Il terzo episodio di Chicago PD segue sulla falsariga l’andamento di Chicago Fire, seppure forse su toni e livelli differenti, portando in scena una storia piuttosto ordinaria in cui emergono però interessanti spunti di caratterizzazione, il tutto nel costante ricordo di Alvin Olinsky.
Anche Chicago PD, in seguito all’evento del crossover One Chicago presentato la scorsa settimana, è tornato sulla scena con un episodio più ordinario e lineare, che serve inevitabilmente a riprendere un ritmo più quotidiano e che sembra riallacciarsi perfettamente alla première della sesta stagione, recuperandone infatti echi di trama.
L’episodio si mantiene su un livello piuttosto standard per la serie, senza eccessi o esplosioni di intensità, ma apre particolari spiragli di caratterizzazione che impostano il percorso futuro della sesta stagione di Chicago PD e che coinvolgono professionalmente ed emotivamente determinati componenti dell’Intelligence.
In un episodio dunque dalle tinte [forse troppo] regolari ritagliamo tre spunti di discussione che potrebbero evolvere in storyline orizzontali dal potenziale non indifferente o dallo sviluppo evitabile e rischioso.
Chicago PD 6×03: Giochi di politica
Riprendendo le redini della storia direttamente dalla première della sesta stagione, il terzo episodio di Chicago PD ci ripropone una dinamica relazionale tra Hank Voight e il Sovraintendente degli Affari Interni Katherine Brennan che assume ora le sembianze di una partita a scacchi, completamente differente dal braccio di ferro portato in scena da Chicago Fire tra Boden e Gorsch, ma che allo stesso modo insinua nelle fila dell’Intelligence un gioco politico a cui il team di Voight non è avvezzo.
Quando le indagini colpiscono da vicino una figura di spicco dell’alta società di Chicago apertamente avversa al dipartimento di polizia, Katherine Brennan scende immediatamente nell’arena, nel tentativo di volgere la situazione a proprio vantaggio e ottenere l’appoggio delle parti coinvolte per la nomina a sindaco del suo superiore in grado, facendo leva proprio su questo aspetto per ricordare a Voight la sua parte dell’accordo, stretto verbalmente nella première di Chicago PD.
I diversi capovolgimenti di fronte delle indagini però pongono le diverse posizioni in un equilibrio precario, spingendo dunque la Brennan a variare il suo gioco, un atteggiamento che si nota con evidenza nell’episodio e che, per quanto delinei una personalità sicuramente ambigua e dalle intenzioni ancora misteriose, mostra anche una raffinata intelligenza che sa come adattarsi ai giochi di potere che si attuano ai vertici del dipartimento di polizia di Chicago PD.
Mentre come sempre Voight smussa le interferenze del Sovraintendente nelle sue indagini, cominciando a studiarne le mosse e puntando esclusivamente alla migliore risoluzione del caso, la Brennan organizza lentamente le sue nuove mosse, usando Voight stesso come strumento per arrivare alla conquista del suo obiettivo politico, in cambio del supporto alla famiglia di Olinsky, la cui assenza in Chicago PD appare ancora piuttosto imponente.
Ciò che al momento personalmente mi colpisce del personaggio di Katherine Brennan è la sensazione di trovarci di fronte a una donna che sa certamente essere calcolatrice e attenta ai suoi interessi, una figura evidentemente politica che sa come giocare con le persone con cui si rapporta, ma al tempo stesso è una donna che non appare per ora spietata e disposta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi come le precedenti “nemesi” portate in scena da Chicago PD e che, si spera, riesca comunque a riconoscere il valore del posto che occupa.
Dal suo canto Voight, onora la sua parte dell’accordo, chiudendo forse in questo modo il capitolo di Alvin Olinsky, la cui scrivania viene anche simbolicamente portata via dal distretto e di cui resta in Chicago PD e nei suoi protagonisti un tenue ricordo.
Chicago PD 6×03: Risanare una squadra
Una seconda storyline ripresa esattamente dal punto in cui era stata sospesa nella première di Chicago PD è quella che coinvolge Antonio Dawson e Adam Ruzek, due personaggi e due uomini che affrontano il loro lavoro in polizia da un punto di vista completamente differente e che appare in questa fase quasi inconciliabile. In realtà ciò che sorprende della loro dinamica sono proprio le rispettive posizioni, perché se è vero che Antonio è sempre stato un poliziotto “da manuale”, è anche vero che nel tempo sembrava avesse smussato parte della sua intransigenza; e allo stesso modo se la ribellione iniziale di Ruzek era in realtà relativa solo alla sua immaturità, raramente aveva dimostrato una tale aderenza alla metodologia di Voight.
Ciò che questi episodi di Chicago PD stanno portando in scena ora è un relativo ritorno alle origini / scambio di ruoli per questi protagonisti, arroccati nelle loro convinzioni e appartenenti ancora a fazioni opposte dell’Intelligence, fazioni che adesso forse le parole di Atwater riescono a conciliare e a rendere, almeno sul campo, complementari.
Chicago PD 6×03: Relazione rischiosa
L’aspetto sentimentale di Chicago PD è spesso apparso, dal mio punto di vista, il lato più rischioso e “debole” della serie, sempre prettamente ridimensionato rispetto all’anima crime dello show ma meno stabile delle controparti in Chicago Fire o Chicago Med.
Questo terzo episodio di Chicago PD ha rivelato la concreta attrazione tra Hailey Upton e Adam Ruzek, una svolta nelle dinamiche sentimentali dei protagonisti che non arriva come un’autentica sorpresa ma che certamente cambia le carte in tavola, tra i fan che ancora speravano in un ritorno di fiamma tra Adam e Kim e l’evoluzione naturale della storia che invece faceva presumere un legame più forte tra Hailey e Jay.
L’idea di una relazione tra Hailey e Adam, per quanto non convinca pienamente, è al momento ancora una scommessa che potrebbe rivelarsi vincente a lungo termine ma è anche una scelta che porta con sé il rischio di diventare inutilmente momentanea e passeggera prima che Chicago PD realizzi effettivamente le accoppiate che apparivano più “naturali”, una decisione che renderebbe l’intelligence un sito d’incontri più che un distretto di polizia.
Degna di maggiore attenzione sarebbe invece la gestione della coralità dell’ensemble di Chicago PD, in cui l’evoluzione della caratterizzazione dei personaggi non avviene in maniera costante e graduale come in Chicago Fire ma con sostanziali alternanze che portano però la serie a “dimenticare” sullo sfondo determinati protagonisti prima di focalizzarsi nuovamente su di loro, a discapito di altri. Nonostante abbia fatto parte delle indagini in maniera complessiva infatti, la presenza di Kim Burgess in questo episodio di Chicago PD si è rivelata nuovamente in tutto l’incredibile potenziale che porta con sé la sua straordinaria crescita e questo ha dimostrato con evidenza quanto la sua caratterizzazione abbia bisogno di un’attenzione maggiore, proprio per emergere nella sua di già formata tridimensionalità.
Chicago PD appare dunque al momento in una fase standard del suo percorso, ancora lontana dai fasti del passato ma sempre custode di quell’ingrediente segreto che l’ha resa uno dei migliori crime degli ultimi anni.
Chicago PD: Bad Boys - 6x03
Conclusioni
Chicago PD porta in scena un episodio regolare, che non eccelle e non annoia, ma è ben lontano dal raggiungere l'intensità del passato.
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