The Walking Dead 8×11. “Morti o vivi o…” è una puntata interlocutoria dove non succede quasi nulla. Solo prove di lealtà e di fede. Nessuna traccia di Rick e Michonne.
Dopo la puntata dei mini-capitoli chiusa con l'”amichevole” telefonata tra Rick e Negan, ritorna un episodio interlocutorio, preparativo al duello finale. Prove di lealtà e di fede sparse qua e là e la lezione di Carl che comincia a far proseliti.
Negan durante il discorso finale
The Walking Dead 8×11 è costruita sull’opposizione di coppie: Morgan/Carol, Tara/Dwight, Gabriel/Carson. Ma le ultime due sono state sviluppate decisamente di più. Una parla di lealtà, l’altra di fede. Lo svolgimento di entrambe testimonia, ancora una volta, che Kirkman si diverte a sconvolgere le certezze dei suoi personaggi.
The Walking Dead 8×11: Tara e Dwight
La vendetta da una parte, il perdono dall’altra. Ricordare o dimenticare? Tara ha scelto, è sicura e decisa. Dall’altra parte Dwight e la consapevolezza che gli aspetta un destino segnato, presto o tardi. Non pretende nel perdono, non lo spera neanche. Questa è la situazione di partenza e così resta per quasi tutta la puntata.
Tara e il suo desiderio di vendetta
Poi, come ci ha abituato, Kirkman forza quest’equilibrio, lo stuzzica producendo una crisi che fa crollare l’impianto. Tara e Dwight si trovano calati in una situazione completamente capovolta con Tara che si deve necessariamente affidare a Dwight, e quest’ultimo che si trova nella condizione per dimostrare la sua lealtà.
In seguito, Tara è costretta a rivedere la sua posizione, a dubitare della sua scelta. La sicurezza le aveva tolto il tormento, o almeno lo aveva scaricato fuori da sé trasferendolo su Dwight. Il dubbio non fa altro che riportare il tormento dentro di sé. Una lotta interiore che non avrà fine finché non riavrà davanti agli occhi Dwight.
The Walking Dead 8×11: Gabriel e Carson
Con questa coppia oppositiva Kirkman compie un passo in più. Il contrasto è su due livelli: il primo è caso/fede, se vogliamo metterla in termini semplici; l’altro, invece, è interno a Gabriel soltanto cioè comprendere la via che gli viene mostrata/totale incomprensione di ciò che succede. E l’annebbiamento alla vista è alquanto allegorico.
La situazione di partenza vede la fede prevalere sul caso. Nonostante lo scetticismo del dottore (uomo di scienza), padre Gabriel (uomo di fede) continua imperterrito a rivendicare la sua fede… e gli eventi sembrerebbero dargli ragione. Fino quasi alla prova tangibile quando Gabriel riesce, chiudendo gli occhi, a sparare e uccidere lo zombie che stava attaccando Carson. Molto più della pura e semplice fortuna.
In questo scenario, dove pure lo scetticismo del dottore sembra sparire, Gabriel, nella sua parziale cecità, sente di aver compreso, di potersi affidare a qualcosa che non è tangibile, che non si può vedere. Ed è qui che Kirkman, come un dio giocherellone, lo fa ripiombare nel buio più totale sgretolando ogni sua certezza. La morte del dottore lo getta di nuovo nel dubbio e nel tormento interiore… come Tara.