Videogame

Da Pac Man alla motion capture: l’evoluzione della grafica del mondo dei videogiochi

Negli ultimi anni, la grafica dei videogiochi ha fatto passi da gigante, diventando sempre più realistica. Partendo da semplici linee in 2D fino alle immagini dal realismo fotografico di oggi, vediamo quali sono state le evoluzioni nel settore della grafica dei videogiochi.

Le origini della grafica dei videogiochi

Siamo alla costante ricerca della migliore qualità d’immagine possibile ogni volta che utilizziamo un dispositivo dotato di uno schermo e i brand lo sanno bene. Nelle pubblicità di smartphone di ultima generazione, come i Samsung Galaxy A, vengono elencati i vantaggi del sempre più alto numero di megapixel della videocamera incorporata, casinò online come Betway Casinò dedicano spazio alla descrizione delle raffinate grafiche utilizzate nelle loro sale da gioco digitali in cui si può tentare la fortuna al blackjack e servizi di riproduzione video come YouTube e Netflix offrono la possibilità di guardare film in definizione sempre più alta.

Anche nel mondo dei videogiochi la grafica è oggi sempre di più parte integrante del prodotto e ne va ad aumentare o diminuire la qualità. Se questo oggi pare scontato e non vogliamo spendere denaro in videogiochi dalla grafica scadente, agli albori dei videogame la grafica era semplicemente al servizio del gioco e non aveva un ruolo preponderante.

Risalenti alla metà del secolo scorso, i primi videogiochi come Cathode-ray tube amusement device, Tennis for Two e Spacewar! erano caratterizzati da un design minimale, seppur al passo con le tecnologie dell’epoca, in cui gli elementi di gioco erano linee, punti e segmenti in 2D.

Sebbene apparentemente semplici, i primi videogiochi richiedevano l’appoggio di schede grafiche e computer di notevoli dimensioni e questo provocò la nascita delle arcade in cui gli appassionati potevano andare a giocare su dispositivi abbastanza potenti da reggere quei videogiochi considerati all’epoca di ultima generazione.

Lo sviluppo tecnologico portò anche all’evoluzione della tecnologia 2D: giochi come Space Invaders e il celebre Pac Man, prodotto dall’ancora attiva Atari Games, iniziarono a implementare l’uso di pixel colorati per distinguere meglio i singoli elementi sullo schermo e creare esperienze di gioco più entusiasmanti e realistiche. Il campo di gioco era però sempre in 2D e gli spostamenti effettuabili ancora limitati a linee verticali e orizzontali. Fu negli anni ’80 che si vide la nascita di videogiochi a scorrimento come Defender, mentre Battlezone fu il primo videogame a utilizzare una grafica tridimensionale, seppur rudimentale.

Il successo del 3D

Il vero salto di qualità della grafica dei videogiochi si ebbe infatti proprio con l’avvento del 3D che utilizza la combinazione di triangoli e poligoni di diverso colore, dimensione e posizione per creare immagini tridimensionali. La grafica 3D permise inoltre agli sviluppatori di videogiochi di esplorare e creare nuove tecniche di gioco che diedero così ai giocatori la possibilità di muoversi in diverse direzioni sulla mappa, sfruttando al meglio la prospettiva, e di interagire con oggetti in maniera più complessa.

Seppur innovativi, i primi i giochi 3D erano comunque ancora piuttosto rudimentali e molto lontani dal realismo tipico del giorno d’oggi. I pionieri del genere furono Alone in the Dark e Star Fox agli inizi degli anni ‘90, e la tecnologia si sviluppò velocemente dando vita a videogiochi ancora oggi di culto come Tomb Rider, Final Fantasy e Age of Empires, giocabili ancora oggi da PC su Steam.

Di recente, lo sviluppo della tecnologia 3D e dell’HD ha dato vita a videogiochi sempre più realistici con dettagli sempre più curati, offrendo al giocatore un’esperienza di gioco più coinvolgente. Per raggiungere questo obiettivo è nata la tecnologia detta motion capture, utilizzata anche nel mondo del cinema, che per rendere più fluidi i movimenti dei personaggi e le loro espressioni più realistiche cattura le immagini, le espressioni e i movimenti dei volti e dei corpi di veri attori in carne e ossa.

In questo modo le case di produzione hanno inoltre potuto assumere attori celebri che hanno donato le loro sembianze e le loro espressioni ad alcuni personaggi andando così ad ampliare il bacino di possibili giocatori e clienti anche ai fan delle diverse star.

Ecco quindi che oggi possiamo incontrare Ellen Page giocando a Beyond Two Souls, decidere se far sopravvivere o meno il personaggio interpretato da Rami Malek in Until Dawn o lottare su PlayStation 4 al fianco di Kit Harington, divenuto celebre per il ruolo di Jon Snow nella serie HBO Game of Thrones, in Call of Duty Infinite War.

L’epoca dei videogiochi monocromatici in 2D sembra ormai lontano. Negli ultimi sessant’anni lo sviluppo tecnologico riguardante il mondo della grafica dei videogame ha fatto passi da gigante, offrendoci oggi esperienze sempre più realistiche e permettendoci di muoverci e utilizzare i personaggi con sempre maggiore libertà.

Simone Fortunato

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