The Handmaid’s Tale continua a superarsi e, nonostante qualche piccolo neo, regala un’altra strepitosa puntata di grande livello.
Non c’è più l’effetto sorpresa della prima stagione, né la curiosità per una continuazione senza la base del romanzo. Questa terza stagione, tuttavia, continua a stupire in positivo raggiungendo obiettivi e superando aspettative. The Handmaid’s Tale non sembra preoccuparsi delle critiche sulla sua superbia per quanto riguarda gli aspetti tecnici. Lo show Hulu prende i suoi tempi e ha completamente in mano il controllo della sua storia. Dopo una quarta puntata di ottimo livello, la serie continua il suo percorso sulla buona strada confermando le aspettative suscitate dalle immagini in anteprima e dal promo. Quest’ultimo episodio segna svolte importanti – e inattese – per The Handmaid’s Tale. Poco importa, allora, se l’impeto della rivoluzione è ancora lontano: la forza della serie si trova in questi momenti più riflessivi.
Lo scorso episodio si concludeva con le immagini di Luke impegnato in una manifestazione in Canada contro Gilead. Tra le sue braccia, dormiva serena la piccola Nichole sfuggita al regime. I coniugi Waterford, davanti a questa prova, chiedono a June di mettersi in contatto con il marito oltre il confine. L’obiettivo è organizzare un incontro tra Nichole e Serena, distrutta dal dolore per la perdita della bambina. June (Elisabeth Moss) è quindi davanti ad un bivio: concedere spazi a Gilead aiutando una donna che sembra essere sua alleata oppure continuare granitica a mantenere acceso il fuoco della rivoluzione?
Sfumature tra bianco e nero
L’attesissimo primo confronto tra Luke e un rappresentante di Gilead è arrivato. Il faccia a faccia con Serena – ancora una volta una strepitosa prova di Yvonne Strahovki – è tra i momenti più emozionanti dell’intera serie. Negli istanti tesissimi dell’incontro è possibile riflettere sul significato di maternità, sulla sottile differenza tra bene e male che segna l’intera esistenza di Serena. Inevitabile sentirsi combattuti: comprendere le ragioni di una donna distrutta oppure condannare le sue passate e spietate intenzioni? E’ chiaro che ormai nessun personaggio in The Handmaid’s è definito da contorni precisi e marcati. In queste zone ricche di sfumature questa serie trova tutto il suo potere, tutta la sua capacità di veicolare messaggi importanti.
Serena è ancora al centro della scena ma qualcun altro in questa puntata riesce a comunicare tutte le sue sofferenze. Si tratta di June che nello sguardo del primissimo piano conclusivo concentra tutta la rabbia pronta ad esplodere. Elisabeth Moss è spettacolare nel saper trasmettere una tale vasta gamma di emozioni. Tradimento, senso di colpa, amore, rabbia: gli occhi della protagonista riescono a dire molto più dei pochi ma comunque significativi dialoghi affidatile in questa puntata.
La resa dei conti per The Handmaid’s Tale
Difficile trovare aspetti negativi in questa puntata anche se il ritmo poco incalzante sulla lunga durata potrebbe iniziare a creare qualche problema. Le vicende che riguardano Emily vengono lasciate momentaneamente in disparte per mostrare i primi passi di quello che si prospetta essere un grande confronto tra Canada e Gilead. Chi avrà la meglio? Meglio affidarsi alla diplomazia oppure giocare d’astuzia? Le prossime puntate di The Handmaid’s Tale dovranno trovare le giuste risposte a queste domande.
The Handmaid's Tale 3x05: Unknown Caller
Conclusioni
Un'altra ottima e solidissima puntata. Ora, però, serve la vera rivoluzione!
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