Game Review
State Of Decay 2 – Recensione del survival di Microsoft
Published
7 anni agoon
State Of Decay 2 sta per arrivare sugli scaffali, ma noi abbiamo avuto l’occasione di giocarlo in anteprima. Ecco la recensione del survival in esclusiva per Xbox One e PC Windows.
Il primo State Of Decay piacque molto sia a critica che pubblico. Questo perché dava nuova linfa vitale ai survival, spingendo il giocatore a costruire una comunità che fosse in grado di sopravvivere all’apocalisse zombie. Tuttavia, peccava sotto la maggior parte degli aspetti tecnici. Con questo State Of Decay 2 la collaborazione tra Undead Labs e Microsoft continua e cerca di migliorare ciò che non andava nel capitolo precedente. Vediamo se ci sono riusciti in questa recensione.
La trama che non c’è
Il primo State Of Decay aveva una storia banale, ma pur sempre una storia che prefissava un obiettivo. In State Of Decay 2 ci troviamo davanti ad una storia inesistente. L’obiettivo del gioco non è più trovare un modo per fuggire dal territorio o creare una cura. Tutto ciò che dovremmo fare è sopravvivere. Ci sono degli obiettivi principali che ci indirizzano la via, ma dopo averne completati alcuni, la nostra main quest sarà quella di accrescere la reputazione con le altre enclave. Dato che lo spirito del gioco è diventato molto più survival rispetto al precedente capitolo, non ci sentiamo di condannarlo perché il massimo di storia che si ha è raccontata attraverso il walkie-talkie. Però ci saremmo aspettati almeno un po’ più di varietà tra le missioni che ci vengono assegnate dai vari gruppi di superstiti. Queste all’inizio sono interessanti e sembrano anche varie, ma appena iniziano a ripetersi per più di una volta la voglia di portarle a termine scema sempre di più. Se si seguono solo le missioni dell’enclave, si arriva ad un certo punto in cui ci si ritrova a fare i facchini da una parte all’altra della mappa ricevendo misere ricompense. Inoltre, anche la scrittura dei dialoghi è basilare. I superstiti si limitano a chiacchierare per qualche secondo in completa solitudine, a meno che non siamo noi a chiedergli qualcosa, ma anche lì è come intraprendere un discorso unidirezionale.
Razziatori nati
Abbiamo già ampiamente parlato del gameplay nella nostra anteprima, ma ci sono ancora alcune cose di cui discutere. Nel nostro articolo eravamo abbastanza convinti delle meccaniche di gioco, consci del fatto che ci trovassimo solo agli inizi del gioco e che si sarebbero ampliate. Bene, non è andata proprio in questo modo. Da quando abbiamo scritto l’anteprima ad oggi il gioco è rimasto sempre uguale, piatto, non è stato introdotto niente di nuovo con il passare delle ore. Tutto ciò che facciamo è andare in giro a raccogliere provviste per il nostro gruppo e occuparci delle infestazioni nelle vicinanze, azioni fondamentali per tenere il morale del gruppo alto. Ci sono poche volte in cui potremmo uscire spensierati, solo per cercare qualche arma più potente o anche solo per andare alla scoperta dei dintorni senza avere pensieri per la testa. Invece, manca sempre qualcosa. Una volta è il cibo, una volta le medicine. Possiamo dire, però, che lo spirito da survival si sente. Ogni momento è di tensione, non si è mai completamente al sicuro. Il che è un bene per un gioco di questo tipo. Però sarebbe bello anche rallentare qualche volta. Il sistema di combattimento, come abbiamo già detto nell’anteprima, è migliorato rispetto al primo, ma presenta comunque molte imperfezioni. Hanno aggiunto nuove mosse, ma non hanno curato molto né quelle già presenti, né quelle introdotte. Il risultato è un combattimento macchinoso e legnoso che all’inizio non sembra male, ma con il passare delle ore si fa sentire.
Invece, ciò che funziona veramente bene in State Of Decay 2 è la gestione della comunità. Questa è piena di variabili. Permette di avere approcci molto diversi a seconda del nostro stile di gioco. Possiamo finalmente scegliere un leader che comandi la nostra comunità. Dobbiamo stare anche attenti alla piaga del sangue, una malattia infettiva che fa trasformare i superstiti in zombie. Quindi bisogna tenere d’occhio le condizioni di tutti, altrimenti potremmo trovarci con uno zombie all’interno delle nostre stesse mura. Interessante anche il fatto di poter uccidere l’infetto prima che la trasformazione avvenga se non possediamo la cura (cosa che non accadrà mai, visto che gli ingredienti si prendono dai corpi deceduti di zombie molto comuni e contraddistinti da occhi rosso fuoco). Tra i pericoli rientrano anche le altre comunità, alcune delle quali saranno ostili sin dal primo momento e vi attaccheranno a vista, il che potrebbe risultare più pericoloso che incontrare un’orda di zombie. Unico aspetto un po’ ostico e forse troppo punitivo è la scarsità di veicoli (rispetto al precedente capitolo sono decisamente di meno) e la velocità con il quale si consuma il carburante, anche se ciò dipende molto dal mezzo. Questo aspetto si ricollega a quella ricerca disperata di provviste di cui abbiamo parlato poc’anzi. Non vi ritroverete mai senza qualcosa da fare.
Legno massello
Tecnicamente State Of Decay 2 è migliorato molto rispetto al primo capitolo. Graficamente è più pulito e dettagliato, le animazioni sono più rifinite, l’illuminazione è meno accecante. Tuttavia, nonostante sia un passo avanti rispetto al passato, si trova comunque cento passi indietro rispetto agli standard odierni. Le animazioni sono legnose (come suggerisce il titolo) e graficamente è molto datato. Anche l’illuminazione ha i suoi alti e bassi. A volte è ben bilanciata, altre è troppo accecante o troppo cupa. Però va anche detto che, per il prezzo al quale viene messo in vendita, il risultato finale è molto gradevole. Ma c’è un’altro aspetto di cui bisogna parlare e che non dovrebbe esistere neanche nei giochi con il budget più basso del mondo. Su Xbox One X il frame rate raramente è stabile, barcollando sempre tra i venti e venticinque fotogrammi al secondo. Il che è un problema nella maggior parte delle situazioni di pericolo, arrivando a volte anche a proclamare la morte del personaggio se si è particolarmente sfortunati. Inoltre, il gioco è costellato di bug e glitch che minano costantemente le nostre avventure, recando molto spesso ingenti danni alla nostra partita. Unico aspetto pienamente positivo è la colonna sonora firmata dall’ormai navigato Jesper Kyd, che aiuta a creare un’ottima atmosfera post-apocalittica.
Lo spirito estremamente survival
La gestione della comunità
Il pochissimo impegno messo nel comparto narrativo
La troppa ripetitività delle missioni
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Tenace adoratore del mezzo cinematografico, cerco sempre un punto di vista fotografico in tutto ciò che mi circonda. Videogiochi, serie televisive, pellicole cinematografiche. Nulla sfugge al mio imparziale giudizio.