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Scoprire cosa guardare in TV si fa meglio online

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Guardare film e serie non è più una passione che si consuma solo in poltrona, di fronte allo schermo dei tradizionali televisori. E con l’avvento di internet e dei servizi streaming, è cambiato anche il modo di cercare informazioni sul mondo dell’intrattenimento.

In principio, erano i cinema. Poi il mondo è diventato sempre più connesso e lo schermo (piccolo, grande o pieghevole) ha cominciato a cambiare. Così, dal televisore siamo passati ai computer e dal computer agli smartphone: tutte realtà che non hanno (ancora) smesso di convivere, ma che di certo hanno cambiato e continueranno a cambiare le nostre abitudini grazie a balzi tecnologici sempre più evidenti.

A questo mutamento non è immune nemmeno l’immagine più tradizionale dello spettatore, quello perennemente seduto sul divano col telecomando in mano, pronto a divorare con gli occhi una nuova fiction, un nuovo film, un nuovo episodio speciale tra quelli presenti nel gargantuesco scenario televisivo. E che è affamato anche di consigli su cosa non deve perdersi.

I consigli migliori arrivano dai social

Il connubio tra internet e televisione è ormai palese: non solo gli spettatori hanno imparato ad affidarsi al mondo online per scoprire le ultime notizie sul mondo dell’intrattenimento, ma hanno cominciato ad integrare il mondo online nelle loro attività quotidiane, per gli scopi più diversi. Quante persone hanno scoperto nuove serie TV proprio intercettando conversazioni sui social media? E quanti si fanno consigliare cosa guardare dai sempre più numerosi gruppi dedicati all’intrattenimento?

La “scoperta social” è tanto frequente che già nel 2015 Twitter si vantava (e a ragione!) di essere il partner perfetto per discutere “in diretta” di serie TV, permettendo ai suoi utenti di esprimere la propria opinioni sugli eventi che si consumavano in quell’istante sullo schermo. Da allora, altri social si sono confermati come ottimi “compagni di viaggio” dello spettatore televisivo, a partire da Tumblr, Instagram, Facebook (con Pagine e Gruppi dedicati anche alle nicchie meno seguite) e dalle app dedicante interamente agli amanti delle serie, come la popolare TVTime. Tutti modi per condividere opinioni con utenti dai gusti simili.

La trasformazione è stata rapida, ed è solo agli inizi. Lo conferma anche il rapporto 2020 di Censis su I media e la costruzione dell’identità, dove si racconta di come le “grande costruzioni del passato” stiano andando a pezzi, lasciando lo spazio a “nuove cornici di senso collettivo”. La cosa più interessante è che questo cambiamento non ha coinvolto solo la fascia di popolazione più giovane, quella da sempre ritenuta più esposta e più recettiva delle novità, specie in ambito tecnologico. Piano piano, internet e le sue opportunità hanno cominciato a conquistare anche altre categorie demografiche, anche in maniera indiretta, forse addirittura senza che queste se ne rendessero conto.

Un nuovo modo di interagire con la TV tradizionale

Un esempio dell’impatto dei nuovi media ci viene dallo “zoccolo duro” che continua a consumare la televisione tradizionale, magari affiancandola solo di rado alle proposte di Netflix e di altri servizi streaming, pay-per-view o on-demand.

Prima per rispondere alla domanda sempreverde “Che cosa c’è questa sera in TV?” poteva ricorrere a guide cartacee, agli annunci delle “signorine buonasera” o ancora ai consigli di Televideo (che tra l’altro sono ancora attivi e che in un meraviglioso colpo di scena si possono consultare anche online!). Tutti metodi che, in forme un po’ diverse dalle originali, in realtà esistono ancora, ma che si sono evolute per rispondere in modo sempre più puntuale e rapido alle richieste degli spettatori.

È in questo frangente che sono nate le guide TV online. È ormai raro che i canali televisivi non offrano agli spettatori accesso ai loro palinsesti sul web, aggiornandoli di ora in ora per rispecchiare eventuali cambiamenti di programmazione (sempre più probabili in un mondo sempre più fitto di eventi da raccontare). E poiché lo spettatore è sempre più ingordo, ecco che alla programmazione ufficiale offerta dai singoli network (come ad esempio Rai o Mediaset), si affiancano servizi in grado di aggregare in pochi istanti le programmazioni di tutti i canali attualmente in onda, da quelli in chiaro ai bouquet satellitari.

Le tipologie di guide che consigliano cosa c’è in TV sono davvero molte: si passa da piccole rubriche che indicano i film da non perdere quella serata (come quelle su GogoMagazine), a veri e propri siti e applicazioni interattive che offrono filtri per canale, genere di contenuto, e ovviamente orari di trasmissione. A volte arrivano anche applicazioni dedicate a programmi specifici, che ci ricordano quando vanno in onda contenuti che ci interessano o ci offrono accesso a contenuti extra. È una prova ulteriore che “lo spettare medio” non esiste più, e che la personalizzazione è diventata un fattore-chiave anche mondo dell’intrattenimento. La soluzione ideale è quindi scegliere di seguire rubriche redatte da chi ha gusti simili ai nostri, o di aggiungere ai preferiti i siti che permettano di filtrare al meglio quell’enorme mole di dati che sono diventati i palinsesti televisivi.

Le guide TV 3.0

Attenzione a pensare che nuovi e vecchi media siano realtà incompatibili o (ancor peggio!) che i contenuti non possano essere fruiti su più piattaforme in parallelo. Il nuovo obiettivo dell’intrattenimento è proprio dar vita a storie adatte ad essere raccontate su più piattaforme, e che letteralmente seguono lo spettatore – come ad esempio è successo per la serie norvegese Skam, che ha ideato un format poi replicato con altrettanto successo in diversi paesi. Ne conseguono Tweet che vengono commentati in diretta dalla trasmissione che stiamo seguendo, episodi che cambiano a seconda dalla scelta fatta col telecomando o la tastiera, o ancora app che ci danno informazioni aggiuntive sugli eventi di film e serie TV. 

D’altra parte, adottare un nuovo tipo di fruizione dei contenuti non vuol necessariamente dire abbandonare tutti gli altri. Considerazioni socio-demografiche a parte, uno stesso spettatore può apprezzare molteplici piattaforme per motivi diversi, oppure decidere di avvicinarsi a una piattaforma piuttosto che a un’altra in contesti e situazioni (anche emozionali) molto diverse.

Proprio chi ha capito questa necessità ha dato vita a progetti ibridi, capaci di interpretare questa esigenza e darle una risposta soddisfacente. Rimanendo nell’esempio delle guide TV, si possono citare quei siti che accorpano ai tradizionali palinsesti dei canali in chiaro anche le offerte on-demand e dei servizi streaming, senza però dimenticare di mettere a disposizione dell’utente filtri e altri strumenti per ricevere consigli su cosa guardare. È questo che fa, ad esempio, la Guida TV di NoSpoiler.it, che da un lato presenta una navigazione tradizionale e strizza l’occhio agli amanti del telecomando che vogliono continuare il loro zapping virtuale, e che dall’altro include nella sua rassegna anche gli ultimi titoli arrivati sugli streamer come Netflix e Amazon e sui più moderni servizi on-demand.

Un palinsesto diviso tra dirette e richieste streaming

I canali televisivi italiani hanno saputo cogliere questo cambiamento delle abitudini degli spettatori. E anche i “giganti della tradizione” si stanno muovendo verso direzioni capaci di abbracciare un pubblico che vuole e apprezza l’interattività. Lo capiamo dal successo di piattaforme come RaiPlay e MediasetPlay, che mettono a disposizione degli spettatori contenuti in streaming una volta riservati solo al pubblico tradizionale. La conseguenza è l’offerta di un palinsesto “più flessibile” agli utenti, che sono così in grado di assecondare il loro interesse per film, serie TV e programmi culturali indipendentemente dai loro impegni oltre lo schermo (lavorativi, scolastici o ludici che siano). Insomma: per vedere qualcosa spesso basta solo chiedere (alla piattaforma giusta!).

È una vittoria su ambo i fronti, perché così gli ascolti (seppur frammentati) permettono al pubblico di conoscere nuovi contenuti, o di non perdere contenuti interessanti per motivi banali come l’impossibilità di assistere a una trasmissione in diretta, prime visioni o repliche che siano. Un problema che i servizi on-demand e, ancor meglio, lo streaming, hanno reso del tutto secondario.

A questo punto, il tradizionale concetto di “palinsesto televisivo” diventa quasi obsoleto, e si avvicina più a quello del “catalogo” rinnovato e offerto ogni mese dai servizi streaming. Questo, in qualche modo, contribuirà a far perdere quel ruolo di “collante della società” che per anni è stato assunto dalla televisione italiana, anche a livello linguistico oltre che sociale? Difficile prevederlo, ma forse (ancora una volta) è sempre meglio parlare in termini di trasformazione: un mutamento socio-culturale che, è certo, la programmazione televisiva non mancherà certo di riflettere, indipendentemente da come la consulteremo.

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