Videogame

Microtransazioni: Le casse premio verranno classificate gioco d’azzardo?

Alcuni Stati stanno decidendo in questo momento se collegare le casse premio presenti nei videogiochi al gioco d’azzardo. Analiziamo se le microtransazioni sono un problema enorme come molti sostengono.

Negli ultimi tempi hanno preso sempre più piede nei videogiochi le microtransazioni, ovvero contenuti virtuali a pagamento che possono variare, in modo anche drastico, l’esperienza di gioco. Di solito, le microtransazioni sono “mascherate” da forzieri o casse premio con al loro interno contenuti di gioco. Quando le apriamo, però, non siamo a conoscenza del loro contenuto. Il meccanismo è totalmente casuale. Questo significa che potresti trovarci oggetti inutili o che già possiedi o, magari, qualcosa di raro che cambierà drasticamente la tua partita. Per acquisire questi forzieri bisogna o sbloccarli giocando o (per chi non ha tempo, ma ha tanti soldi) comprarli con moneta reale. Ed è questa la variabile che stanno studiando molti Stati (europei e non). Vogliono fare maggiore luce sulla situazione per capire se si tratti di gioco d’azzardo o no. Per il momento il Belgio è in prima linea, ma lo seguono a ruota anche Hawaii e Australia. Nell’industria videoludica, invece, troviamo personaggi di spicco che difendono questo elemento come Michael Pachter. L’analista statunitense afferma che chi pensa che sia gioco d’azzardo non ha capito niente dell’industria videoludica (non ha espresso la sua opinione con queste esatte parole, ma ho voluto addolcirvi un po’ la pillola). Ora il dibattito è accesissimo sui vari forum, ma anche in ambiti meno “consoni” si è iniziato a parlare di questa situazione. Un esempio è il Wall Street Journal che ha prontamente riportato la notizia delle microtransazioni di Star Wars Battlefront II. Anche i telegiornali stanno iniziando ad informarsi e a criticare. Sembra che tutti vogliano dire la loro su questo problema.

Ma le microtransazioni delle casse premio sono veramente un problema?

Questa è una domanda molto complicata che probabilmente mai troverà una risposta. Da un lato potrebbe essere così. Uno spende soldi reali per prendere un oggetto che potrebbe tornargli più o meno utile nel corso della sua partita. Se ci pensate è un po’ il discorso del Gratta e Vinci. Prendi il biglietto (cassa premio), gratti i vari slot (giri le varie “carte”) e potresti aver vinto come aver perso i tuoi soldi e questo potrebbe portarti a giocare ancora e ancora. Però va anche fatta un’analogia con altri servizi. Per esempio, le figurine o le carte da collezione. Vai al giornalaio, prendi il pacchetto, lo apri e potresti trovare doppioni o rari. Il primo paragone è vietato hai minori di diciotto anni, mentre il secondo lo può fare anche un bambino di tre. L’ultimo sembra quello più conforme al problema delle casse premio. Alla fine non vinci denaro, ma oggetti da utilizzare in un videogioco. E’ come se trovi la figurina di Totti. Certo, per i più piccoli è necessario che un genitori li guidi come quando li accompagna in edicola. Non bisogna mai lasciare i dati della carta di credito in mano ad un bambino. Vi ricordo di quel bambino americano che ha speso ventimila dollari per comprare pacchetti di Fifa.

E’ la fine del mondo videoludico?

Infine, molti sostengono che questa moda delle microtransazioni sia il veleno che distruggerà il mondo dei videogiochi. Ovviamente ognuno ha le sue opinioni, ma penso che la situazione non sia così apocalittica come tanti declamano. I costi di produzione per creare un videogioco sono diventati altissimi, quindi è più che normale che qualche casa di produzione voglia guadagnare qualcosa in più. Vi ricordo che i soldi guadagnati con le microtransazioni molto spesso finiscono nel budget del progetto successivo. Certo, nel momento in cui per andare avanti in un gioco che hai preso a prezzo pieno devi per forza pagare, lì sorge il problema. In quel caso è evidente che vogliono spillare ulteriori soldi all’utenza. Negli altri casi, sono un elemento in più che uno può scegliere di acquistare. Proprio questo è il bello del poter giocare, ovvero, il libero arbitrio. Si può giocare ad un gioco di guida mettendo sotto tutti i pedoni o guidando rispettando le regole della strada. Si può decidere di giocare con tranquillità o acquistare oggetti con soldi reali per arrivare prima all’obiettivo. Personalmente non ho mai sentito il bisogno di usufruire delle microtransizioni e mi sono sempre goduto appieno la mia esperienza di gioco. Questa, naturalmente, è la mia opinione personale. Se qualcuno pensa il contrario è libero di farlo, anzi, se vuole possiamo anche iniziare una discussione (amichevole, mi raccomando) nei commenti. Fateci sapere cosa ne pensate.

Mattia Pescitelli

Tenace adoratore del mezzo cinematografico, cerco sempre un punto di vista fotografico in tutto ciò che mi circonda. Videogiochi, serie televisive, pellicole cinematografiche. Nulla sfugge al mio imparziale giudizio.

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Mattia Pescitelli

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