A poco più di una settimana dall’uscita di Death Stranding siamo qui per parlarvi delle nostre impressioni sul nuovo titolo di Hideo Kojima.
Durante la conferenza Sony dell’ormai lontano E3 2016, Hideo Kojima si presentò sul palco con una frase, “I’m back“, e un progetto del tutto nuovo. Dopo aver abbandonato quello che sarebbe dovuto essere un capitolo rivoluzionario per la saga di Silent Hill, Kojima mostrò al mondo la sua nuova idea, un titolo enigmatico, che dopo molti trailer ha continuato a lasciare nei giocatori tante domande e nessuna risposta. Il gioco in questione era Death Stranding.
L’annuncio di questo titolo riscosse un grande successo e i fan dello sviluppatore iniziarono subito a elaborare teorie sul primo trailer rilasciato. Ad ogni video succedevano idee sempre nuove e fino allo scorso settembre quasi nessuno aveva idea di che cosa fosse realmente Death Stranding, nemmeno il suo stesso creatore. Nell’ultimo mese però, Kojima ha deciso di mostrare alcune fasi di gameplay e molti giocatori sono rimasti piuttosto colpiti dal genere di videogioco che si sono trovati di fronte. Alcuni hanno iniziato a ipotizzare che potesse trattarsi di un gioco noioso e alla lunga ripetitivo, ma la fiducia verso il creatore della Metal Gear Saga non è mai vacillata.
Ci troviamo dunque oggi a tirare le somme e a parlarvi della nostra esperienza di gioco. Death Stranding è un gioco complesso, enigmatico e davvero sorprendente. Dopo ben cinque ore di gioco ci siamo trovati a non aver ancora la ben che minima idea di che cosa stessimo realmente giocando, ma con il passare delle ore le cose sono cambiate radicalmente.
La storia di Sam Porter Bridges
In Death Stranding vestiamo i panni di Sam “Porter” Bridges, un corriere solitario, un “riemerso” dotato di abilità particolari, schivo e riservato. Sam non ha più alcun legame affettivo e non prova più alcuna connessione con la società che lo circonda. Il mondo come lo conosciamo non esiste più. Dopo il Death Stranding gli abitanti del pianeta sono rimasti isolati e abbandonati. Gli Stati Uniti d’America sono stati spazzati via, ma la Bridges, guidata dalla Presidentessa Bridget, ha un progetto: ricollegare tutte le città d’America, o quello che ne è rimasto, sotto un’unico vessillo e ripristinare una connessione chirale che permetterà agli abitanti di questa Terra di aiutarsi nuovamente l’un l’altro.
Per ripristinare la rete chirale però, è necessario l’aiuto di un corriere disposto a rischiare anche la sua stessa vita pur di raggiungere l’obiettivo. Veniamo quindi convocati dalla Presidentessa e riceviamo questo importante incarico. Amareggiati, partiamo quindi alla volta della prima “città”, affrontando intemperie e temibili nemici: le CA (Creature Arenate). Queste creature invisibili all’occhio umano, abitano il pianeta da quando ha avuto luogo il Death Stranding e percepiscono la presenza umana anche a diversi metri di distanza. Il nostro protagonista ha comunque molti assi nella manica e non si farà scoraggiare da questi terrificanti nemici.
A nostro parere il mondo di Death Stranding merita di essere visitato e vissuto personalmente. Non abbiamo intenzione di rivelare altro per quanto riguardano trama e creature, poiché ogni dettaglio in più potrebbe rovinare la vostra esperienza di gioco. A nostro parere comunque, la trama di questo videogioco è profonda ed interessante e spinge i giocatori a riflettere su alcuni temi davvero importanti, tra i quali il legame con le persone, la solitudine, la dipendenza da social network, l’estinzione, la guerra e molto altro. Se inizialmente le cose possono sembrare poco chiare, con il procedere delle ore di gioco ogni concetto troverà la sua spiegazione e ogni tassello del puzzle troverà il suo posto all’interno dell’intreccio narrativo.
“Corriere simulator” o qualcosa di più profondo?
Durante le prime ore di gioco, il gameplay fatica a prendere forma. I giocatori si troveranno infatti a dover effettuare consegne senza avere la più pallida idea di che cosa questo comporti. Il mondo di gioco appare scarno, vuoto e la noia e la ripetitività sono dietro l’angolo. Con il passare del tempo però, qualcosa è cambiato. Una volta effettuati i primi collegamenti della rete chirale, iniziamo a trovare sul nostro percorso cartelli, ologrammi, strutture costruite da altri giocatori per rendere il nostro cammino più agevole e meno stressante. A differenza di altri titoli, in cui l’unica utilità dell’interazione con altri giocatori all’interno del server serve a lasciare qualche messaggio divertente, in Death Stranding ci troviamo a collaborare profondamente con le altre persone.
Senza neanche vedere gli altri giocatori, ci sentiamo in qualche modo connessi. Percepiamo la presenza di altre persone, di altri “Sam“. Troviamo le loro impronte sul nostro cammino, usufruiamo del loro equipaggiamento e risparmiamo ore di viaggio grazie a ciò che è stato da loro costruito. In alcuni casi può capitare anche di udire le loro voci e vi assicuriamo che è una sensazione che scalda il cuore.
In un mondo tetro e cupo come quello proposto da Kojima, anche il solo percepire la presenza di altre persone trasmette emozioni uniche. Qualche mese fa, lo sviluppatore sottolineò l’importanza delle “connessioni” all’interno del suo nuovo titolo. Dopo il reveal del gameplay, in molti hanno ipotizzato che potesse trattarsi delle connessioni che avremmo dovuto stabilire tra le varie città americane, ma si tratta invece di qualcosa di più profondo. La vera connessione che si verrà a creare è quella tra i giocatori. Affrontare questa avventura da soli sarebbe davvero dura e in molti abbandonerebbero il titolo dopo poche ore, ma la collaborazione e i legami che abbiamo modo di instaurare con gli altri giocatori all’interno del nostro server sono davvero uniche.
Parliamo ora più approfonditamente del gameplay del gioco. I giocatori hanno il solo scopo di effettuare consegne. Per farlo, dovranno accettare ordini presso i terminali delle città e recarsi presso la destinazione designata portando con sé il pacco, o i pacchi da consegnare. Fin qui tutto semplice, ma il problema è che dovremo attraversare un terreno tutt’altro che ospitale. Nel nostro viaggio verso il destinatario del pacco troveremo davanti a noi numerosi ostacoli: fiumi, montagne, CA, MULI (altra tipologia di nemici) e il nemico più temibile di tutti, la cronopioggia. Questa pioggia all’apparenza innocua danneggerà progressivamente il vostro carico e il vostro equipaggiamento fino a renderlo inutilizzabile.
Per rendere il nostro lavoro meno ostico, ci viene quindi fornito un CCP, uno strumento per la costruzione di alcune tipologie di strutture quali Box Postali, Ponti e molto altro. Oltre a questa tipologia di oggetti, avremo modo di portare con noi scale e chiodi per le arrampicate, nonché armi per affrontare i nemici. Con l’avanzare della trama ci verranno forniti equipaggiamenti sempre più complessi e avremo la possibilità di creare strutture che svolteranno radicalmente il nostro gameplay.
Dopo aver parlato di quanto le strutture possano semplificare il nostro lavoro, vi chiederete sicuramente in cosa consisterà il grado di sfida. Ebbene, le strutture non possono essere costruite all’interno di zone non coperte dalla rete chirale, quindi non solo non potremo realizzare costruzioni utili, ma non potremo nemmeno visualizzare quelle posizionate dagli altri giocatori. In questo modo il primo viaggio verso ogni destinazione sarà una vera e propria sfida, ma una volta riconnessa la città o il rifugio in questione, avremo modo di tornare lì per eventuali consegne secondarie in maniera più rapida.
Caratteristica chiave del gioco, che renderà le vostre consegne ancora più ostiche, è la gestione del carico. Sam infatti avrà un limite di peso trasportabile e dovrete quindi scegliere con cura che tipo di equipaggiamento portare con voi. Oltre al peso inoltre, dovremo anche posizionare i pacchi sulla schiena del nostro protagonista in modo tale da non mandarlo fuori equilibrio. Se il peso non sarà ben bilanciato, Sam inizierà a piegarsi da un lato e dovremo cercare di riportarlo in perfetto equilibrio se non vorremo far cadere i nostri amati pacchi.
Il gameplay di Death Stranding non concerne però solamente le fasi di consegna. Durante i nostri viaggi ci troveremo infatti ad affrontare delle vere e proprie fasi stealth, create ad hoc da uno dei maestri del videogioco. In queste sezioni di gioco, dovremo cercare di non far percepire la nostra presenza alle invisibili CA. Ad aiutarci in questo arduo compito abbiamo il nostro BB (Bridge Baby) che attiverà il nostro Odratek una volta che ci troveremo in una zona popolata da queste creture. Una volta attivo, questo strumento ci indicherà approssimativamente la posizione delle CA e, se attiveremo lo scanner, potremo anche visualizzarle per pochi istanti. Se ci troveremo troppo vicini alle creature, saremo costretti a trattenere il respiro per non essere catturati ma, come ogni essere umano, Sam non potrà trattenere il respiro per troppo tempo.
Se le CA percepiranno la vostra presenza sarete catturati e trasportati per qualche metro al centro di un vero e proprio scenario apocalittico. A quel punto avrete due possibilità: sconfiggere il mini-boss che vi si parerà di fronte, o scappare sperando di non essere catturati. In caso di fallimento, il mondo di gioco rimarrà segnato per sempre dalla vostra sconfitta. L’ambiente che ci circonda è infatti volubile e cambierà a seconda del nostro approccio di gioco. Essere sconfitti dalle CA porterà alla creazione di nuove voragini, mentre uccidere nemici umani attirerà un numero maggiore di CA nel mondo del titolo.
Parlando delle Boss Fight di gioco, non contando quelle secondarie sopra citate, le battaglie non brillano per originalità. La maggior parte degli scontri che ci siamo trovati ad affrontare non presentavano un grado di sfida elevato neanche alle difficoltà più alte e non richiedevano particolari strategie d’attacco. Sono presenti comunque alcune eccezioni che abbiamo apprezzato particolarmente, non solo per la scelta stilistica, ma anche per l’atmosfera che sono riuscite a creare.
Quando vi sentirete stanchi o vorrete fermarvi per una doccia, potrete entrare all’interno della vostra stanza privata in una delle strutture collegate alla rete. Nella vostra stanza potrete personalizzare alcuni accessori, fare una doccia, rispondere ai vostri bisogni corporei, interagire con il vostro BB e leggere le email inviatevi dalle persone connesse alla rete chirale. Non vi riveleremo il perché, ma sappiate che fermarsi per una doccia o semplicemente per riposare avrà i suoi vantaggi. Ovviamente in seguito avrete modo di costruire stanze private con l’ausilio del vostro CCP, in modo tale da poter riposare anche in luoghi meno ospitali.
Il comparto tecnico di Death Stranding
A colpire subito l’occhio del giocatore è sicuramente la grafica di questo titolo tripla A. In Death Stranding possiamo infatti ammirare al massimo del suo splendore il lavoro svolto grazie al motore grafico di Hideo Kojima, il Decima Engine. Il dettaglio grafico raggiunge livelli mai visti fino ad ora rendendo il mondo di gioco ancora più realistico. Il numero di poligoni a schermo è impressionante e la qualità delle texture non è da meno.
A sbalordire inoltre sono i personaggi. La motion capture è stata in grado di riprodurre in maniera perfetta gli attori scelti per interpretare i protagonisti del gioco e, grazie all’utilizzo di tecniche come il subsurface scattering, il realismo raggiunto ha superato ogni immaginazione. Tutti i personaggi di gioco sono stati caratterizzati in maniera magistrale. Le abilità registiche di Kojima hanno inoltre creato sequenze spettacolari, che fanno invidia al mondo cinematografico.
In aggiunta, le doti attoriali dei protagonisti, le animazioni facciali e un doppiaggio italiano di livello hanno fatto in modo che tutti i personaggi fossero credibili. In alcune delle cutscene di gioco comunque abbiamo notato qualche piccolo problema di lip sync (probabilmente relativo solamente alla versione doppiata del gioco), che però non andrà sicuramente a inificare il grande lavoro svolto. Parlando invece delle animazioni di gioco, ci riteniamo anche in questo caso soddisfatti.
Le movenze di Sam sono naturali e, pad alla mano, è possibile percepire il cambiamento di andatura del nostro protagonista a seconda del peso che trasporta sulle spalle. Il senso di fatica trasmesso dal movimento rende l’avventura faticosa e stressante anche per il giocatore, che si troverà ad immedesimarsi in Sam e a soffrire insieme a lui durante i suoi viaggi. Unica pecca che ci sentiamo di sottolineare sono i movimenti effettuati con i veicoli che, in alcuni casi, sono piuttosto innaturali e alquanto improbabili.
Anche i paesaggi infine, lasceranno a bocca aperta tutti i giocatori. Non solo per la grafica eccelsa e per il fatto che gli FPS (bloccati a 30) non subiranno mai alcun tipo di calo, ma anche per il design creato dalla mente di Kojima. Ispirato, cupo, a tratti inquietante, il mondo di Death Stranding rimarrà a lungo scolpito nelle nostre menti. Gli eventi narrati assumono veridicità grazie alle approfondite e brillanti spiegazioni forniteci pian piano dai personaggi e i temi trattati rendono il tutto ancora più reale.
A rendere l’atmosfera ancora più suggestiva sono i toni scelti per la realizzazione degli ambienti. I colori sembrano sempre come avvolti da una patina invisibile, che fa sì che anche i toni più brillanti perdano il loro splendore originale.
A completare il quadro sono infine le musiche. Le canzoni scelte appositamente per il titolo si presentano in momenti specifici e trasmettono al giocatore sensazioni ed emozioni ancor più amplificate. Provate anche solo ad immaginarvi mentre scalate montagne, attraversate fiumi, cercate di nascondervi da creature terrificanti e poi, all’improvviso, una canzone inizia ad accompagnarvi. Inizialmente non realizzerete che cosa stia realmente accadendo, ma una sensazione di calore e rilassatezza pervaderà il vostro corpo, facendovi provare emozioni davvero inaspettate. Il Tema del BB infine, composto per il gioco, vi farà venire letteralmente la pelle d’oca.
Il nostro giudizio finale su Death Stranding
In molti si sono chiesti se Death Stranding sia realmente divertente da giocare. Il sistema di consegne ricorda infatti fin troppo le tante odiate fetch quest puntualmente evitate dalla maggior parte dei giocatori, ma non si tratta solo di questo. Death Stranding è un’esperienza. Giocando questo titolo affronterete un viaggio introspettivo che vi spingerà a riflettere, che vi metterà a confronto con ogni genere di sfida, che vi porterà a sentire uno spasmodico bisogno di aiuto e di calore umano. Attraverso la sua opera Kojima sta infatti inviando un messaggio a tutti noi videogiocatori, Homo Ludens. Dobbiamo imparare a collaborare, il futuro è nelle nostre mani. Il nostro mondo, quello reale, ha bisogno di noi e per aiutarlo dobbiamo cercare di essere uniti. La realtà che ci troviamo ad affrontare ai giorni d’oggi è permeata da conflitti, razzismo, inquinamento e odio. Quello che Kojima vuole cercare di trasmetterci attravero Death Stranding è che noi, uniti, possiamo fare la differenza.
Recensione di Death Stranding
Conclusioni
Se nelle prime ore di gioco Death Stranding può risultare ripetitivo e noioso, con il procedere della trama e con l'evolversi del gameplay il titolo riesce a catturare il giocatore e a trasportarlo attraverso un'avventura che difficilmente abbandonerà la sua memoria. Molte sono le emozioni trasmesse dalla nuova opera di Hideo Kojima, angoscia, tristezza, paura... ma anche gioia e amore. Nonostante le interazioni con gli altri giocatori siano limitate, la connessione creata tra le persone è una delle più interessanti mai viste fino ad ora. I giocatori si aiutano tra loro e per la prima volta ci troviamo a percepire realmente l'utilità di questo tipo di interazioni. Death Stranding in conclusione è una vera e propria esperienza videoludica che merita di essere vissuta.