Il nuovo capitolo di God Of War, una delle più amate esclusive Sony, è finalmente sbarcato su PlayStation 4. Vediamo come se la cava la saga con una nuova mitologia da smantellare dalle fondamenta.
Premessa. Se siete riusciti ad arrivare fino ad oggi senza sapere nulla riguardo il nuovo capitolo di God Of War e avete intenzione di giocarlo, vi consigliamo di non continuare a leggere questa recensione. Non perché contenga spoiler, ma perché questo è un gioco che va scoperto. Più si arriva impreparati e meglio è. Bisogna lasciarsi trasportare da questa magnifica storia immersa in una delle mitologie più affascinanti e contorte che esistano. Per tutti gli altri, andiamo ad analizzare il ritorno del Fantasma di Sparta, già ampiamente elogiato dalla critica internazionale.
Responsabilità
Questo God Of War è un reboot, ma anche un seguito. Infatti, la nostra avventura inizia diversi anni dopo quanto accaduto nei precedenti capitoli. Kratos si è ritirato per vivere in pace e ha trovato la tranquillità di una vita umana a Midgard, regno del nord. Veniamo subito catapultati nel gioco, senza premesse né spiegazioni. Il Fantasma di Sparta è diventato padre, ma sfortunatamente la madre del ragazzo viene a mancare. Il suo ultimo desiderio è stato quello di portare le sue ceneri sul picco più alto di tutti i regni. Quindi padre e figlio si imbarcano in una lunga avventura piena di pericoli e colossali ostacoli. Questo è quanto vi serve sapere riguardo la trama che si trova alla base di questo God Of War. Può sembrare una storia banale, ma così non è. Piene di sfaccettature, sfumature e finezze narrative, le vicende saranno ciò che vi invoglierà ad andare avanti. La caratterizzazione dei personaggi è sublime. Kratos è un “uomo” ormai anziano, tormentato dal passato. Reprime ogni cosa dentro di sé, ma la sua vera natura fa di tutto pur di manifestarsi. Questo comportamento lo rende molto chiuso con il figlio, il quale fa di tutto pur di guadagnare il rispetto del padre. Il bello di questa storia è che non è presente un antagonista vero e proprio, ma solo ostacoli che impediscono ai due di raggiungere il vero obiettivo, ovvero disperdere le ceneri della madre. Eppure la maggior parte di questi nemici sono caratterizzati meglio di molti altri villain presenti nei giochi più blasonati. Alla fine, il nemico principale dell’avventura è proprio Kratos e la sua condotta. Il fatto di essere così brusco con tutti rende difficile agli altri dargli fiducia. La sua voglia di proteggere a tutti i costi suo figlio dalla verità è il più grande ostacolo da superare. Poche volte è capitato di vedere una storia così ben orchestrata all’interno di un videogioco. Inoltre, lo studio che c’è stato dietro la ricostruzione della mitologia norrena è strabiliante. Le leggende sono trasposte in modo eccezionale, anche se molte vicende sono state giustamente riadattate. Sono riusciti a creare un universo di gioco estremamente credibile e che si collega alla vera mitologia sotto la maggior parte degli aspetti.
Cambiamenti
Il gameplay di questo God Of War è totalmente diverso da quanto visto nei capitoli precedenti. Il combattimento ampio, arioso e frenetico caro alle passate avventure è diventato pesante, grezzo e feroce, ma è ancora più dinamico e complesso del passato. La nuova arma, Leviatano, una potente ascia capace di tornare nelle mani di Kratos come il martello di Thor, permette di essere estremamente vari negli approcci. Bisogna essere molto strategici, studiare il nemico un po’ come accade nei vari Souls, anche se il livello di difficoltà è più abbordabile, ma non da prendere alla leggera. Sono presenti, infatti, nemici particolarmente ostici e che necessitano di riflessi fulminei per essere sconfitti. Il sistema di combattimento è uno dei migliori degli ultimi anni in termini di varietà e immediatezza. Non mancano anche alberi di abilità e crafting, costante della maggior parte dei giochi odierni. Anche il mondo di gioco si è dovuto adattare. Infatti, non ci troviamo più di fronte ad un tunnel che ci indirizza fino alla fine, ma abbiamo la libertà di esplorare il mondo di gioco a nostro piacimento. Sono presenti missioni secondarie, segreti, collezionabili, mappe del tesoro, boss opzionali. Però non può essere definito un open world. È più un tunnel ramificato, con diverse strade tra cui scegliere. Questo sistema è estremamente ben congegnato, con sentieri che si ricongiungono, scorciatoie, passaggi secondari prima inaccessibili. Complice uno dei level design migliori degli ultimi anni, ricco di ingegnosità e mai labirintico. Questo God Of War attinge a piene mani da quanto sperimentato dal mondo videoludico in questi anni e ne prende solo il meglio per condensarlo in un gameplay immediato ed estremamente soddisfacente.
La vetta scalata
Il comparto tecnico di God Of War è da capogiro. Graficamente si fa fatica a trovare di meglio su Playstation, soprattutto se giocato in 4K HDR. Dai dettagli alle ampie vedute, ogni elemento è graficamente magistrale. A tutt’altro livello, però, troviamo la maestria con la quale sono state create le animazioni. Ognuna di esse è fluida e pulita, soprattutto durante i combattimenti, cosa molto difficile da realizzare. Queste raggiungono l’apice durante gli scontri con i boss più imponenti. Le boss fight sono ben orchestrate e le animazioni sono la parte migliore di esse, sostenute ovviamente da una regia eccezionale. Peccato che non siano presenti in larga scala, ma ce ne siano solo una manciata, anche se ognuna di esse è unica e differente nell’approccio. Altro pregio è il design dell’intero gioco. Dalle strutture, ai mostri, ai protagonisti. Tutto è ispirato e mai banale. Anche a livello sonoro dà il meglio, sia per quanto riguarda i rumori ambientali che per il doppiaggio. Unico appunto è che a volte il missaggio è un po’ sbilanciato e si farà fatica a sentire i personaggi dialogare a causa della musica o di altri elementi. Infine, l’illuminazione. Questa è di quanto più ispirato si possa immaginare. Le fonti di luce vengono posizionate nei posti più insoliti e creano contrasti stupefacenti, complice una palette cromatica ben bilanciata. Se i precedenti capitoli erano contraddistinti dalle calde tonalità mediterranee, questo nuovo God Of War è pervaso da intense e glaciali tonalità fredde, smorzate dai colori brillanti del folklore nordico. Tutta questa magnificenza, però, ha un peso. Il gioco, infatti, ogni tanto presenta dei cali di frame se giocato con le opzioni grafiche al massimo, ma niente di troppo invasivo considerando l’hardware sul quale gira. Il comparto tecnico, quindi, è quanto di meglio possiate sperare di trovare al momento su PlayStation.
Questione di punti di vista
A farti venir voglia di continuare senza sosta è anche il fatto che il gioco è un vero e proprio piano sequenza cinematografico. Non sono presenti caricamenti dall’inizio alla fine (a meno che non si muoia) e le scene di intermezzo non hanno tagli o montaggio. La camera ci segue, volteggia intorno a noi, esita in scene particolarmente drammatiche e poche volte ci perde di vista. Il tutto è estremamente fluido. Da gameplay si passa a cutscene e viceversa. Non ci era mai capitato di vedere un lavoro simile. È epocale. Sai di trovarti di fronte a qualcosa di diverso. Si è arrivati molto vicini al concetto di gioco visto come opera cinematografica. Questo si può vedere dalla regia decisamente sopra la media; dalla fotografia curata in ogni minimo dettaglio, a partire dall’illuminazione; dal doppiaggio estremamente convincente e anche dalle “interpretazioni” dei vari personaggi; dalla sceneggiatura che cerca qualcosa di più della solita storia lineare; e, soprattutto, dalla colonna sonora, firmata da uno dei compositori più talentuosi in circolazione, ovvero Bear McCreary. Si vede che dietro questa produzione si trovano amanti del cinema. Gente consapevole di ciò che sta facendo. Dopotutto, Santa Monica Studios è sempre stata un po’ così, basti pensare alla camera fissa presente negli altri God Of War, sfruttata sempre in modo tale da creare quegli effetti cinematografici che non sarebbe stato possibile ricreare in altro modo, fino ad oggi. La nuova inquadratura da dietro le spalle convince in ogni momento e permette di creare delle finezze cinematografiche che lasciano a bocca aperta. Non possiamo dire che sia un gioco tramutato in film, ma è la cosa che più ci si è avvicinata fino ad oggi.
God Of War
Conclusioni
God Of War è la miglior esclusiva presente al momento su PlayStation 4. Ogni elemento che lo compone è studiato alla perfezione. Dalla storia che scopriamo insieme ai due protagonisti, al comparto tecnico bilanciato e stupefacente, fino ad arrivare a quei dettagli che fanno avvicinare i videogiochi al cinema come mai prima d'ora. Molti potrebbero pensare che sia diventato un gioco anonimo. Che si sia conformato all'idea odierna di videogioco, prendendo a piene mani da quanto già sperimentato in precedenza. La verità è che si è evoluto, nel bene o nel male. Un'evoluzione sia mentale che fisica. Un nuovo Kratos che combatte ciò che è stato, ma anche ciò che sarà. Perennemente incatenato a quel passato di vendetta e sangue, ora trasformato in primordiale e feroce rabbia. Vuole cambiare, ma sa di non poter rinnegare le sue origini. Per lui non ci sarà mai pace. Mai redenzione.
Solo furia e tempesta.