Il gran finale della terza stagione di The Handmaid’s Tale è arrivato. Tra gli alti e bassi della decina di puntate, lo show è riuscito a convincere?
La terza stagione di The Handmaid’s Tale ha messo a dura prova anche i più appassionati fan. Molti episodi, infatti, hanno fatto temere non tanto per il futuro di June a Gilead bensì per la qualità di una delle serie più apprezzate degli ultimi anni. Fortunatamente le ultime puntate hanno visto un crescendo magistrale di tensione che ha portato anche a progressi narrativo. The Handmaid’s Tale, quindi, si è ricordata di essere ben più di una semplice bella confezione con un’elegante fotografia e messa in scena. Tutto questo è stato confermato nell’epilogo della terza stagione?
La vita dei Waterford oltre il confine di Gilead si rivela ben presto più complessa del previsto. Se, infatti, Fred (Joseph Fiennes) viene da subito accusato di crimini contro l’umanità, Serena (Yvonne Strahovski) viene vista con sospetto nonostante la sua disponibilità a collaborare. I preparativi per il piano di fuga ordito da June (Elisabeth Moss), invece, proseguono a gonfie vele. L’indissolubile legame tra ancelle e Marthe è la chiave di tutta la strategia. La fiducia reciproca è quindi essenziale per la sua riuscita. Il discorso comprende anche il Comandante Lawrence, da sempre indecifrabile alleato di June. Tutti riusciranno, tuttavia, a sopravvivere alla fuga?
The Handmaid’s Tale e le sfide per il futuro dello show
La notizia che The Handmaid’s Tale avrà una quarta stagione non è più una novità. La vera domanda, il dubbio che attanagliava il pubblico, riguardava i contenuti di questo prossimo capitolo. La potenza narrativa del romanzo di Margaret Atwood si era esaurita nella prima stagione. La storia della seconda, priva di direttive, aveva vacillato. Questa terza stagione, infine, ha seriamente fatto credere per un attimo che lo show fosse vicino al baratro. Questo finale di stagione avrebbe dovuto porre le basi per la futura narrazione. Così è stato. Se, infatti, il filone narrativo legato a Gilead sembra definitivamente concluso, quello del Canada è ancora completamente da esplorare. Infinite storie e possibilità riguardano i sopravvissuti e i fuggitivi. Diverse motivazioni e molteplici personalità: non ci sono più rigide uniformi a stabilire il percorso in The Handmaid’s Tale. Lo impara già sulla sua pelle Serena che si aspettava una diversa accoglienza. Questo personaggio, odiato o meno, è senza dubbio uno dei più interessanti. I suoi sviluppi futuri, infatti, fanno pensare a riflessioni su morale. A cosa si è disposti, infatti, per raggiungere il proprio obiettivo? La bravissima Strahovski sicuramente lascerà il segno con uno spunto di questo genere.
Chiunque dovrà affrontare gli effetti delle proprie azioni. E’ forse questa la grande differenza con il mondo di Gilead: non più severe punizioni ma profonde ferite e sensi di colpa. C’è, tuttavia, chi sarà colpito sotto entrambi gli aspetti. Elisabeth Moss, nei pericolosissimi e discussi panni di June, non si limita più a sguardi fissi nella telecamera. Agisce e, finalmente, dimostra tutta la sua determinazione e bravura in un ruolo che sembrava iniziarle a stare stretto. Smentisce tutti e contribuisce ad una puntata a dir poco trionfale, in grado di coniugare sia qualità stilistica che emozioni e adrenalina. Questo è il The Handmaid’s Tale che tutti desiderano, queste sono le basi per la quarta stagione.
The Handmaid's Tale 3x13 - Mayday
Conclusioni
L'epilogo di questa terza stagione riesce a far perdonare tutti i problemi dei precedenti episodi riuscendo anche a costruire solide basi per la quarta stagione in arrivo il prossimo anno.
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