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Recensione

X-Files 11×05: RECENSIONE – Illusione ipnagogica e Ghouli

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X-Files 11×05. Tre stati di coscienza, non due come i comuni mortali. La quinta puntata dedicata a William e al suo particolare rapporto con la madre, Dana Scully. E puntuale come sempre arriva la nostra recensione.

Intimo e psicologico. Il quinto episodio di X-Files ha voluto indagare probabilmente il rapporto più forte che esiste da quando l’essere umano ha cominciato a camminare sulla Terra: il legame tra madre e figlio. Filtrato attraverso il paranormale partendo da un fenomeno reale: l’illusione ipnagogica.

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X-Files 11×05: Lo stato tra la veglia e il sonno

Ce lo dice Scully all’inizio. La fase ipnagogica agisce in quel breve intervallo di tempo che precede il sonno dove la coscienza è in uno stato particolare: è fluttuante e i pensieri sono vaghi e sfumati. In questa condizione è possibile che ci sia la produzione di allucinazioni o illusioni, chiamati fenomeni ipnagogici. A chi non è mai capitato?

È come se fosse una sorta di crepuscolo. Un crepuscolo della coscienza dove due stati, realtà e immaginazione, si fondono per un breve istante. Questo terzo stato è il punto di contatto tra William e Dana, tra madre e figlio. In X-Files diventa la corrispettiva astrazione del più materiale, fisico cordone ombelicale.

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Dunque l’episodio si delinea sulla natura ambivalente di questo stato pre-onirico (via di mezzo tra realtà e sogno) grazie ai poteri telepatici e non solo di William. La sua condizione diventa esistenziale. Lui si trova in quello stato, lui è quello stato. Il fatto di avere praticamente un’altra identità (Jackson Van de Kamp) accentua e conferma questa ipotesi. Due vite, due identità. Vive scisso con la tragica consapevolezza di non appartenere totalmente né all’una né all’altra. Un tragico destino a cui può sfuggire grazie al fatto di possedere poteri sovrumani, letteralmente (e questo è importante) non propri dell’essere umano. Questi poteri gli consentono di scappare in una sorta di terza dimensione: tra il sonno e la veglia sceglie l’illusione ipnagogica.

X-Files 11×05: La fuga di William

Ma la solitudine gioca un ruolo primario. William/Jackson non solo scappa, ma grida la sua disperazione. Invoca un aiuto che nessuno può sentire. O almeno non tutti. Un’unica persona può farlo, legata a doppio filo con lui da un legame inscindibile, quello materno. Mulder, la figura “paterna”, viene completamente tagliato fuori.

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Ed è ancora più interessante vedere come avvengono i vari contatti tra madre e figlio. Come nell’illusione ipnagogica, anche nella realtà (veglia), l’incontro non è mai, se così possiamo definirlo, concreto. È sempre filtrato da un velo che non lo rende mai effettivo. Scully parla con William in queste condizioni: quando, non avendone la certezza, gli parla credendolo morto (ha un cadavere davanti a sé); quando crede di parlare con uno sconosciuto di origine asiatica (capita due volte); quando lui è nascosto sotto il bancone dell’ospedale e poi scappa con le sembianze di una infermiera.

Insomma, gli effetti dell’illusione ipnagogica hanno una ricaduta anche sulla dimensione della realtà, sullo stato di veglia. William crea una crepa fra queste dimensioni e questa non può non avere delle conseguenze… sembra volerci dire James Wong, regista di X-Files 11×05.

X-Files 11×05: Curiosità

Esiste davvero! Mi riferisco al sito ghouli.net… che racconta gli avvistamenti di questo essere (e ce ne sono parecchi… anche recenti). Ma facciamo un po’ di chiarezza. Che cos’è un Ghouli?

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Un Ghouli disegnato

Probabilmente deriva dalla cultura araba dove prende il nome di Ghul. Si tratta di un demone, un’entità fra che muta spesso forma, che attacca e aggredisce i viaggiatori.

Nella cultura moderna viene descritto come demone che vive nei cimiteri e si ciba di cadaveri. Viene menzionato in letteratura, per esempio nei romanzi di H.P. Lovecraft, dove prende le sembianze di una creatura umanoide, perlopiù notturna, non necessariamente malvagia.

Altra curiosità. Nel film La notte dei morti viventi di George Romero del 1968, le caratteristiche dello zombie, fino a quel momento inteso come semplice schiavo privo di volontà sottomesso dal suo creatore, si fondono con quelle del ghouli mangiatore di cadaveri, dando origine a quello che noi intendiamo come zombie moderno divoratore carne umana.

Formazione prettamente umanistica: dalla triennale in Lettere a Torino alla magistrale in Editoria e giornalismo a Roma. Appassionato di scrittura e cultura... e oramai da anni invischiato nel mondo delle serie tv.

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