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Chicago Fire 7×03: Recensione – Per il bene della 51

Per essere un terzo episodio di stagione, conseguente soprattutto a un evento particolarmente intenso ed emozionante, Chicago Fire ha portato in scena una storia che non soltanto abbraccia l’animo più autentico di questa serie ma si rivela anche sorprendente nella sua ordinaria linearità, con alcuni spunti di brillante umanità che sanno ancora provocare quei brividi che sono un po’ un marchio di fabbrica per Chicago Fire.

Un ritmo più pacato e sostanzialmente blando fa parte da sempre del modus operandi di Chicago Fire dopo un crossover o un episodio di punta della stagione, si tratta infatti di un sostanziale equilibrio che la serie trova nel suo percorso nell’alternare storie con maggiore carico adrenalinico con eventi più quotidiani che permettono all’anima essenzialmente “drama” dello show di proseguire e di intensificare i rapporti umani.

Ciò che questo terzo episodio di Chicago Fire ha realizzato però non è soltanto un semplice rispetto del “manuale” ma anche una chiara intenzione di far evolvere in maniera definita quella che può facilmente diventare una condizione di stallo nella trama e che Chicago Fire invece, con un’evidente esperienza di scrittura, riesce a caratterizzare a modo proprio arricchendola con sorprendenti storyline interne che sanno gestire perfettamente gli spazi e i tempi dedicati a un ensemble corale.

Non si potrà definire un episodio adrenalinico ed entusiasmante ma ciò che è certo è che Chicago Fire sa ancora trovare la bellezza nelle piccole cose e in poche parole che non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni.

Chicago Fire 7×03: Un nuovo tenente alla 51

Per quanto il braccio di ferro dalle tinte fortemente politiche e vendicative tra Jerry Gorsch e il comandante Boden non brilli certamente per originalità nelle dinamiche generali di Chicago Fire, questo particolare filone narrativo ha anche permesso al terzo episodio di ribadire, una volta per tutte, cosa significhi fare parte della caserma 51 e soprattutto quali distanze Wallace Boden sia disposto a percorrere pur di proteggere lo spirito della caserma dalle ingerenze esterne e dai giochi di potere.

Il pensionamento del tenente addetto al camion Engine 51 lascia infatti un posto vacante negli alti ranghi della caserma e l’occasione si rivela propizia per Gorsch per affermare ancora di più la sua autorità all’interno della 51 e soprattutto nei confronti di Boden, a cui impone formalmente la candidatura di suo cognato, con una caratterizzazione di modi e atteggiamenti che per quanto appaiano in questa fase di Chicago Fire forse un po’ bidimensionali, si alimentano anche con continui dettagli e particolari che rendono il ritratto di Gorsch quello di un ragazzino raccomandato alle prese con un potere che non sa gestire.

Ma ciò che questo scontro tra due diverse autorità concede al terzo episodio di Chicago Fire è la possibilità inaspettata di raggiungere il cuore della caserma e della serie stessa attraverso il confronto tra due voci che hanno sempre sintetizzato i valori più intrinseci della 51, ossia Wallace Boden e Christopher Herrmann.

Herrmann è un personaggio che potrebbe essere descritto come l’autentica coscienza della caserma 51, di un luogo che fa parte di lui quanto lui tante volte appare parte integrante e imprescindibile dell’edificio. Christopher Herrmann è il protagonista di Chicago Fire che sa sempre cosa dire, nei tempi giusti e con i modi migliori, è il simbolo dell’aspetto più luminoso, ottimista e speranzoso che la serie e la città incarnano, è l’uomo dei grandi discorsi e delle parole modeste ma è soprattutto l’eroe in grado di perdonare oltre ogni limite.

Per questo motivo, il consiglio che Herrmann riserva a Wallace Boden si carica di una saggezza e una lungimiranza che rimettono in prospettiva l’orgoglio e le priorità del comandante e che ancora una volta appaiono perfettamente mirate a ciò che la caserma 51 di Chicago Fire intende significate, vale a dire un rifugio sicuro quanto più distante da lotte intestine e sfide di potere.

Dall’altra parte però, proprio quelle parole hanno sul comandante Boden un effetto rivelatorio, riuscendo sì a riordinare il suo punto di vista nella guerra fredda instaurata da Gorsch ma aprendo in quello stesso momento uno scenario inaspettato che gli permette di vedere la soluzione perfetta per la caserma di cui è leader e punto di riferimento.

Nominare Herrmann stesso come nuovo tenente del camion engine 51 diventa per Boden e per le dinamiche interne di Chicago Fire non solo una presa di posizione, questa volta dettata non dall’orgoglio ma dalla determinazione, ma anche una conferma del coraggio della caserma stessa di restare fedele alla propria integrità anche di fronte all’ennesimo gioco politico che cerca di imbrigliare le sue direttive.

Chicago Fire 7×03: Nessun Colpevole

Anche la storyline che ha coinvolto Kelly Severide in questo terzo episodio non è certamente una novità per il lato più “Law & Order” di Chicago Fire, poiché proprio i doveri che la Squadra 3 è chiamata a rispettare implicano tante volte il coinvolgimento di Severide nelle indagini successive alla chiamata d’emergenza a cui risponde.

La storyline che Chicago Fire costruisce intorno a Kelly in questo contesto si sfuma di intensa umanità proprio nella sua conclusione, una conclusione che probabilmente in Chicago PD avrebbe certamente abbracciato una maggiore drammaticità ma che per una volta invece si risolve in una storia in cui non ci sono colpe o responsabili e per un uomo come Severide, cresciuto in fondo in una famiglia disfunzionale, è sinonimo di speranza assistere alla possibilità di un bambino di ricominciare a vivere con entrambi i suoi genitori ancora e sempre dalla sua parte.

Fondamentale si è rivelata in questo scenario la presenza nella sua vita di Stella Kidd, accolta nuovamente alla 51 come l’eroe che ha dimostrato di essere nell’ultimo crossover tra Chicago Fire, Chicago PD e Chicago Med. Ciò che rende Stella la persona migliore per Kelly si riconferma proprio in questo episodio poiché è ancora una volta l’unica in grado di raggiungere Severide oltre i silenzi e l’introversione che ancora resistono nella sua personalità, diventando per lui esattamente tutto ciò di cui ha bisogno, fosse anche tornare sul luogo dell’incidente per concedergli quella chiusura che insegue.

Chicago Fire 7×03: Ripartire

Viene ripresa in questo episodio di Chicago Fire una storyline secondaria aperta proprio nel crossover e focalizzata su un personaggio tante volte un po’ “nascosto” nella coralità dell’ensemble, vale a dire Mouch, che si ritrova ora inaspettatamente “insignito” di un ruolo di mentore nei confronti del giovane candidato di una caserma differente che aveva subito nell’evento traumatico portato in scena la scorsa settimana il contraccolpo di un mestiere difficile.

L’annuale pic-nic dedicato all’intero dipartimento di vigili del fuoco pone Mouch nuovamente sulla strada del giovane Ritter, declassato dalla sua caserma a causa proprio del momento di debolezza che l’aveva attanagliato nell’ultima chiamata, e ancora una volta Mouch prova a infondere nel ragazzo una sicurezza inevitabilmente precaria ora e soprattutto si evince di nuovo nelle sue parole quella profonda comprensione della vocazione che i vigili del fuoco di Chicago Fire possiedono, una vocazione umana, imperfetta, che mette in conto le paure che derivano dalla loro scelta professionale ma che abbraccia anche il coraggio di ripartire dopo ogni caduta.

Chicago Fire 7×03: I primi legami di Emily e un nuovo amore per Cruz

Tra gli aspetti più caratterizzanti di questo terzo episodio di Chicago Fire ritroviamo sicuramente un’attenta e graduale evoluzione dei rapporti umani costruiti da Emily Foster e un necessario sviluppo nella vita sentimentale di Cruz, spesso intrappolato in un’ingiusta e frustrante friendzone.

È stato fondamentale ai fini dell’anima corale di Chicago Fire vedere Emily acclimatarsi sempre più nelle dinamiche familiari della caserma, sia tramite lo scambio di battute con Otis dopo una chiamata che nei giochi del pic-nic finale, ma è proprio il momento di confidenze con Cruz a far compiere un passo avanti al nuovo paramedico, caratterizzandola con amichevole modestia e disponibilità.

Ciò che Cruz cercava da Emily era in realtà proprio un’indispensabile dritta sulle questioni sentimentali, ambito in cui Joe purtroppo non è mai stato particolarmente fortunato. Vittima di sentimenti inespressi per Brett, Joe si ritrova improvvisamente al centro delle attenzioni di Chloe, la giovane donna salvata nell’episodio di Chicago Fire facente parte del crossover, un personaggio che nonostante la sua novità è circondata in realtà da un alone di irresistibile tenerezza proprio per l’interesse evidente che nutre per Joe.

Il terzo episodio della settima stagione di Chicago Fire non brilla per originalità o adrenalina ma ha l’incredibile merito di aver abbracciato l’autentica anima della serie e di aver saputo caratterizzare con puntualità sia protagonisti ormai completamente tridimensionali che personaggi solitamente più di nicchia.

Chicago Fire: Thirty percent sleight of hand - 7x03
7.5 Reviewer
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Pro
Ottima la graduale evoluzione di personaggi solitamente secondari come Joe Cruz, Mouch e la new entry Emily. Attenta la costante caratterizzazione di Kelly Severide, della sua personalità e della storia con Stella Kidd. Bellissimo il ruolo di Herrmann e Boden nelle dinamiche della caserma 51.
Contro
La storyline di Jerry Gorsch appare piuttosto ripetitiva e al momento bidimensionale nella caratterizzazione.
Conclusioni
Un episodio ordinario, equilibrato, senza particolari eccessi di trama, ma che riesce ad alimentare l'autentica anima di Chicago Fire.
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Rita Ricchiuti

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