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Firefly: 3 Serie tv che riprendono l’anima dello show – Gogo Retrò

Il passato è il nuovo futuro. O almeno questo sembra essere diventato il mantra nel mondo delle serie tv. GoGo Magazine non si fa trovare impreparato e si tuffa senza riserve nelle atmosfere retrò della realtà seriale, con l’intento però di lasciare ogni show televisivo al proprio tempo e di ritrovarlo nei riconoscimenti offerti dalle altre serie tv. Oggi è il turno di Firefly, la piccola perla sci-fi firmata Joss Whedon.

Il periodo di tempo che andava dagli anni ’90 alla prima decade degli anni 2000 è stato segnato, nell’ambito della serialità televisiva statunitense, e in particolar modo del genere sci-fi / fantasy, da un nome inconfondibile, quello di Joss Whedon. Con l’avvento della leggenda di Buffy The Vampire Slayer, Joss Whedon ha impostato nel piccolo schermo uno standard difficile da eguagliare ma ciò che stupisce maggiormente è notare quanto anche la sua creazione più “sfortunata” abbia lasciato un segno indelebile del suo passaggio. Si tratta di Firefly, geniale produzione di genere sci-fi / western, che sebbene abbia incontrato un destino avverso non riuscendo a superare la stagione d’esordio, paradossalmente ha avuto il tempo sufficiente di formare un fandom fedele ancora oggi in attività e di incontrare una critica tanto positiva da non permettere al nome Firefly di cadere mai nell’oblio.

Confermato da un’esperienza personale, sembra infatti che la maggior parte degli appassionati seriali e in particolar modo dell’universo sci-fi conosca Firefly, o direttamente o come una leggenda del passato, ma a distanza di quasi vent’anni dalla sua breve comparsa sulle scene, Firefly occupa ancora una posizione di rilievo nelle maggiori discussioni sulla fantascienza seriale televisiva e lo fa principalmente attraverso la realtà delle convention e gli innumerevoli riferimenti e omaggi che le serie tv del Whedonverse hanno offerto e ancora oggi offrono ai “campioni” del passato.

Anticipatore, come tutte le creazioni di Joss Whedon, di un’insolita commistione di generi espressa in storie tanto ben scritte da permettere una facile assimilazione delle “follie” post-apocalittiche narrate, Firefly sembra aver influenzato, chi più chi meno, una serie di show televisivi che per una ragione o per un’altra orbitano ancora nell’universo di Whedon.

Recente testimone dunque, per la prima volta [mea culpa], del mondo di Firefly, mi sono resa conto di quanto queste 3 serie tv sembrino aver appreso dall’insegnamento della serie iconica del 2002 o abbiano sfacciatamente omaggiato l’universo creato da Joss Whedon. Sto parlando di …

1. Warehouse 13

In onda per cinque stagioni, dal 2009 al 2014, Warehouse 13 è una serie che vive e respira sci-fi ad ogni episodio e lo fa orbitando con determinata leggerezza nel Whedonverse, essendo creata infatti da Jane Espenson, sceneggiatrice ricorrente nelle serie tv di Joss Whedon, Firefly inclusa, e prodotta da Drew Greenberg, anche lui scrittore fedele del mondo di Whedon.

Sulla carta, Warehouse 13 e Firefly appaiono due serie tv oggettivamente differenti, che hanno intrapreso percorsi paralleli di uno stesso genere, ma è in realtà l’atmosfera che aleggia in entrambi gli show a evidenziare quanto la componente sci-fi delle storie, seppure espressa con mezzi narrativi diversi, abbia chiaramente la stessa matrice. Le sfumature steampunk dell’ambientazione, il mistero che circonda la location d’origine della storia, l’originalità con cui si è scelto di rinnovare in maniera autentica e unica il genere che condividono, sono tutti aspetti che permettono a Warehouse 13 di far rivivere con delicatezza lo spirito di Firefly e la particolarità delle sue sceneggiature.

Quasi a voler confermare il “debito” di riconoscimento che Warehouse 13 custodisce nei confronti di Firefly, il secondo episodio della seconda stagione della serie, “Mild Mannered” presenta due guest star d’eccezione: Jewel Staite e Sean Maher, rispettivamente Kaylee Frye e Simon Tam nella serie di Joss Whedon. Portatori della stessa straordinaria chimica che aveva permesso alla dinamica relazionale tra Kaylee e Simon in Firefly di diventare uno dei punti fermi dello show, Staite e Maher risplendono in Warehouse 13, trovando il loro spazio perfetto in una serie che ricostruisce senza troppi sforzi quella stessa realtà da cui entrambi provengono.

2. Marvel’s Agents of SHIELD

Se Warehouse 13 quindi riprende le linee guida del genere sci-fi che Firefly ha saputo reinventare nel 2002, Agents of SHIELD sembra ricalcare, sorprendentemente aggiungerei, la formazione del team. Appartenente in maniera neanche troppo velata al Whedonverse (di cui si acquista ufficialmente il pass nel momento in cui Amy Acker partecipa come guest star), seppure si tratti di un Whedon diverso, non è troppo assurdo pensare che Agents of SHIELD sia stato lievemente influenzato da Firefly per la composizione e la caratterizzazione del gruppo protagonista di partenza.

L’idea di una base operativa costantemente in movimento e posizionata ad una particolare altitudine pone il “Bus” dello SHIELD nella stessa posizione narrativa della Serenity di Firefly e si sa che per ogni “nave” che si rispetti, c’è bisogno di un capitano. Phil Coulson assume in questo modo il comando del suo team come Malcolm Reynolds prima di lui, affiancato da una partner storica con cui condivide un misterioso passato come Melinda May, che ricalca dunque i passi di Zoe Washburne, e da una serie di ruoli chiave della squadra che si possono ritrovare sia in Firefly che in Agents of SHIELD. Se Grant Ward infatti era stato scelto principalmente per le capacità tattiche e la resistenza fisica, alla stregua dunque di un Jayne Cobb (di cui condivide anche una lealtà piuttosto labile), Leo Fitz, Jemma Simmons e Skye sembrano destinati a riprendere, almeno al principio, i ruoli occupati in Firefly da Kaylee Frye, Simon Tam e River Tam, rispettivamente dunque l’ingegnere, il “supporto” medico-scientifico e la variabile intorno a cui ruotano i maggiori segreti.

Una squadra dunque che proprio alle sue origini ha ospitato nel suo processo di formazione l’attore Ron Glass, il pastore Book in Firefly, nel ruolo fondamentale del Dr. Streiten, custode del segreto del progetto T.A.H.I.T.I. che aveva riportato in vita Coulson dopo gli eventi del primo film degli Avengers.

3. Castle

Tra genere e caratterizzazione dei personaggi o del team, Castle in realtà è lontano anni-luce da Firefly e dal Whedonverse, muovendosi invece in un mondo completamente differente, quello dei crimedy procedural. Ma c’è un aspetto di questa serie tv che più di qualunque altro ricorda costantemente Firefly e si tratta del suo cast, guidato dal capitano Reynolds in persona Nathan Fillion.

Portatore sano dell’universo di Joss Whedon a cui è ancora fortemente legato, Fillion, con la complicità di due showrunner come Andrew Marlowe e Terri Edda Miller che non hanno mai fatto mistero della loro passione per il mondo sci-fi, ha riportato in Castle, episodio dopo episodio, quasi l’intero cast di Firefly, da Adam Baldwin a Gina Torres, passando per Summer Glau e terminando nell’ottava stagione con Jewel Staite.

Inevitabilmente quindi, anche la storia stessa è stata spesso pervasa da irresistibili easter egg che richiamavano il celebre passato di Nathan Fillion a bordo della sua Serenity.

È straordinario notare quindi come Firefly abbia saputo, con una sola stagione e un film conclusivo a sei anni di distanza dalla serie, definire tanto un genere da diventare un punto di riferimento per le serie future che hanno scelto di confrontarsi con la realtà sci-fi. E questo è un potere che nessun reboot potrebbe mai replicare.

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Rita Ricchiuti

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Rita Ricchiuti

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