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DOOM Eternal | Recensione: Il ritorno del re

Dato che ci troviamo al cospetto di un titolo impegnativo, anche ai livelli di difficoltà più bassi, id Software ha pensato bene di venire in aiuto del player anche grazie ad un set di potenziamenti ulteriori, che per mezzo di appositi punti guadagnati uccidendo nemici, oppure nascosti nelle numerose aree segrete, ci permetteranno di potenziare armi, armature e lo stesso Slayer. Le prime, in virtù anche dei suddetti moduli di modifica, potranno avere accesso ad ulteriori perk, così come potremo migliorare l’armatura Praetor per ottenere nuovi vantaggi (granate più potenti, mappa sbloccata, eccetera), ma anche i punti vita/armatura massimi grazie ai Cristalli Sentinel. A chiudere il cerchio ci pensa un set di rune (ne potremo equipaggiare 3 alla volta) in grado di garantire ulteriori bonus passivi.

L’eccellenza tecnica di DOOM Eternal

L’ottimo lavoro compiuto per quanto concerne l’aspetto ludico, fortunatamente, non ha portato al sacrificio del comparto tecnico che, grazie all’ottimo id Tech 7, ha permesso di realizzare una messa in scena di tutto rispetto. A colpire subito è l’estrema fluidità dell’azione, ancorata ai fatidici 60 frame al secondo, capaci di enfatizzare a dovere la velocità dei combattimenti. Anche la mera grafica, però, riesce con prepotenza a dire la propria, forte di una modellazione eccellente, texture convincenti ed un’effettistica particellare e luminosa di prim’ordine, con il ricchissimo bestiario di creature infernali a spiccare su tutto. Un plauso particolare ed accorato, però, va rivolto all’ottimo Mick Gordon, autore di una colonna sonora strepitosa che, grazie a chitarre ipersature e a suoni acidi ed industriali, riesce a galvanizzare il giocatore ad ogni colpo sparato, vista l’impeccabile maniera con cui le varie partiture riescono a fondersi con l’azione. Impossibile, inoltre, non citare l’ottimo level design generale, che ha permesso di dare vita a stage complessi ed estremamente vasti, in cui prevale un forte senso di verticalità, utile per ampliare la portata degli scontri, ma anche per dare vita a brevi ed efficaci digressioni platform. Ricchi di segreti da sviscerare, come vuole la tradizione della serie, i livelli presenteranno anche sfide opzionali ed i Cancelli Slayer, particolari arene in cui ci troveremo ad affrontare orde di nemici ancora più potenti.

Multiplayer povero

Tutto bello, quindi, in DOOM Eternal? Beh, confesso di essere rimasto un po’ deluso dal Battlemode, l’unica modalità online presente nella produzione id Software, che ci catapulterà in sfide 1vs2, in cui un giocatore (che impersonerà lo Slayer) sfiderà una squadra di due demoni controllati da altri player in carne ed ossa. Il solitario si comporterà come la controparte vista nella campagna principale, ed il suo obiettivo sarà quello di uccidere i due boss nemici a meno di 20 secondi l’uno dall’altro, pena il respawn del caduto con metà punti vita. Gli avversari, invece, che potranno scegliere da roster attualmente composto da 5 personaggi, dovranno cercare di fare la pelle allo Slayer, grazie ai propri attacchi ma anche alla possibilità di evocare mob controllati dall’IA. Al netto della situazione attuale, dopo un po’ di partite spese online, confesso di essere rimasto abbastanza deluso da questo Battlemode, vista la poca varierà dell’offerta: non nego che mi auguro l’aggiunta futura di nuove modalità di gioco, anche banali come un semplice deatmatch. Al momento, l’unico incentivo che potrebbe spingere a trascorre del tempo in rete, è la possibilità di sbloccare skin ed emblemi per i nostri personaggi: un po’ pochino per quanto mi riguarda.

Lode al re!

In linea con i modi spicci e sbrigativi della produzione id Software, vedrò di togliermi subito il dente: DOOM Eternal è un titolo eccellente sotto (quasi) tutti i punti di vista. Forte di una campagna single player longeva ed appagante, cucita attorno ad un gameplay che rappresenta lo stato dell’arte nel panorama degli shooter in prima persona, il nuovo lavoro del team statunitense si candida con prepotenza al titolo di miglior sparatutto dell’anno (ma anche della generazione). Frenetica, brutale ed appagante, l’avventura dello Slayer saprà conquistarvi in tutta la sua spietatezza, grazie ad un bilanciamento dell’esperienza che si attesta su livelli altissimi. Peccato solo per un comparto multiplayer al momento deludente, ma che non può impedire di certo a DOOM Eternal di portare a casa una valutazione decisamente lusinghiera.

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Simone Cantini

Gamer cresciuto all'ombra del tubo catodico, sia in casa che in sala giochi, amante del Giappone in ogni sua forma, traduttore freelance e aspirante musicista non ancora pronto ad appendere lo strumento al chiodo. Dopo quasi un decennio trascorso a scrivere di videogiochi da semplice blogger, sono pronto ad intraprendere una nuova avventura editoriale.

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