Ecco i principali motivi per cui Master Of None, la serie targata Netflix vincitrice di tre Emmy Awards, è una serie che non potete lasciarvi scappare.
Ormai da parecchio tempo le Serie Tv si sono ritagliate il loro spazio nell’immaginario multimediale. Con l’avvento di Netflix queste stanno prendendo sempre di più un ruolo predominante nell’industria dello spettacolo. Basti pensare ai fenomeni mediatici che sono stati e che sono tuttora Breaking Bad, Il Trono Di Spade e il recentissimo Stranger Things. Visto il grande successo riscosso da questo medium, quasi tutti si sono avventurati nell’apparente miniera d’oro seriale (compresi cineasti dalla caratura internazionale). In questo sconfinato oceano solo pochi riescono a stare a galla, ancora di meno riescono ad emergere e portarsi in salvo. Master Of None è una delle poche serie a riuscire in questo. Tuttavia non si è tratta in salvo. Nuota controcorrente dalla prima puntata, eppure ancora emerge.
Semplicità
La semplicità è il primo motivo per cui Master Of None è un “must watch“. Troppe volte sceneggiatori si lambiccano in trame pregne di colpi di scena, dai mille risvolti e con innumerevoli personaggi dai nomi impossibili. Qui ci troviamo di fronte ad una trama semplice, canonica se vogliamo, ma sempre interessante. Master Of None racconta la vita di un ragazzo newyorkese dalle origini indiane di nome Dev (Aziz Ansari, che tra le altre cose è anche creatore, sceneggiatore e regista) che si deve confrontare con l’amore e la realtà lavorativa del suo paese. Ogni puntata riguarderà un episodio differente della sua vita da trentenne. Questo è alla base di Master Of None. Nessun colpo di scena, nessuno stratagemma per invogliare a continuare la visione. Ogni episodio è auto-conclusivo. Allora dove giace il fascino di questa serie? Proprio nel fatto che Dev non è nessuno. Quel “None” nel titolo indica che non c’è nessun protagonista, nessun attore su cui aggrapparsi. Il “Master Of None” è ognuno di noi e non è nessuno. Chiunque potrebbe essere quel trentenne che cerca di sopravvivere in una metropoli alla ricerca disperata non di un lavoro, non dell’amore, ma di se stesso.
Estetica
Secondo motivo per cui guardare Master Of None è l’estetica. La bravura di Aziz Ansari davanti la macchina da presa si manifesta anche dietro di essa. Ogni puntata ha un suo taglio artistico, unico e mai riproposto. La regia (che non sempre è quella di Ansari) è pulita, classica in un certo senso. Inquadrature quasi sempre statiche che spaziano da primi piani a campi lunghissimi. Però a farla da padrone è la fotografia. Sublime in ogni suo attimo, crea un’atmosfera molto malinconica, rispecchiando in tutto e per tutto la sceneggiatura. Molte volte sono presenti inquadrature statiche con il protagonista immobile, decentrato, lo sguardo perso e la mente impegnata a riflettere su quanto è appena accaduto o quanto sta per accadere. Scelte molto coraggiose, ma estremamente efficaci per la diegesi che rimane sempre fresca e mai pesante.
Coraggio
Ed eccoci arrivati al terzo e ultimo punto della nostra lista. Il coraggio è ciò che di gran lunga manca a molte serie in circolazione. Non osano mai andare troppo oltre per paura di perdere pubblico e quindi soldi. Master Of None ci dimostra di non aver paura di andare controtendenza, di rischiare anche di perdere audiance con la prima puntata della seconda stagione. Master Of None non esita nell’incentrare tutto un episodio sul giorno del ringraziamento per approfondire le relazioni con i personaggi, non esita nel mandare in onda un episodio intero che si rifà in tutto e per tutto a “Ladri di biciclette” di DeSica, non esita nel raccontare il divario sociale che affligge il mondo odierno. Master Of None è malinconia pura, uno spaccato sulla vita dei giovani adulti del nuovo millennio. Ed è qui che giace ogni cosa. Comico e drammatico si incontrano in un connubio di emozioni senza eguali che sono in grado di farvi viaggiare con la mente e allo stesso tempo tenervi saldi a terra. Questo è il retaggio dei giovani d’oggi. Noi siamo il tutto e il tutto è nessuno.