Serie TV

Britannia 1×03 – Recensione: Perplessità

Ecco il resoconto della terza puntata di Britannia, produzione originale Sky che continua a sorprendere, ma anche a destare parecchie perplessità.

Dopo la premiere della scorsa settimana composta da due episodi, la programmazione di Britannia si stabilizza ad un episodio a settimana (anche se alla fine della puntata viene ricordato che la serie va in onda tutti i lunedì su Sky Atlantic con un doppio episodio; staremo a vedere come si svilupperà in futuro la questione). Ecco il resoconto di Britannia 1×03, puntata che fa aumentare a dismisura gli interrogativi su dove voglia andare effettivamente a parare questa serie enigmatica, folle e “bipolare”.

Potrebbero essere presenti spoiler per chi non ha visto le puntate precedenti!

Britannia 1×03: misticismo e altri rimedi

La terza puntata di Britannia riparte con il volto di colui che aveva anche concluso l’episodio precedente, ovvero il generale romano Aulo Plauzio. Dopo essersi fatto volontariamente drogare dal druido Veran ed essere tornato dal suo “viaggio”, lo vediamo avvolto da un’aurea di compiacimento e sollievo. La puntata, ancora incentrata sulla caratterizzazione dei personaggi, ci porta ad approfondire le varie trame. Ritroviamo l’eccentrico Divis, misterioso e scanzonato druido-reietto intento a “giocare” con la mente di due soldati per entrare nell’accampamento romano, e Cait, ragazza intrepida, ma ferita ad una gamba, pronta a tutto pur di sopravvivere alle terre selvagge della Britannia. L’attenzione viene riposta, poi, verso il popolo dei Cantiaci, in possesso di importanti prigionieri. Il primo è uno dei soldati romani catturati nella puntata precedente, l’altra è la nipote della Regina Antedia, sovrana dei Regnenzi (completamente messi da parte durante l’intero sviluppo dell’episodio). Le asperità e i diverbi tra Re Pellenor e Kerra continuano a crescere, iniziando a farne intravedere i motivi. Dal lato dei romani la disputa tra Plauzio e la sua legione sta per raggiungere il culmine, dove anche il suo secondo, nonché migliore amico, Lucio inizia a dubitare del suo comando. Strade si incrociano, altre si separano. Ritrovamenti, salvataggi, illusioni, profezie, ma anche decapitazioni, torture, demoni. Tutto questo incornicia una puntata che incuriosisce e spinge a cercare risposte.

Scegliere la via

Anche dopo tre puntate, la serie sembra non aver ancora deciso quale strada seguire. Estremamente seria, ma anche estremamente sopra le righe. Si scinde in due parti significative in egual misura. Da un lato il filo narrativo di Divis e i druidi, più leggero e (se vogliamo) comico, spinto dai fumi degli stupefacenti e dalle loro superstizioni saziate dal misticismo; dall’altro i romani e le tribù, dove la serietà è d’obbligo e il tradimento dietro l’angolo, in attesa del momento giusto per calare la tagliente scure sul collo dei mal(de)capitati. Le scene che convincono maggiormente, però, sono quelle che riguardano il primo gruppo, contraddistinte da primi piani e filtri che aumentano la loro percezione distorta della realtà. Sicuramente, la miscela tra anni ’60 e Impero romano sembra essere vincente, ma staremo a vedere come sfrutteranno quest’ottima atmosfera silente con il continuo della stagione. Unica nota negativa va al comparto tecnico, che sembra essersi assopito dopo le due ottime puntate di apertura. Bisognerà attendere per riuscire ad avventurarsi con più facilità in questa fitta coltre di nebbia che è, al momento, Britannia. Per ora convince, ma con le giuste riserve.

Britannia 1×03 SPOILER

Per i curiosi ecco una sezione dedicata alle scene più avanzate della puntata. Dai Cantiaci, Re Pellenor scopre, torturando il romano catturato nella puntata precedente, che la figlia Kerra è andata a parlare con i romani per trovare un accordo. Lui, su tutte le furie, invoca il consiglio dei druidi, che sceglieranno cosa fare di Kerra. Lei già sa che le spetta lo stesso destino riservato alla madre a causa del suo sangue romano. L’altro figlio, Phelan, invece, giace con la nipote della sovrana dei Regnezi, prigioniera di guerra. Questa sostiene di essere la reincarnazione della dea della guerra, destinata ad avere un figlio da un valoroso guerriero dai capelli biondi. Dopo la separazione nella puntata precedente, Cait e Divis incrociano ancora una volta i loro cammini. Questa volta la ragazza obbliga il druido ad aiutarla a liberare il padre, rinchiuso nell’accampamento romano, il quale, a causa di una rissa con un soldato, viene privato della vista come monito per le future insubordinazioni. Visto che anche Divis è interessato ad introdursi in quel luogo, accetta. I due soldati romani che aveva “catturato” tornano molto utili, in quanto, grazie alla “magia”, riesce a stregarli e ad usarli come esca. All’interno, Cait libera il padre, mentre Divis si dilegua. La ragazza e il padre si allontanano. Quando questo chiede se la sorella di Cait è viva, questa gli risponde di sì, mentendogli. Durante un discorso sostenuto da Plauzio per placare le sommosse della legione, il druido si ferma a guardalo, seccato per qualche motivo a noi ancora ignoto, ma per poco. Abbiamo visto come Plauzio si sia risvegliato all’inizio della puntata con un’aria vispa e contenta. Sul finale scopriamo che, in qualche modo, è entrato in contatto con Lokka, un demone che Divis è desinato (secondo lui) a sconfiggere. Il reietto, quindi, era adirato perché aveva perso la sua occasione di uccidere un emissario di Lokka, che per lui risiede a Roma, o meglio, è Roma stessa. Quest’ultima parte è forse l’idea più interessante della serie. Il fatto di tramutare l’Impero in una sorta di demone millenario alla vista dei celti è tremendamente intrigante. Si potrebbero creare diversi sviluppi sul tema della diversità di orizzonti tra i due popoli, con i rispettivi confronti e riflessioni . Speriamo seguano questa via, anche se, ormai, è praticamente certo.

Mattia Pescitelli

Tenace adoratore del mezzo cinematografico, cerco sempre un punto di vista fotografico in tutto ciò che mi circonda. Videogiochi, serie televisive, pellicole cinematografiche. Nulla sfugge al mio imparziale giudizio.

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Mattia Pescitelli

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