Il finale del dodicesimo episodio di The Walking Dead 10 ha senza dubbio lasciato i fan di tutto il mondo a bocca aperta, aprendo una serie di domande che, con questa settimana, ancora non trovano una risposta, concentrando l’attenzione su un personaggio iconico.
Fin dall’anno scorso se n’è parlato e la stessa Dani Guarira aveva confermato il tutto. Stiamo parlando dell’abbandono dell’interprete di Michonne dalla serie. Questo, fin dai primissimi annunci della decima stagione, fin dalle sue primissime immagini, aveva colpito in negativo tutti gli appassionati, aprendo i classici dubbi del caso.
Nel corso di The Walking Dead abbiamo visto proprio quest’ultima evolversi, l’abbiamo vista esordire in un certo qual modo, per poi cambiare sensibilmente. Michonne è uno di quei personaggi che fin dalla sua primissima apparizione ha colpito per caratterizzazione estetica e per la forza in scena.
Successivamente abbiamo assistito al cammino di questa donna e al suo progressivo “mostrarsi”, esponendo un lato di sé sempre più umano, un lato ben lungi da quello sguardo silenzioso che guardava Rick da oltre la rete del penitenziario.
E’ proprio in seguito alla scomparsa di quest’ultimo, nel corso di The Walking Dead 9, che Michonne vivrà un’ulteriore trasformazione, reggendo nelle sue mani la guida di tutto quello che lui lascia, e divenendo madre. Ecco che le sue origini vengono mano a mano dimenticate, o comunque sostituite da una strada che non ha mai smesso di metterla alla prova, trasformandola attraverso tutti i rapporti che ha vissuto lungo il cammino.
Intorno a tutto ciò ruota questo tredicesimo episodio. Qui ci troviamo davanti all’addio ufficiale del personaggio. Alla sua ultima apparizione nella serie tv. L’ultima volta l’avevamo vista allontanarsi con Virgil, alla ricerca delle armi per quella che sarebbe stata la battaglia con i Sussurratori, eppure ciò che la nostra guerriera vive e scopre è ben differente.
Virgil la conduce in quello che era il suo “accampamento”, dove risiedeva il suo gruppo e le tende una trappola, rinchiudendola in una cella e drogandola. Ecco che con questo espediente narrativo The Walking Dead si fa nuovamente intimista, entrando nella mente e nella sofferenza di Michonne, ed esplorandone gli anfratti meno esposti. Il tutto valorizzato da una regia e da un montaggio soffocanti che non tardano mai ad imprimere paranoia ed ansia nello spettatore.
Il lato più interessante di questi “trip” introspettivi risiede nel fatto che ci mostrano quella che avrebbe potuto essere una storia alternativa del personaggio, ponendola su una strada differente che critica aspramente il gruppo di Rick e le sue scelte, sopratutto per quanto concerne l’agguato gratuito ai sussurratori, ma spegne inesorabilmente l’evoluzione del personaggio e di conseguenza quella che rimane la sua eredità. La “Michonne alternativa” è sì forte e decisa, ma anche apparentemente chiusa in degli stilemi che ne limitano la scrittura, fino ad una morte a sangue freddo.
Questo conduce ad una riflessione importante nei confronti del suo personaggio e nei confronti di quello che è diventata nel corso di The Walking Dead.
Nelle fasi finali della puntata la vediamo uscire, liberarsi dalla cella e trovare una barca, il tutto attraverso degli stivali che apparentemente sembrerebbero essere quelli che aveva Rick. Nella barca un disegno risveglierà in lei un speranza mai dimenticata, un dolore bagnato dalle lacrime di chi non ha mai smesso di soffrire.
In seguito ad un apparente “addio” con i figli Michonne deciderà di partire alla ricerca del “brave man”, senza però dimenticare nessuno alle sue spalle. E’ proprio negli ultimi istanti dell’episodio che comprendiamo quanto importante e fondamentale sia stata la strada che “ha scelto” e le persone con cui l’ha condivisa. Nel momento in cui sceglie di aiutare due sconosciuti conducendoli verso un orizzonte che pullula di persone, ritroviamo tutta l’evoluzione che ha scritto questo splendido personaggio nel corso di tutti questi anni.