Al giro di boa dell’undicesima stagione, dopo un episodio che ha fatto nascere numerosi dubbi e perplessità, Doctor Who raggiunge il traguardo di metà percorso con un altro episodio che questa volta si carica di profonde e concrete sfumature originali e autentiche della serie, riuscendo forse per la prima volta a dosare le diverse componenti che alimentano Doctor Who e a portare in scena una storia compiuta e soddisfacente.
In una stagione che al momento appare inevitabilmente ancora sperimentale e di cui forse è difficile scorgere gli obiettivi a lungo termine e il quadro generale della trama, Doctor Who raggiunge il punto mediano del suo percorso e lo fa con un episodio che sembra ribaltare gli esiti e le debolezze del precedente e affermarsi nella più autentica e riconoscibile natura di questo show, un’atmosfera che si avverte e non passa inosservata e che restituisce anche un po’ di ottimismo sulla personalità di questa stagione.
Il quinto episodio dell’undicesima stagione di Doctor Who arriva in fondo senza pretese eppure si è rivelato l’episodio che finora ha permesso maggiormente di assaporare una perfetta combinazione di elementi caratterizzanti della serie, che ha presentato finalmente una storia adrenalinica, avventurosa, a tratti misteriosa e colma di tutti quei piccoli particolari che hanno sempre prodotto in una serie come Doctor Who una realtà iconica, definita, inconfondibile.
Dalle sfumature oserei dire “moffattiane”, in questo quinto episodio l’undicesima stagione di Doctor Who conferma dunque alcuni punti cardine della sua ideazione ma lo fa con una personalità più definita e più vicina all’anima tradizionale della serie, presentando un’ambientazione impeccabile e irresistibile, un parterre di personaggi secondari di ammirevole spessore e una caratterizzazione del Tredicesimo Dottore che resta fedele all’impronta di partenza. Resistono ancora piccole “sbavature” ma in questo frangente risultano più che accettabili.
Doctor Who 11×05: L’ambientazione ideale
Cominciamo proprio con questo aspetto fondamentale della trama perché rappresenta forse il cambiamento più evidente di quest’ultimo episodio di Doctor Who rispetto ai quattro precedenti, in quanto si rivela straordinariamente consono a quella commistione di generi che una storia di Doctor Who deve presentare.
Con echi appena accennati che profumano di un passato recente (l’impostazione di partenza sembra richiamare a prima vista le dinamiche mostrate in “Under The Lake” / “Before the flood”, “Smile” e “Oxygen”), il veicolo di salvataggio spaziale di Tsuranga racchiude tutto ciò che l’ambientazione di un episodio di Doctor Who dovrebbe possedere, dall’atmosfera futuristica e all’avanguardia alle note di mistero e intrigo che aleggiano nell’episodio soprattutto nelle prime battute; dalla tensione crescente e progressiva che la trama trasmette e che viene evidenziata anche dalla colonna sonora dai ritmi martellanti e sostenuti alla storia intimamente sci-fi in tutte le sue componenti ma anche pervasa da costanti e intense caratterizzazioni drammatiche.
Sebbene la presenza e l’identità del Pting vengano rivelate relativamente presto per un episodio da 50 minuti (una prolungata inconsapevolezza delle cause e dei responsabili del malfunzionamento della nave spaziale avrebbe certamente approfondito quell’affascinante mistero che rende solitamente gli episodi di Doctor Who così eccitanti) e nonostante l’aspetto del Pting smorzi forse un po’ il pericolo della [si tratta fondamentalmente della versione live action di Stitch] , la base sci-fi della storia rimane costante così come il suo fascino, una componente che si carica di un’ottima linearità nella narrazione, di un’equilibrata fusione di elementi futuristici e di tematiche umane senza tempo e di un intento educativo, rappresentato dal focus scientifico sull’antimateria che alimenta la nave, che per la prima volta non appare né forzato né eccessivo nel contesto.
La particolarità dell’ambientazione di questo quinto episodio di Doctor Who si afferma proprio nella completezza della sua formazione, è un’ambientazione precisa, totalizzante, con uno scopo e una sua storia, una componente della sua narrazione che Doctor Who non può dimenticare o ignorare e che, quando c’è, trasmette all’episodio uno spessore riconoscibile.
Doctor Who 11×05: I comprimari ideali
Complementari a un’ambientazione impeccabile sono ovviamente i personaggi secondari di questo episodio di Doctor Who, con personalità così definite e complete da portare in scena caratteri tridimensionali e corposi, resi vivi da un passato, da segreti, paure e speranze per il futuro, tutti elementi che però vengono gestiti con più naturalezza rispetto a Epzo e Angstrom nel secondo episodio e sicuramente con più profondità rispetto allo stereotipo politico della storia della scorsa settimana.
“He was so kind, there aren’t enough kind people”
Astos e Mabli rappresentano due delle migliori guest star dell’undicesima stagione di Doctor Who finora, due personalità complementari e profondamente umane. È significativo notare come Astos riesca a portare in scena in circa 15 minuti di presenza un’ammirevole gamma di dettagli nella sua caratterizzazione, dalla dedizione alla sua missione di salvataggio e di supporto medico alla sicurezza della sua personalità, dalla gentilezza dimostrata costantemente alla collega Mabli ancora alle prime armi e insicura di ogni suo movimento alla capacità di tener testa al Dottore e di riportarla presente alle sue priorità, fino ad arrivare al coraggio dimostrato nel suo ultimo atto mirato ancora una volta a proteggere la sua nave e i pazienti che l’abitavano.
Di Mabli invece è interessante notare quel breve percorso di crescita che affronta nel corso dell’episodio di Doctor Who, un percorso che prende avvio proprio dalle sue genuine insicurezze e dalla volontà di aiutare il prossimo e che in seguito si perfeziona con nuovi elementi, come quella particolare sfiducia nei confronti della speranza e della gentilezza che il Dottore a modo suo prova a ristorare. Mabli è un personaggio che cresce passo dopo passo in questo episodio di Doctor Who, prendendo lentamente le redini del veicolo e della situazione di crisi che sta attraversando e riuscendo ad affermarsi perfettamente nella sua pratica medica.
Degni di approfondimento nell’ultimo episodio di Doctor Who sono stati anche i due fratelli Cicero, Eve generale e neuropilota pluridecorato [ottimo spunto sci-fi in cui la tecnologia usata per pilotare la nave sembra riprendere in parte quella usata da Bennett in “Under the lake”] e Durkas, ingegnere nell’ombra e mai davvero valorizzato, entrambi accompagnati dall’androide Ronan, assistente del generale. Il rapporto tra i due fratelli si rivela subito colmo di elementi puramente drammatici (la specialità di Chris Chibnall) che rendono immediatamente profonda la loro caratterizzazione e il loro epilogo conferma proprio questo sorprendente potenziale che ha donato ai personaggi e alla storia uno spazio esclusivo e definito.
Infine il personaggio di Yoss arriva in questo contesto come una perfetta conferma del nuovo volto di Doctor Who ma anche lui erede di piccole sfumature del passato [mi è apparso come un personaggio che avrebbe potuto scrivere e interpretare Mark Gatiss]. La sua gravidanza non soltanto si presenta come un “riflesso” della fluidità del gender che Doctor Who ha sempre abbracciato ma è anche portatore allo stesso tempo sia di tematiche umane che del comic relief di questo episodio.
Doctor Who 11×05: La profondità di Ryan Sinclair
Proprio al personaggio di Yoss è strettamente legata la caratterizzazione di Ryan in questo episodio di Doctor Who, poiché nonostante la strana gravidanza, in realtà non cambia l’essenza dell’importanza della figura genitoriale nella vita di un figlio, una tematica che non solo rappresenta ancora un tasto dolente per il Companion ma che ha anche definito in parte la sua personalità, soprattutto la parte più arrabbiata e disillusa.
Sebbene la vita nel TARDIS col Dottore e con Yaz e Graham stia smussando molto la sfiducia di Ryan, che al momento appare quasi come il Companion più ottimista (ed è significativo che abbia trovato l’ottimismo oltre lo spazio e il tempo e non sulla Terra), la ferita che l’assenza di suo padre e la morte di sua madre hanno provocato in quello che all’epoca era poco più di un bambino mostra ancora oggi le sue conseguenze e la testimonianza di ciò la si ha non tanto nell’ennesimo momento di confidenze con Yaz ma proprio nel modo in cui Ryan si rapporta a Yoss, oltre le differenze di razza e specie (uno degli aspetti migliori di Doctor Who da sempre), riconoscendo in lui e soprattutto nel suo bambino una storia che già conosce ma che in questo caso deve finire diversamente. Ryan dice a Yoss tutto ciò che avrebbe voluto dire a suo padre e questo rende la sua caratterizzazione in Doctor Who la più completa al momento tra i Companion, mentre Yaz appare sempre sul punto di eccellere ma qualcosa sembra frenarla ogni volta.
Doctor Who 11×05: “Doctor of Hope”
Così è stata definita nell’ultima fase promozionale dell’undicesima stagione di Doctor Who il Tredicesimo Dottore di Jodie Whittaker che in questo episodio riconferma proprio la ragione per cui questa definizione è nata in primo luogo. Il Dottore in realtà non è mai stato privo di speranza, anzi, si è sempre affermato come il maggior portatore di questo sentimento, l’eroe che riusciva a credere nella possibilità di un futuro migliore anche contro ogni probabilità.
La differenza nella speranza che adesso pervade Thirteen sta in quella luminosità che il Dottore ha mostrato fin dalla première dell’undicesima stagione di Doctor Who, è una speranza che, come lei stessa definisce, nasce dall’immaginazione, nasce dalla necessità di riuscire innanzitutto a immaginare la risoluzione dei problemi prima di poter cominciare a realizzarla.
Il Dottore di Jodie Whittaker è al momento priva dei tormenti e dei demoni che in realtà inseguivano le sue precedenti incarnazioni, un aspetto del personaggio forse “troppo” nuovo (il dolore del Dottore per tutte le perdite vissute, per le azioni compiute e per le sofferenze provate è un lato imprescindibile e caratterizzante della sua personalità) ma che probabilmente è stato pensato proprio come elemento che contraddistinguerà Thirteen dai volti del suo passato, da cui si è già distaccata parecchio.
Sebbene dunque la serie presenti ancora una lieve debolezza nelle motivazioni alla base dello sviluppo della trama, una mancata risoluzione di tutte le questioni aperte [alla fine, il TARDIS dov’è?] e una costante “amnistia” dei villain che in un modo o nell’altro riescono a fuggire, questa settimana Doctor Who ha portato in scena l’episodio che più si riconosce nell’anima più familiare di questo show, raggiungendo dunque un ottimo traguardo di metà stagione.
Doctor Who: The Tsuranga Conundrum - 11x05
Conclusioni
L'episodio che finora più ha abbracciato l'autentica anima di Doctor Who.
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