Ecco la nostra recensione di “Call of Duty: Modern Warfare”
Dopo averci portato nel corso degli anni su campi di battaglia sempre più futuristici, fatta eccezione per una fugace tappa nella seconda guerra mondiale, la saga di Call of Duty scava nel passato della sua serie di maggior successo sfornando il prequel della trilogia dei Modern Warfare.
La sporca guerra al terrore
La volontà di segnare un taglio netto rispetto alla release dell’anno precedente è ben evidenziata dal ritorno della modalità campagna, grande assente in Black Ops IIII.
Seppur dalla durata molto breve, circa sei ore, la campagna si snoda da un punto all’altro del globo: da Piccadilly Square a Londra alle montagne del Caucaso, passando per il Medio-Oriente, la lotta senza quartiere al terrorismo pone il giocatore di fronte a situazioni crude e violente che ben rispecchiano il volto di una guerra non combattuta sui campi di battaglia ma nelle città coinvolgendo i civili.
I filmati di intermezzo sono realizzati con estrema cura e a tratti offrono la sensazione di non essere intenti a giocare a un videogioco ma di star visionando un film di guerra. Dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi, inoltre, va detto come tutti siano carismatici e ben definiti nelle rispettive personalità nonostante il breve tempo su schermo a loro concesso. Ultimo ma non meno importante, seguendo il leitmotiv dei ritorni al passato, l’amato capitano Price non è l’unico storico personaggio della serie a fare il suo ritorno in scena.
Cooperativa ma non troppo
Veniamo subito al dunque: la parte cooperativa di questo Call of Duty è senza dubbio la meno riuscita. Le “Operazioni speciali” altro non sono che il sostituto della celebre modalità zombie e seguono meccaniche simili, con gruppi di giocatori che dovranno cooperare per farsi strada contro orde di nemici.
Ciò che inficia maggiormente tale modalità è la sproporzione tra la difficoltà e i premi che si ottengono: troppo alta la prima, troppo bassi i secondi.
A difesa di queste operazioni vi è comunque da precisare che sono parte del programma di supporto gratuito al titolo; nel corso dei prossimi mesi, infatti, nuove mappe e nuove meccaniche saranno introdotte per ampliare l’offerta di gioco.
Multiplayer all’ultimo proiettile
Veniamo ora alla modalità decisamente più iconica di ogni Call of Duty, ossia la componente multigiocatore.
La primissima cosa che salta all’occhio avviando una partita è l’incredibile verismo che permea le meccaniche di gioco: niente più esoscheletri, niente più corse sui muri o doppi salti, i personaggi si muoveranno (e moriranno) come dei comunissimi soldati dei giorni nostri.
La principale conseguenza di questa aderenza al vero è l’aumento del tatticismo richiesto per sopravvivere: meno corse sfrenate per la mappa ma più appostamenti per cogliere di sorpresa il nemico. Le mappe stesse supportano questa costante attenzione alla ricerca della copertura offrendo numerosi spunti in cui camuffarsi per attendere il nemico. Invito alla pratica del “camperaggio”? Non proprio. Pur non arrivando ai livelli della concorrenza di Battlefield, con edifici demolibili a suon di missili, tra lanciarazzi, granate e attacchi aerei, stanare i nemici perennemente rintanati dietro una copertura non è poi cosa impossibile.
Il limite principale delle varie mappe proposte è in realtà la modalità in cui si sta svolgendo una partita. Dato l’elevato tatticismo richiesto, giocare in modalità Deathmatch a squadre a Piccadilly Square risulta davvero lento e a tratti frustrante date le elevate dimensioni del campo di battaglia. La stessa mappa ma giocata in modalità Dominio è invece una delle migliori, poiché il flusso di giocatori si concentra necessariamente verso le tre posizioni da catturare, garantendo scontri all’ultimo sangue sempre avvincenti.
una delle mappe più divertenti da giocare
Il vero fulcro del gameplay è l’armeria, dove sarà possibile sbloccare e personalizzare ogni arma a nostra disposizione. Per quanto tale meccanica sembri un consolidato cliché, in Modern Warfare ogni pezzo aggiuntivo sulla nostra bocca da fuoco, se ben combinato con altri, può letteralmente trasformarla. Prendiamo ad esempio una delle armi più versatili ed utilizzate, ossia la carabina tattica M4A1. Di base è un’arma da utilizzarsi sulla media distanza, ma con le giuste modifiche quali una canna corta, un calcio ridotto ed un laser, diventa una micidiale mitraglietta in grado di mietere vittime sulla breve distanza. Viceversa con una canna lunga, un treppiedi ed un mirino telescopico otterremo una letale bocca da fuoco per le grandi distanze. La scelta di come costruirsi i ferri del mestiere è tutta nelle mani del giocatore e non può che far piacere.
La modalità Guerra Terrestre, invece, offre scontri giganteschi, fino a cento giocatori in totale, in cui è disponibile l’utilizzo dei veicoli. Si tratta certamente di una bella aggiunta all’interno del frachise, ma che necessita ancora di qualche smussatura e levigatura. In questo caso il confronto con il concorrente diretto, Battlefield, è evidente. A differenza dello sparatutto di Dice, la mancanza di classi e specializzazioni rende il gameplay a tratti nient’altro che una partita a dominio su più larga scala. La presenza dei bonus da killstreak e l’impossibilità di radere al suolo gli edifici rende meno veritiero il combattimento e spesso finisce per premiare l’azione individuale spettacolare, come ad esempio una serie di uccisioni, piuttosto che il gioco di squadra teso a difendere gli obiettivi segnati sulla mappa.
Tatticismo estremo è invece quello richiesto per le partite in modalità scontro e attacco informatico. Mentre la prima modalità è una partita 2 vs 2 in cui ogni minima distrazione può costare la sconfitta, la seconda è molto simile alla modalità bomba di Counter Strike. Come nel celeberrimo FPS di Valve, l’obiettivo sarà distruggere il server della squadra nemica, con la sostanziale differenza che entrambe le squadre potranno recuperare la bomba e tentare di distruggere il suddetto server. In alternativa è possibile eliminare i sei componenti della squadra nemica ma, a differenza di Counter Strike, la morte non è ineluttabile: qualora un compagno passi vicino al corpo inerme di un alleato potrà rianimarlo e farlo rientrare immediatamente in partita. Ciò significa che lasciare vivo anche solo un membro della squadra nemica potrebbe costare caro e tramutarsi in rimonta.
Il Call of Duty più bello da vedere di sempre
Dal punto di vista grafico, questo nuovo Call of Duty segna una nuova pietra miliare all’interno della saga.
Pur non avendo potuto provare i filtri grafici disponibili sulla versione PC (uno su tutti il ray tracing esclusivo delle schede video Nvidia di ultima generazione), anche su PlayStation 4 PRO la resa è stupefacente. Ogni singolo dettaglio all’interno delle mappe, anche quello più banale come un’insegna o l’interno di un’abitazione è ben realizzato e offre per davvero la sensazione di trovarci realmente in quel determinato luogo. La fisica stessa è declinata all’insegna del realismo e offre all’utente proiettili dalla traiettoria assolutamente verosimile nonché animazioni di corsa e salto che corrispondono a quanto ci si potrebbe aspettare da un umano ben addestrato ad operare in quelle circostanze.
Conclusioni: Call of Duty promosso a pieni voti
In definitiva il nuovo capitolo della saga di Call of Duty verrà ricordato come uno dei migliori FPS degli ultimi anni: profondo nella narrazione, divertente da giocare in multiplayer, saprà intrattenere gli amanti del genere offrendo nel corso dei prossimi mesi supporto alla modalità cooperativa e si spera anche a guerra terrestre. La speranza è che, dato l’inevitabile avvicendamento con altre saghe della serie, una su tutte Black Ops, sarà fatto tesoro di questo gioco riuscito sotto ogni aspetto per sfornare altri titoli all’altezza del nome del brand.
Recensione di
Conclusioni
"Call of Duty: Modern Warfare" è senza dubbio il miglior sparatutto approdato sul mercato negli ultimi anni, destinato a diventare una pietra miliare nella storia della saga.