Serie TV

Gomorra: un mondo di ombre e fantasmi

Gomorra, 5° e 6° puntata. Saviano e Sollima mettono in scena un mondo di ombre e fantasmi attraverso la narrazione di due vicende: 1)Il riavvicinamento di Ciro e Genny; 2) L’iniziazione di Enzo, Sangue Blu, nuovo e interessantissimo personaggio della serie.

La quinta e la sesta puntata di Gomorra sono le più funeree di tutta la stagione, oserei dire di tutta la serie. Non che la morte non sia stata una delle assolute protagoniste fino ad ora, ma è evidente che in questi due ultimi episodi prende il sopravvento. Dalla scenografia alla sceneggiatura. Saviano, Sollima & C. sembrano volerci condurre per mano verso una direzione. Sembrano dirci che Gomorra non sia solo la rappresentazione scenica di ciò che è accaduto, di ciò che accade e di ciò che continuerà ad accadere, ma sia una sorta di meta rappresentazione – perdonatemi il termine poco adeguato -, un’allegoria di una condizione che i personaggi vivono, alcuni consapevolmente altri no.

“Noi siamo figli di fantasmi e i fantasmi non trovano pace”

Mi spiego meglio. In entrambe le puntate è possibile rintracciare, disseminati qua e là, segnali che se uniti vanno a costruire quell’interpretazione che Saviano e Sollima vorrebbero portare alla luce. Almeno questo è quello che ho inteso. Mi riferisco al fatto che tutti sono morti, che tutti i personaggi che accettano o che si trovano obbligati a perseguire quella vita e quel mondo debbano convivere con questa condizione. Chiunque ne rimanga invischiato, muore e non intendo nel senso fisico e nemmeno nel senso morale del termine, ma una morte come prigione, come condizione limbica o più precisamente infernale.

Gomorra è un mondo parallelo, paradosso perché mondo che si alimenta dal mondo dei vivi. Parafrasi di ciò che Carminati aveva detto qualche tempo fa: “Ci sono i vivi sopra e i morti sotto e noi in mezzo. C’è un mondo in cui tutti si incontrano, il mondo di mezzo…”. La quinta e la sesta puntata esemplificano questo mondo, questo mondo infernale dove tutto si ripete e non fa sconti a nessuno. In particolare emerge, a mio avviso, attraverso la narrazione di 2 vicende: 1) Ciro e Genny, fratelli per mala sorte; 2) L’iniziazione di Enzo.

Ciro e Genny, fratelli per sorte

Ciro e Genny di nuovo insieme

Le puntate precedenti hanno preparato il loro riavvicinamento. E per riavvicinarsi entrambi dovevano perdere tutto. Ciro lo aveva già perso, mancava Genny. E ci pensa suo suocero a togliergli tutto buttandolo come un sacco della monnezza in mezzo alla strada a Secondigliano. A vivere come un’ombra… gli dice. Ed è così che in Genny cresce questa nuova consapevolezza di una condizione né di vita né di morte, una condizione di guerra per una pace che sa non arriverà mai. E solo in quel momento poteva riallacciare i rapporti con Ciro. Un Ciro il cui esilio, forzato e voluto allo stesso tempo, gli ha consegnato quella consapevolezza. E il passato sparisce come testimonia Ciro a Enzo: “O’ Immortale è morto”.

E i due si riavvicinano. Come due fratelli, non di sangue e non per scelta, ma per mala sorte. Mala sorte comune di appartenere a un mondo di ombre e fantasmi. Tutto ciò sancito dalla frase di Genny: “Lui è mio fratello”.

L’iniziazione di Enzo (Sangue Blu)

Enzo (Sangue Blu)

È il personaggio più interessante. Indubbiamente. In due puntate affronta la sua iniziazione, la sua rapida e dolorosa trasformazione per appartenere a quel mondo di cui Ciro e Genny fanno già parte e di cui, cosa importante, sono consapevoli. Un vero e proprio rito di iniziazione che attraversa diversi stadi.

Enzo, Sangue Blu, è ancora un ragazzo, uno scugnizzo con manie di grandezza senza una guida. Di quel mondo di ombre e fantasmi sa molto ma non ne fa parte. Fino a che non conosce Ciro. Ed è interessante vedere come l’impianto registico costruisca l’avvicinamento dei due personaggi. Dal punto di vista di Sangue Blu, Ciro appare proprio come un’ombra, un fantasma che s’insinua lentamente nella sua vita. Ma che Enzo invoca, possiamo usare questo termine, più e più volte fino a materializzarsi. Così se lo ritrova davanti, ammaliato e un po’ spaventato e non può fare altro che seguirlo. La rapina il primo passo, cosa fare del bottino la prima prova. Ciro mai sorridente, cupo e sfuggente, mette Enzo & C. di fronte a una scelta. Enzo non ci pensa due volte, decide anche per gli altri e sposa il progetto ambizioso di Ciro. La trasformazione è cominciata.

E dopo arriva il punto del non ritorno. Una scena in cui Enzo potrebbe ancora salvarsi da quel mondo o tuffarcisi dentro annegando. La discussione con la sorella è l’ultima ancora di salvezza ma Enzo chiude la scena con un’affermazione di assoluta rassegnazione, lapidaria e senza speranza che descrive perfettamente Gomorra e che accresce in lui la consapevolezza di essere destinato ad appartenere a quel mondo: “Noi siamo figli di fantasmi e i fantasmi non trovano pace”.

Manca l’ultima prova e l’ultima tua prova sarà la morte, canterebbe De André. E anche qui la regia costruisce il sacrificio di Enzo in maniera esemplare. Ciro e Genny decidono che il ragazzo deve dimostrare di far parte del mondo Gomorra: deve uccidere. Così Ciro va da Enzo e glielo impone. Enzo tituba e chiede: “Com’è uccidere?”. “Come nascere, nessuno lo hai mai chiesto”. Uccidere è come nascere. Nascere nel mondo Gomorra. Ecco l’originale sacrificio di Sangue Blu. E lui va tremante, esita… esita perché la vita che deve stroncare è il papà di un figlio in carrozzina. Tentenna e poi lo fa. Sacrifica quella vita per sacrificare se stesso.

Enzo, benvenuto a Gomorra, mondo di ombre e fantasmi!

Francesco Nespoli

Formazione prettamente umanistica: dalla triennale in Lettere a Torino alla magistrale in Editoria e giornalismo a Roma. Appassionato di scrittura e cultura... e oramai da anni invischiato nel mondo delle serie tv.

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Francesco Nespoli

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