Recensione
The Punisher: Recensione – La brutalità della vita
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7 anni agoon
The Punisher, la serie basata sul personaggio fumettistico di Frank Castle, è finalmente arrivato su Netflix. Tiriamo le somme di un prodotto televisivo senza peli sulla lingua.
Quando la prima stagione di Daredevil uscì su Netflix, tutti la acclamarono come la miglior serie supereroistica di sempre. E avevano ragione. La crudezza delle vicende raccontate e l’assenza di quell’aura bambinesca che ha sempre circondato i film dell’universo Marvel erano i punti di forza che hanno elevato la serie a capolavoro televisivo (per molti, ma non per tutti). Tuttavia, il punto debole era raccontare di eventi molto cruenti e poi vedere un tizio cieco in calzamaglia che affronta dieci nemici armati di fucile. Questa visione ti portava per forza di cose fuori dall’atmosfera malata che si veniva a creare durante i profondi dialoghi. Dopo qualche mese è arrivato il turno di Jessica Jones e lì l’asticella ha iniziato a calare. Poi è toccato a Luke Cage e Iron Fist che non erano male, ma mancava sempre qualcosa che facesse inneggiare ad un eccellente prodotto. Lo scorso agosto è uscito The Defenders, serie che vede tutti i personaggi delle avventure sopracitate unirsi e combattere il crimine insieme. In poche parole gli Avangers di Netflix. Qui la qualità ha avuto un picco positivo molto ingente, però c’era sempre quel freno che ti faceva sbalzare fuori dal racconto. Dopo tanta attesa qualcosa è scattato nelle menti dei creatori delle serie Marvel e hanno pensato bene di approfondire la storia di The Punisher, già incontrato nella seconda stagione di Daredevil. Il 17 novembre è sbarcata su Netflix la nuova serie basata sul personaggio di Frank Castle. Andiamo a scoprire insieme se è riuscita a risollevare la sfortunata prole dei serial supereroistici.
Una storia semplice
Frank Castle è un ex-marine in congedo che, dopo la sua ultima missione, ha assistito all’assassinio della sua famiglia da parte di un commando militare. Assetato di vendetta e sotto lo pseudonimo di The Punisher, si mette sulle tracce degli assassini e non ha intenzione di fermarsi finché ogni singolo individuo coinvolto non troverà la morte. Questa è essenzialmente la trama di The Punisher. Naturalmente è molto più complessa di così, ma non vorrei fare troppe anticipazioni. Ciò che stupisce veramente di questa serie sono le relazioni emotive che si vengono a creare tra i vari personaggi. Ti fanno provare un’enorme empatia verso molti di loro, anche se non dovresti. Le relazioni che si creano sono umane, grezze, quasi sporche per quanto sono realistiche. Jon Bernthal (Shane di The Walking Dead) ha fatto un lavoro impressionante con il personaggio di Frank. Lo sguardo perennemente arrabbiato, perso nel vuoto, quasi assente rende palpabile la follia che permea la mente di quest’uomo. Il dualismo che si viene ha creare è quasi alla Dr. Jekyll e Mr.Hyde. Un momento prima è tranquillo, anche scherzoso a volte, ma in un battito di ciglia la sua parte spietata prende il sopravvento e riesci a percepire il male al suo interno attraverso lo sguardo pieno di rabbia e rimorso. Frank è indubbiamente uno psicopatico e ciò è dovuto principalmente al suo passato da soldato. E’ un tipo rude, rozzo e spietato. All’apparenza sembra che non abbia remore nell’uccidere chiunque gli si pari davanti, ma in realtà è un uomo molto legato ai principi. La nemesi di Frank è creata con la stessa cura. Sono praticamente la stessa persona, accecati dal loro passato a tal punto da dover uccidere per poter trovare la pace. Quando ti trovi davanti un personaggio scritto talmente bene da incutere timore e sicurezza allo stesso momento, allora sai che ti trovi davanti ad un prodotto di fattura encomiabile.
Asimmetrico
Altro aspetto che ho apprezzato è stata la parte tecnica. La regia è molto inusuale. Durante i dialoghi le inquadrature sono poche e tutte statiche. Molto spesso hanno una composizione classica, tuttavia il soggetto ripreso è sempre defilato, raramente è centrato. Personalmente adoro questo metodo di ripresa. Viene utilizzato molto spesso il grandangolo, quindi la profondità di campo è lunghissima, permettendo di far vedere le azioni di più personaggi contemporaneamente e con una solo inquadratura. Viene anche fatto un uso alquanto marcato dei primi piani e dei campi lunghi. So che per molti tutti questi tecnicismi possono non significare niente ai termini della trama, ma vi posso assicurare che riescono in un lavoro di immedesimazione che raramente si incontra in produzioni del genere. Altro aspetto altamente inusuale per una serie targata Marvel è l’estrema violenza presente. Raramente mi sono trovato di fronte a scene così cruente, merito soprattutto di una regia che riesce sempre a porre il punto di vista dello spettatore nella prospettiva più brutale e realistica che si possa trovare. Non è una serie per stomaci deboli, ecco. La colonna sonora è, come in tutte le serie Marvel, molto azzeccata. Sonorità rock contagiate dal country rappresentano alla perfezione la mente contorta di The Punisher.
Uomini e supereroi
La vera forza di questa serie è l’incessante senso di umanità che reca. Non è una serie di supereroi. Non ci sono super poteri, ne calzamaglie, ne gente che spicca il volo. Qui si parla di uomini e donne normali come chiunque altro. Allora vi starete chiedendo perché non guardare una serie dove non ci sono supereroi e dove si analizza la mente umana. Il motivo è molto semplice: il bello di questa serie è far vedere un lato umano in un mondo di non-umani. Tutte le storie viste nell’universo Marvel hanno avuto ripercussioni anche nel mondo di The Punisher. Tuttavia, per il corso delle tredici puntate di cui è composta la stagione non si vede neanche un super potere. Forse l’unica cosa speciale in tutta la serie è la tenacia di Frank che continua la sua strada come un uragano, senza fare caso a ciò che gli si para davanti. Non è che non gradisca i supereroi, anzi. Daredevil è una delle serie migliori che abbia visto su Netflix ancora oggi. Qui, però, ci troviamo di fronte a tutt’altra forza emotiva.
La guerra cambia
I creatori non hanno avuto paura di puntare il dito contro il governo americano. Viene fatta molta leva sul servizio militare e sulla sua corruzione. La maggior parte dei personaggi presenti sono stati cambiati radicalmente dalla guerra e ora che sono tornati in madrepatria vengono lasciati in disparte, privi di aiuto o quant’altro. C’è chi riesce a rimettersi in sesto e a lasciarsi (non completamente) alle spalle gli orrori visti sul campo di battaglia, ma c’è anche chi non riesce ad uscire dalla fossa che la guerra gli ha scavato sotto ai piedi. Sono presenti scene in cui ci si dimentica di stare guardando una serie ambientata nello stesso mondo di Iron Man. Sembra quasi un documentario incentrato sullo studio delle menti dei reduci di guerra. Ed è qui che giace tutto. L’umanità di ognuno dei personaggi è il loro tallone di Achille. Tutti hanno una debolezza, tutti vengono colti da momenti di panico, di tristezza, di serenità. C’è uno studio psicologico dietro ad ogni personaggio per niente banale per una serie tv di questa caratura. All’inizio della puntata dieci, poi, è presente una metafora che lascia sbigottiti per la sua intensità espressiva. Sul volto di ogni personaggio leggi terrore, rabbia, felicità. La complessità dell’intreccio di emozioni presente è qualcosa che raramente mi è capitato di vedere in una produzione televisiva. Questa serie è brutale, spietata e difficile da digerire. Allo stesso tempo, nondimeno, è dolce, straziante e altamente delicata. Ognuno di loro è così perché la vita li ha spinti ad essere così. Non ci sono buoni o cattivi. Non c’è bene o male. L’unica cosa che conta è trovare la pace, qualunque sia il prezzo da pagare.
Personaggi costruiti in modo rimarchevole
Il modo umano di raccontare la storia
Uno sguardo differente al solito mondo dei supereroi
Regia originale e inusuale
Colonna Sonora perfettamente in linea con la serie
Tenace adoratore del mezzo cinematografico, cerco sempre un punto di vista fotografico in tutto ciò che mi circonda. Videogiochi, serie televisive, pellicole cinematografiche. Nulla sfugge al mio imparziale giudizio.