The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains, tutto quello che c’è da sapere sulla mostra dell’anno
La famosa mostra londinese che ripercorre i 50 anni dei Pink Floyd si sposta (momentaneamente) a Roma. Vi raccontiamo questo viaggio psichedelico con gli occhi di una fan.
Fino ad ora, i fan italiani della grandissima band inglese, potevano assistere alla mostra solo dirigendosi nella sua città di origine, Londra. Dal 19 gennaio 2018 questo potente ed emozionante viaggio lungo 50 anni si è trasferito a Roma e ci rimarrà fino al 29 aprile 2018.
The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains, racconta la nascita della band negli anni ’60 ed arriva, con un’esperienza multisensoriale, al loro ultimo lavoro; The Endless River, uscito nel novembre 2014.
La mostra è strutturata in modo tale da farci vivere ogni istante della band in ordine cronologico raccontando il fortunato incontro di quei quattro ragazzi che studiavano insieme. È importante capire come le correnti artistiche e per lo più psichedeliche influenzassero le idee e la musica di Syd, Roger, Richard e Nick.
Si parte dunque da un albero genealogico che spiega la provenienza musicale di ogni componente della band e dal poster che annunciava la loro esibizione al club UFO di Londra nel 1967 che divenne poi storica.
Nel 1968 Syd Barrett, genio visionario e fondatore della band, abbandona i Pink Floyd a causa dei suoi problemi dovuti al consumo di LSD. Al suo posto arriva David Gilmour che non abbandonerà mai la band.
David infatti inizia a lavorare con loro all’album A Saucerful Of Secret (1968) che è anche l’unico disco contenente brani composti sia da David che da Syd.
La mostra racconta album dopo album, ogni scelta, ogni sensazione, ogni idea avuta dai Pink Floyd e per farlo, si serve di una guida audio per ogni visitatore, interviste originali, video musicali, oggetti della band, manoscritti e lettere o diari scritti dagli stessi musicisti.
Una delle stanze più mozzafiato è sicuramente quella che ripercorre la storia degli album Animals, The Wall e The Final Cut, infattiun’intera parete è dedicata solamente all’album più controverso e geniale dei Pink Floyd: The Wall.
Costumi di scena e scenografie originali, gonfiabili e testi con tanto di schizzi che ne spiegano il significato; il tutto è rigorosamente scritto a mano da Roger Waters che soffriva per la pressione della società sulla libertà degli individui. È una stanza da pelle d’oca.
I minuti passano velocemente e l’immersione nel mondo Pink Floyd è sia totale che molto soddisfacente. Non ci si accorge infatti di essere arrivati a The Division Bell (1994) ed a The Endless River (2014).
L’ultima emozionante stazione è dietro ad un telo nero e ricorda un piccolo cinema dove vengono proiettati il principio e la fine: il loro primo video, Arnold Lane (1967) e la loro ultima esibizione insieme al Live 8 con Comfortably Numb (2005).
La Pink Floyd Exhibition non è quindi una mostra ma un’esperienza.
“La musica dei Pink Floyd stimola le sinapsi e scombussola le emozioni, suggerisce risposte innocenti e poi solleva interrogativi nefasti, manipola gli stati d’animo e sfida i preconcetti.
Il terrore e la comprensione sono inseparabili, le superfici sonore si espandono in molteplici dimensioni, un sintetizzatore diventa un’astronave, le chitarre emettono suoni intergalattici, la batteria è battito cardiaco, il basso pulsazione”.