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Atypical: 5 motivi per cui seguire la nuova serie Netflix

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Atypical spiazza ed emoziona, (di)strugge e ricompone

Atypical è l’esempio ideale per comprovare la validità di un antico detto: “Nomen omen”, una locuzione latina che i Romani utilizzavano per tutte quelle occasioni, in cui il nome del soggetto rispecchiasse in qualche modo i tratti peculiari della sua personalità, fino addirittura ad influenzarne il destino. Infatti Atypical fa della sua rivoluzionaria bizzarria il proprio punto di forza e soprattutto, aiutato da una spontaneità davvero eccentrica, non ha il timore di non piacere. E fa bene, vediamo il perché in questa lista dei 5 motivi per cui Atypical andrebbe seguito:

Atypical

 

#1: Fotografia

Non c’è un singolo fotogramma di Atypical in cui le luci siano state lasciate al caso. L’illuminazione è perfettamente coerente con gli stati d’animo del protagonista e ci comunica, di volta in volta, il disagio o l’appagamento con delicate virate di tonalità dai colori caldi a quelli più freddi e viceversa. La luminosità delle immagini è dosata con parsimonia, e contribuisce a far sì che la serie venga percepita più come un’esperienza multisensoriale che non unicamente visiva. In Atypical le luci si toccano, di quante serie si può dire lo stesso?

#2: Protagonista

Una menzione d’onore va riservata sicuramente a Keir Gilchrist, che impersona il nostro “Sam” all’interno di Atypical, ed alla sua magnifica interpretazione. L’attore riesce, nonostante tutte le limitazioni del caso, a farci empatizzare con una categoria di personaggi che purtroppo, al di fuori degli schermi televisivi, raramente riescono a suscitare una reazione emotiva importante in chi li osserva. Sam non ci mostra se stesso all’angolo, ci porta con lui facendoci sperimentare un commovente senso di esclusione che spinge a riflettere.

#3: Autismo

È il fulcro della narrazione, eppure grazie alla spensieratezza con cui viene trattato all’interno di Atypical, non di rado ci capita, durante la visione, di trasalire quando ce ne viene ricordata la presenza. Aleggia sull’intera vicenda in modo delicato, ma non si fa pregare quando gli viene chiesto di esercitare il proprio drammatico potere nella vita di Sam. Romanzato per esigenze di sceneggiatura, mantiene intrinsecamente una forte carica comunicativa.

#4: Sceneggiatura

Uno dei punti non poteva che essere dedicato alla potenza dialogica espressa in Atypical. I dialoghi sono onnipresenti, e se a tratti, visti con gli occhi del protagonista, possono risultare inconsistenti e persino fastidiosi, dall’altro contribuiscono in maniera determinante all’ottima riuscita del progetto. Tolgono potere al disagio di Sam, riuscendo a non renderlo totalizzante, e ci presentano personaggi secondari magistralmente caratterizzati. In Atypical, grazie alla sceneggiatura, ogni figura svolge un proprio percorso individuale di crescita, direttamente o indirettamente legato a quello del protagonista.

#5: Finale

Il cliffhanger finale mantiene alte le aspettative per la seconda stagione di Atypical. E riesce nell’arduo compito di creare nello spettatore quel vuoto luttuoso che attanaglia il cuore alla fine di ogni grande serie tv.

 

Se i miei consigli non fossero bastati a suscitare la vostra curiosità, qui sotto potete trovare il trailer ufficiale di Atypical.

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