Si è spento a Roma, dove ha vissuto tutta la vita da giornalista dopo aver lasciato la sua Romagna. Aveva 96 anni.
Sergio Zavoli, Presidente Rai, parlamentare, intellettuale
Nato a Ravenna ma cresciuto a Rimini, Sergio Zavoli era amico fraterno di Federico Fellini, anche lui riminese. Il suo confidente dei sogni, anche negli anni romani, quando si telefonavano ogni mattina per raccontarsi e raccontare il mondo, ognuno attraverso la propria arte. Sergio Zavoli ha inventato da giovanissimo la Publiphono, che ha accompagnato (e speriamo continui ad accompagnare) le estati romagnole: informazione, intrattenimento, la missione di restituire cultura al popolo. Poi Roma, l’imponente carriera giornalistica – prima in radio e poi in televisione – che l’ha portato, nel 1980, a diventare Presidente della Rai. Suoi, perché immaginati e nutriti da lui, programmi come Nascita di una dittatura e La notte della Repubblica, ma anche i primi veri servizi sulla mafia siciliana. Un intellettuale d’altri tempi, un giornalista serio e sapiente, una delicatezza ed una lucidità fuori dal comune, fino all’ultimo. Aveva una visione lungimirante ed illuminata del mondo e dell’Italia.
La politica e la letteratura: un impegno continuo
Scrittore riconosciuto ed abile, nel 1987, dopo essersi dimesso dalla Presidenza della Rai (senza smettere mai di fare televisione) ha vinto il Premio Basilicata per il saggio Romanza, da molti ritenuto il suo Amarcord felliniano. Oltre alla saggistica, la politica: da sempre vicino al partito socialista, ha fatto politica attiva solo dal 2001, quando viene eletto al Senato con i Demoratici di Sinistra. Poi l’Ulivo ed infine il Partito Democratico, con cui ha concluso il suo ultimo mandato da senatore nel 2018, due anni fa. Già, perché nonostante i suoi 96 anni, la sensibilità e la capacità sono sempre rimaste le stesse. Una mente sopraffina, quieta ma brillante, che ha definito un modo nuovo di fare giornalismo, che fosse d’assalto o sportivo: precursore, inventore, cultore della parola. Si è spento questa mattina a Roma, ma ha chiesto di essere sepolto nella sua Rimini, al fianco dell’amico Federico Fellini.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella come sempre ha trovato le parole giuste per salutarlo:
« Il congedo di Zavoli – come lui stesso lo definiva – sarà occasione per ripensare la sua eredità, per ricordare l’originalità e la qualità dei suoi lavori più importanti, per trarre spunti e ispirazione dal suo stile, dalla sua etica professionale, dalla sua grande forza narrativa capace di andare in profondità e di cogliere l’umanità che sta dietro gli eventi e i protagonisti».
Sergio Zavoli ci mancherà: ed il modo migliore per non dimenticarlo sarà proprio nutrirsi del suo lavoro.