Andiamo a scoprire insieme cosa ci ha regalato quest’anno la Playstation Experience di Sony.
Oggi, a differenza di ieri con i Game Awards, sono le 6:50 di mattina. La Playstation Experience 2017 è appena terminata e io mi trovo qui a scrivere un altro recap. Oggi sono meno stremato di ieri, visto che la conferenza è iniziata alle 5:00 e prima mi sono concesso una sana dormita. L’intenzione di oggi era scrivere diversi articoli che riguardassero i singoli giochi presentati, ma la conferenza è stata così vuota che ho dovuto ripiegare un’altra volta sul riassunto. Andiamo a vedere insieme i pochi highlight della serata.
Quisquilie e pinzillacchere
Il Playstation Experience, anche quest’anno a Anaheim, viene introdotto come da un medley iniziale con tutti i giochi che hanno caratterizzato e caratterizzeranno il mondo di Playstation 4. La conferenza inizia nel peggiore dei modi: viene inquadrata una fila lunghissima di divani e poltrone sul palco, facendo pensare ad una voglia di entrare nel mondo dell’arredamento da parte di Sony. Poi entra il presentatore canonico dei pre-show di Playstation, Sid Shuman, lasciando tutti un po’ spaesati. Viene da pensare che sia l’anteprima. E invece no, è proprio la conferenza. Insieme a lui entra Shawn Layden, il CEO di Sony Interactive Entertainment America. Capisci che non andrà a finire bene appena i due prendono posto sui divani e iniziano a chiacchierare del magnifico anno che ha vissuto Playstation e di quanto sia promettente il futuro che verrà. Dopo svariati minuti di conversazione, alle loro spalle inizia a vedersi qualche trailer. Si inizia con Firewall, un titolo per Playstation VR che ricorda molto Rainbow Six Siege. Da quello che si evince, sembrerebbe uno sparatutto (in prima persona, ovviamente) online quattro contro quattro. A seguire viene presentata un’esperienza in realtà virtuale per The Last Guardian. Si continua nel mondo del VR con l’aggiornamento per la realtà virtuale di Wipeout Omega Collection che arriverà agli inizi del 2018. Dopodiché vengono introdotti sul palco prima il direttore creativo di Horizon Zero Dawn, poi quello di God Of War e, infine, la creatrice di Dreams. Ognuno di loro parla di quanto sia bello il gioco che hanno o che stanno creando senza far vedere nulla di nuovo, neanche qualche sequenza di gameplay inedita. E così passa la prima mezz’ora.
Si intravede qualcosa
Finita l’eterna chiacchierata, arriva sul palco il direttore creativo di Detroit Become Human. La cosa più divertente (e più triste) da vedere è come ogniqualvolta che un nuovo ospite arriva tutti si alzano e scalano di posto per farlo sedere vicino all’intervistatore. Tornando a noi, finalmente, vediamo qualcosa di concreto: un gameplay giocato dal vivo di Detroit. Il gioco si presenta molto bene, graficamente è eccelso e viene sinceramente voglia di giocarlo. Visto il fatto che il titolo si basa sulla scelta multipla, il director ha deciso di far partecipare il pubblico nel gameplay facendogli scegliere cosa fare. Sempre interessante vedere quanto il pubblico americano somigli agli spettatori del Colosseo ai tempi d’oro. Hanno scelto di raccogliere la pistola da terra e, invece di provare a ragionare con il criminale, l’hanno giustiziato senza scrupoli. Non vi dico l’esaltazione della folla. Mi ha spaventato parecchio. Dopo questo studio psicologico sulla società americana, è stato il turno del gioco più promettente presentato durante lo show: Donut Country. E pensate che è un indie normalissimo. Poi è il turno di Jupiter & Mars, un gioco VR in qui si impersona un delfino che, in un mondo post-apocalittico e insieme ad un suo amico, nuota tra le vie di città sommerse.
Vicini alla fine?
Piccolo trailer di Monster Hunter World. Segue l’arrivo sul palco di Hideo Kojima con il braccio meccanico proveniente dal suo nuovo gioco, Death Stranding, dietro la schiena. Di questo fanno vedere il video presentato ieri durante i Game Awards. Finito questo, l’intervistatore chiede a Kojima come gli sia venuta in mente l’idea per questo gioco (che al momento non ha ne capo ne coda) e lui svia molto bene parlando di quando andava a pranzo con l’ex CEO di Playstation. Non sto scherzando. Sceso dal palco Kojima, sembra che ormai la fine sia arrivata, ma c’è un’ultima sorpresa. Shawn Layden, come ogni anno ha una maglietta che preannuncia l’arrivo di qualche gioco. Quest’anno era coperta da una felpa, ma, quando alla fine se la toglie, possiamo vedere una tomba con la scritta “Sir Dan”. Questo è un ovvio riferimento a Sir Daniel Fortesque, personaggio storico di Medievil. Quindi parte un teaser nel quale viene annunciato l’arrivo della remastered in 4k del primo Medievil. Fine. So che potrebbe essere difficile prendermi sul serio, ma finisce veramente con l’annuncio di una remastered.
Il problema principale di questo Playstation Experience è stato il fomento generale che si è creato con il tempo. Ogni anno a questo evento sono stati presentati sempre dei giochi non da poco (vi ricordo l’annuncio di The Last Of Us 2). Se si aggiunge anche l’ottimo risultato raggiunto dai Game Awards di ieri, ecco che si viene a creare un’aspettativa di un certo livello. Però ci si poteva aspettare un risultato del genere. Voglio dire, dopo tutti gli annunci che hanno fatto solo nei precedenti mesi è normale che alla fine si rimanga un po’ a secco. Non possono avere una miniera inestinguibile di titoli. Tuttavia, potevano anche risparmiarsi questa conferenza che è sembrata un po’ una presa in giro verso l’utenza. Sai che le aspettative che si creano sono enormi. Facendo così rovini soltanto la tua immagine. Ed è completamente sbagliato che oggigiorno basta non soddisfare le aspettative per essere subito additati come scansafatiche e impostori, ma tant’è. Dopotutto viviamo in un mondo dove la gente esulta quando vede qualcuno giustiziato. Tanto è un gioco, non è così?