Musica

“Sinceramente Mostro” la recensione del disco

Ad un anno di distanza da “The Illest Vol.2”, Giorgio Ferrario (classe 92′), in arte “Mostro” ha appena pubblicato il settimo disco della sua carriera. Stiamo parlando di “Sinceramente Mostro”, un disco con cui l’artista è alla ricerca definitiva della sua maturità artistica. Con questo nuovo lavoro sarà finalmente riuscito a centrare l’obiettivo?

Nuove sonorità

L’album, composto da dodici tracce (di cui uno skit) è stato completamente curato dal duo di produttori “Yoshimitsu” e “Manusso”, e presenta nel suo complesso, diverse sonorità. Non ci sono però influenze trap, e in alcune tracce, come “Britney nel 2007” possiamo anche ascoltare un “Mostro” in versione pop rock, una delle migliori facce di un disco che svolge il suo compitino in maniera decorosa, mette in mostra grandi potenzialità, ma poi, sul più bello si perde su se stesso. Da segnalare la scelta di non puntare sulle collaborazioni: quella con Gemitaiz nella traccia “Britney nel 2007” è l’unico feat del disco. “Sinceramente Mostro”, la recensione del disco.

“Sinceramente Mostro”, la recensione traccia per traccia

01. Nuova luce (3:03): Il disco si apre con “Nuova luce”, un pezzo che ci fa subito capire quali sono le intenzioni del suo nuovo lavoro. In particolare grazie alla strofa “nuovo disco, nuove rime, nuovo flow”. Ed è questo il messaggio che si ripete per tre minuti pieni. Per essere una “presentazione” del disco, “Nuova luce” è una traccia passabile, d’altronde il meglio dovrebbe essere altrove.

02. Britney nel 2007 (2:36): “Britney nel 2007” vanta la presenza di un mostro sacro del rap italiano come “Gemitaiz”. Il brano – dalle sonorità pop rock – è il simbolo della rinascita di Giorgio Ferrario, che si paragona a Britney Spears, in particolare nel suo buio periodo del 2007. In balia di droghe e alcol, la cantante americana decise di rasarsi a zero in preda a un attacco di follia. “Mostro” si immedesima in Britney grazie alla strofa “odio i fan e la fama, bevo tutta la notte, tengo la morte lontana poi ho perso me stesso mentre tornavo a casa”, proprio come la cantante americana tredici anni fa. A rincarare la dose è poi la voce di Gemitaiz: “mi sentivo come Britney nel 2007, mi sono rasato e ho mandato a fanculo la gente”. Questo pezzo è una vera e propria gemma.

03. Più ci provo più sbaglio (2:38): In questo caso il titolo riesce a spiegare il senso del brano: “Mostro” prova a raccontare come nonostante ci avesse provato con insistenza, non è riuscito ad apprezzare il genere umano. Lo mette palesemente in evidenza con la rima ” taglio tutti i miei contatti dei forti colpi di mortaio (…) credevo nell’umanità e si è rivelata un merdaio”. Ma non c’è solo l’odio per il genere umano, perchè l’autore tende anche a contraddirsi da solo, spiegando che nonostante i suoi tentativi, non è mai riuscito a “diventare normale”: “ho provato a fare un disco che fosse diverso, io ho sperato che ne capissero il senso (…) il risultato è che ora odio me stesso”. Una traccia dal significato davvero interessante.

04. Tu non mi conosci (2:39): In questo brano “Mostro” mette insieme autocelebrazione e critiche a chi prova a giudicarlo senza conoscerlo, un po’ come accade a tutti noi.  Con la strofa “Tu mi chiedi solo se il vecchio me ritorna, cosa vuoi che ti risponda se non fammi una pompa?” infatti, lancia una frecciatina a tutti quelli che lo hanno criticato per il precedente album (The Illest Vol.2), accusandolo di aver perso lo smalto di un tempo. C’è però anche spazio all’autocelebrazione: “il diavolo cambia forma, a volte rappa d’amor oppure scrive questa bomba”. Il diavolo ovviamente è “Mostro” stesso. Uno dei testi migliori di tutto il disco.

05. Un po’ depresso (3.14): Se “Tu non mi conosci” è uno dei testi migliori del disco, “Un po’ depresso” è il migliore. In questo brano si parla, in maniera ironica di un argomento molto importante, ovvero la depressione. C’è spazio per le fan invadenti, gli amici che non riescono a cogliere il suo malumore e un disco (in questo caso il suo) da terminare; ma l’argomento principale è l’odio verso il mondo: “sono uscito e ora dovrò affrontare il mio peggior nemico, il mondo”. Perchè in fondo, siamo tutti un po’ depressi.

06. Nostradamus (2:30): Dalla traccia numero sei, inizia l’involuzione del disco. “Nostradamus” è infatti un pezzo principalmente autocelebrativo, che mette in mostra un flow tecnicamente magistrale, complice un extrabeat pazzesco, ma con pochi contenuti. Una traccia stilistica, un vero e proprio “esercizio di stile” di cui non se ne sentiva la necessità, come direbbe Jake La Furia.

07. Grazie per la vostra attenzione (0:51): Una furbata, nient’altro di più. Grazie per la vostra attenzione non è una canzone, ma solamente un semplice skit, una trovata per far numero. E che ci lascia con un dubbio: e se l’intero disco fosse stato scritto e consegnato in maniera un po’ frettolosa?

08. Memorie di uno sconfitto pt.2 (3:10): L’asticella torna ad alzarsi – per l’ultima volta prima di arrivare alla fine – grazie a un bravo che riprende un vecchio testo. Stiamo parlando infatti di “Memorie di uno sconfitto pt.2”, il seguito della prima parte, contenuta nel disco “La nave fantasma”. In questo brano troviamo un “Mostro” molto più riflessivo rispetto alle tracce precedenti; si parte dalla sua infanza, fino ad arrivare alle sue ultime fatiche, lasciandoci con una riflessione davvero profonda: “chi dobbiamo essere per essere felici?”. L’ultima perla del disco.

09. Biatch (3:13): Da qui, inizia la vera e propria discesa. La canzone si apre con uno skit: “Sono le cinque di mattina e sono ancora in studio, tutti noi vorremmo andare a casa, ma ho dovuto scrivere questa cosa”. Inizia così un brano che si rivelerà essere l’opposto de “La città”. Se infatti nel singolo pubblicato un mese fa “Mostro” dipingeva alla perfezione una storia d’amore, in “Biatch” fa letteralmente l’opposto. Prende l’amore e prova a farlo a pezzi, disintegrandolo. Il problema è che, vuoi per la musicalità forse non azzeccata, o per il testo, non ci riesce. C’è qualche spunto interessante, come la strofa “l’amore è una gara al primo che viene distrutto”, ma nel complesso la traccia non riesce ad incidere come dovrebbe.

10. Le belle persone (3:12): Nella decima traccia del disco “Mostro” si dipinge come un bad-boy, gridando che “tutto quello che ho fatto giuro lo rifarei”, sicuramente rivolgendosi a cose e fatti di cui molti suoi fan non sono neanche a conosceza. C’è anche spazio per qualche frecciatina: “la tua carriera si regge su Tik Tok? Veramente?”(…) “a giudicare sono sempre loro (…) essere me stesso è una scelta che ho pagato a caro prezzo”. Una traccia quasi enigmistica, difficile da comprendere a primo ascolto, che parte a razzo, ma che si perde con la medesima velocità.

11. La città (3:22): Considerare come parte del disco una canzone uscita con un mese di anticipo è qualcosa di difficile. Non per questo però, “La città” va sottovalutato: stiamo parlando din un pezzo straordinario, con una musicalità leggera, lontana dall’hardcore rap e il pop rock, due generi che caratterizzano quasi tutti i lavori di “Mostro”. Quasi appunto, perchè questa traccia è un inno all’amore della sua (e della nostra) vita, un testo in cui chi scrive, si immagina un mondo ideale in cui custodire la sua anima gemella, che invece si è persa altrove: “ci siamo persi, non siamo diversi da quelli là fuori”. Un capolavoro, anche se l’averla già sentita svariate volte toglie l’effetto sorpresa. L’ultima “impennata” del disco.

12. Fuck life (3:07): “Non ho più molto da dire, ho reppato tutto quello che volevo dire”. Si chiude così “Sinceramente Mostro”, anche se in realtà, “Fuck life” non lascia dietro di se proprio nulla, se non lo skit iniziale. Un testo piatto, rime semplici e banali, stupore per il settimo album appena inciso. Purtroppo questa traccia aumenta i dubbi che “Grazie per la vostra attenzione” hanno fatto emergere: forse questo disco, è stato scritto un po’ frettolosamente. E di Fuck life potevamo anche farne a meno.

Giudizio finale

Nel complesso, “Sinceramente Mostro” non è un brutto lavoro. Ci sono alcune tracce davvero belle, altre un po’ meno, il problema semmai, è quello che questo disco “non è”. Le potenzialità infatti, è impossibile non notarle: al netto di alcuni errori in meno, ora ci saremmo ritrovati tra le mani un vero e prorio capolavoro. La sensazione principale che si può avere durante l’ascolto è che forse, questo disco sia stato scritto in maniera un po’ frettolosa, e alcuni elementi non fanno altro che avallare questa tesi. Ci sono spunti interessanti, ma che purtroppo rimangono solo quello, senza venir lavorati a dovere. “Chi dobbiamo essere per essere felici” è una riflessione magnifica, ma che purtroppo non viene lavorata a dovere. A fine disco infatti, la prima sensazione che si ha, è quella di non ricordate tracce cosi belle da volerle subito riascoltare: di fronte ad alcuni lavori infatti, dopo un primo ascolto si hanno già quei tre o quattro titoli da andare subito a riascoltare; non è il caso di “Sinceramente Mostro”, che rimane però un buon lavoro.

Fonte immagine: https://honiro.bigcartel.com

Matteo Paniccia

Nato ad Alatri il 23/03/1997, attualmente collabora per numerose testate giornalistiche sportive. Raccontare di calcio però, non è il suo unico hobby (fortunatamente). C'è spazio anche per i libri, la musica e i videogiochi.

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