona meglio è sicuramente il ritornello.

Cuore a Destra (3:02). Ghali torna alle origini con uno dei pezzi meglio riusciti dell’album, Cuore a Destra. Complice la produzione di Canova, la traccia rappresenta uno dei rari brani dal sound commerciale di DNA. Il bridge è senza dubbio il punto più alto del pezzo.

Scooby (2:10). Scooby è la traccia più breve dell’album, prodotta da Sick Luke e ispirata al rap italiano vecchia scuola. Il ritornello riprende parzialmente la seconda strofa di Turbococco, mentre la parte rappata del brano si chiude con un provocatorio “Scooby-dooby-dooby“. Il problema di Scooby è rappresentato da due fattori: da una parte il testo appare vuoto, scialbo e poco interessante, mentre dall’altro la base non fa assolutamente nulla per elevare la qualità del pezzo. Approfondiremo queste critiche nel giudizio finale.

Fallito (3:12). A chiudere l’album ci pensa fallito, opinabilmente la migliore traccia dell’album con Good Times. Ghali non perde l’occasione per stuzzicare i membri della Troupe D’Elite, uno dei suoi primi gruppi a suo dire “fomentato da nient’altro che odio”, mentre aggressivamente canta la gelosia di alcune persone vicine a lui. L’album avrebbe probabilmente giovato di un maggior numero di tracce simili.

Giudizio Finale: Il problema principale di DNA è da ritrovare in quella che sembrerebbe essere una forte mancanza d’identità. Alcune tracce dell’album contengono spunti di critica sociale, altre trattano temi importanti, altre ancora sembrano leggere e scanzonate. Poi l’album effettua delle virate casuali di 180 gradi, finendo per trattare temi completamente diversi e passando dalla trap al rap puro e dal reggeaton al rap commerciale. Il processo di selezione per i 15 brani presenti in DNA sembra essere stato effettuato scrivendone 50, e poi pescando da un contenitore il numero di pezzi necessari utili a completare la raccolta. L’album contiene, a conti fatti, almeno cinque o sei brani ben riusciti, ma è altrettanto vero che di conseguenza ne sono presenti nove oltremodo dimenticabili. La sostanziale differenza da Album non farà felici gli ascoltatori più giovani, che si troveranno di fronte ad alcuni pezzi mirati ad un target più adulto, e conseguentemente non riuscirà a fare gola nemmeno ai veterani, visto che i temi trattati sono spesso permeati da cliché sentiti e risentiti. DNA non sarà un flop di vendite ma non raggiungerà nemmeno gli impressionanti numeri del primo progetto di Ghali. Un album mediocre, a tratti interessante, ma comunque troppo debole se si considera l’incredibile personalità del suo autore.

Voto Finale:

Alessandro Digioia

26, studente universitario presso il Campus Luigi Einaudi di Torino. Scrivo occasionalmente di sport, cinema, videogiochi, musica e attualità.

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Alessandro Digioia

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