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Game Of Thrones

Game of Thrones 8×05 – Recensione: “La cenere sulle campane”

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In questi giorni si è parlato moltissimo di quanto sarebbe avvenuto nel quinto episodio di Game of Thrones 8. La prima ad alimentare l’hype generale è stata Emilia Clarke durante un’intervista. Le parole dell’attrice avevano risollevato gli animi in seguito ai precedenti sviluppi e alle forti lamentele legate alla fotografia e alla battaglia nel terzo episodio.

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L’episodio si apre nuovamente all’ombra delle dichiarazioni di alcuni personaggi chiave della serie. La verità su Jon ha ormai preso il volo, divenendo un’informazione che potrebbe mutare le sorti stesse della storia e le scelte di coloro vicini alla regina. Sarà proprio fra le mani di Varys, pedina fondamentale di Game of Thrones, che la narrazione aprirà la strada verso quello che verrà.

Le fugaci parole scritte su un foglietto, parole che parlano del trono e probabilmente del suo futuro, mettono in luce la scaltrezza del Ragno che non si sottrae minimamente al suo istinto.

Successivamente ritroviamo una situazione rotta e dalle tonalità opache. La perdita di uno dei due draghi, insieme a Missandei ha ulteriormente minato la stabilità emotiva di una Daenerys che sembra crollare sotto ai colpi di una guerra che non lascia spazio al minimo errore.

E’ comunque risaputo come molti degli sviluppi più forti della serie siano avvenuti all’ombra di una candela…

 

Ecco che l’attesa diventa esecuzione, un’esecuzione fredda e facile, accompagnata da un monito che Varys stesso trema nel pronunciare.

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Il quinto episodio di Game of Thrones era stato annunciato come disegnato da un’importante battaglia che avrebbe colpito gli spettatori, è proprio nell’attesa di quest’ultima che vediamo La madre dei draghi totalmente diversa. Le crepe a disegnarle il cuore dominano il suo sguardo adesso, accecando gli istanti in cui Tyrion tenta di farla ragionare per l’ultima volta.  Tutta la sofferenza della sua vita sembra non averla adeguatamente forgiata per tutto questo, e la mancanza emotiva di Jorah si fa sentire, congelando la sua razionalità in spiragli freddi di umanità e sofferenza personale.

L’orizzonte narrativo colora lo scontro più atteso di sempre, quello con Cersei.

Non tutti, però, sono mossi dalla vendetta o dal sangue. Tyrion cerca di scindere i propri sentimenti dalla sua visione di giustizia, e nell’incontro con Jaime mette immediatamente in gioco sé stesso, con il cuore rivolto a tutti gli innocenti che diverranno vittime nello scontro che verrà.

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La battaglia qui si distanzia totalmente da tutto ciò a cui abbiamo assistito nel corso degli anni. Gli autori di Game of Thrones vogliono mettere in evidenza non tanto i protagonisti stessi, quanto le conseguenze dirette delle loro azioni, delle loro scelte. Tutto ciò esplode sotto i colpi di una regia e fotografia che non risparmiano nessuno, impattando direttamente con lo spettatore, e tramutando la sofferenza in un messaggio chiaro non soltanto di quanto accade, ma della trasformazione di Daenerys stessa.

La resa in contrasto al fuoco, il suono delle campane offuscato dalle grida di dolore degli innocenti massacrati lungo le strade e la Realizzazione.

La Realizzazione resta il motore pulsante di questo quinto episodio. Possiamo coglierla negli occhi inorriditi di un Jon Snow che si ritrova ad uccidere i suoi stessi uomini, nei passi lenti di un Tyrion a pezzi, nelle lacrime di Cersei, o nella frenesia delle riprese intorno al personaggio di Arya, riprese che trasformano questa  battaglia in qualcosa di ben diverso, di più sporco…

E’ proprio in questo frangente che i movimenti di camera riescono a mettere a nudo un silenzio che potrebbe dire molto più di quanto non si pensi. Il silenzio di un’assassina letale ad ergersi su un mare di fuoco e violenza…

Ho sempre trovato nella scrittura un qualcosa di mio: il poter esprimere quanto ho dentro, parlando di argomentazioni che amo, penso sia un'obiettivo di vita importantissimo. Studente in Lingue, culture, letterature e traduzione, dopo la pubblicazione di due romanzi ho intrapreso la strada del giornalismo senza guardarmi dietro.

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