Videogame

The Game Awards: Recap di una premiazione piena di sorprese

Vediamo insieme cosa ci hanno riservato quest’anno i Game Awards, ovvero gli Oscar del mondo dei videogiochi.

Sono le 5:47 di mattina. I Game Awards sono finiti da circa una decina di minuti. I miei occhi si chiudono, ma farei di tutto pur di tenervi informati. La premiazione è iniziata verso le 2:30 di mattina. Ciò significa che il programma è durato la bellezza di tre ore. Qualcosina in più dell’ora di conferenza che avevo preventivato. Vediamo insieme cosa ci hanno riservato queste ore, che comunque sono state piene di sorprese. Mi scuso per eventuali errori di battitura e di sintassi, ma l’ora tarda credo che mi giustifichi appieno. 

Il Pre-show

La premiazione non è cominciata subito. C’è stato un quarto d’ora di pre-show che, stranamente, non si è rivelato invasivo o noioso. Complice il fatto che sono stati annunciati diversi giochi attraverso dei trailer mandati con una certa frequenza. Tra i più rilevanti troviamo World War Z (PS4, Xbox One, PC), Vacation Simulator (2018 – PSVR, HTC Vive, Oculus Rift) e un nuovo gioco di From Software (la casa produttrice della fortunata serie Dark Souls) ancora senza titolo, ma dai pochi fotogrammi mostrati potrebbe trattarsi di Bloodborne 2 (probabilmente più dettagli saranno svelati al Playstation Experience di domani). C’è stato spazio anche per i primi premi della serata. Uno è il giocatore più in voga del momento (su Twitch mi pare di aver capito) che è stato assegnato a Dr. Disrespect, mentre l’altro è la miglior colonna sonora. Qui il vincitore è Nier: Automata. 

Inizia lo show

Iniziamo con il dire che i Game Awards sono gli Oscar dei videogiochi o, perlomeno, dopo quest’anno lo sono diventati. Nelle scorse edizioni mancava il budget (non so se vi ricordate lo sponsor dei rasoi con l’uomo-rasoio). Quest’anno, invece, hanno voluto fare le cose in grande. L’organizzazione è praticamente identica a quella degli Oscar (gli ospiti salgono sul palco con la busta, illustrano i candidati, nominano il vincitore e questo sale sul palco per il discorso). La scenografica era magnifica, il palco grande (anche troppo per ciò che dovevano fare), lo schermo si alzava per rivelare l’orchestra. Questa, però, non è certo roba che costa poco. I soldi li  hanno presi, ovviamente, dagli sponsor. Risultato finale: ogni dieci minuti c’erano almeno due minuti di spot vari o presentazioni di offerte a tempo limitato, solo per il periodo della premiazione. Peccato, perché il ritmo generale era costruito molto bene, decisamente meglio degli altri anni.

Orchestre, premiazioni e personaggi di spicco

La premiazione inizia con la Game Awards Orchestra che esegue le colonne sonore dei giochi più famosi degli ultimi anni, tra i quali Skyrim, The Witcher, Horizon e Zelda. Si passa subito al premio per la miglior sceneggiatura (o narrativa, chiamatela come volete). What Remains Of Edith Finch si porta a casa la  statuetta. Come un treno, poi, troviamo subito una World Premiere. Si tratta del trailer del nuovo progetto di Campo Santo Studios (creatori di quell’opera d’arte che è Firewatch: se non lo avete giocato, recuperatelo assolutamente). Il gioco sembra molto simile al precedente lavoro dello studio in quanto a stile (e non è di certo un difetto), ma è ambientato in quello che sembrerebbe essere una tomba dell’Antico Egitto trovata da due esploratrici nei primi anni del Novecento. Il gioco s’intitola In The Valley Of The Gods e l’uscita è prevista per il 2019. Subito dopo si passa al miglior gioco action, presentato da Zachary Levi (Chuck) che riesce anche a fare una battuta sulle microtransizioni. Il vincitore è Wolfenstein 2. Scelta un po’ azzardata, visto che prima di essere un action, il gioco è uno sparatutto in prima persona. Però non ci lamentiamo. Chiacchiere inutili e poi sponsor.

Del Toro, Kojima e tanta esaltazione

Dopo questa prima manche è stato il turno di un evento inaspettato per questi Game Awards: il trailer di The Shape Of Water, nuovo film di Guillermo del Toro che sta riscuotendo un successo strepitoso, sia dal pubblico che dalla critica. Pochi secondi dopo vengono introdotti sul palco Hideo Kojima e Del Toro stesso. I due (per chi non lo sapesse) stanno lavorando insieme allo sviluppo di uno dei giochi più misteriosi e al contempo attesi di sempre: Death Stranding. Inutile dire che il pubblico è esploso e imploso diverse volte di seguito. Tuttavia, i due hanno fatto uno scherzone. Ciò che dovevano fare era premiare la migliore direzione artistica. Quest’anno ha vinto giustamente un piccolo gioiellino: Cuphead. Lo schermo centrale si alza e vediamo Eiji Aonuma, produttore di Zelda, che estrae la Master Sword dalla roccia. Dopo è stato presentato con un trailer il nuovo DLC di The Legend Of Zelda: Breat Of The Wild. Si chiama “La Ballata dei Campioni” ed, oltre ad avere una nuova storia da spulciare nei minimi dettagli, è disponibile da subito dopo i Game Awards. Durante la presentazione si sentivano tutti molto spiritosi e Bethesda non è stata da meno. Con un trailer-parodia in stile Save The Children, ha ricordato a tutti che i giocatori singleplayer vanno protetti. Così hanno lanciato l’hastag #saveplayerone, ovvero solo una mera pubblicità per dire che tutti i giochi singleplayer della casa produttrice si trovano al 50% di sconto. Altri sponsor hanno sfidato le mie palpebre.

Un premio che sia degno di tale nome

Molto bella la sezione dedicata alla miglior icona dell’industria (Industry Icon Award) che si rifà in tutto e per tutto al premio alla carriera. Quest’anno è stato assegnato Carol Shaw, la prima donna ad aver sviluppato un videogioco, River Raid, anche se non è mai stata presa troppo in considerazione dall’industria videoludica. Ora dopo quasi sessant’anni, finalmente, gli viene riconosciuta la sua bravura e la dedizione che ha donato al mondo dei videogiochi. Poi è toccato a Katshuiro Harada, game director di Tekken, che ha presentato con un trailer il nuovo Soul Calibur VI, in arrivo nel 2018. Dopodiché è toccato a Aisha Tyler che ha elargito il premio per il miglior debutto indie. Anche qui vince Cuphead. Infine, viene mostrata una nuova modalità di Fortnite: il 50 vs 50 a tempo, disponibile da oggi.

L’ora si fa sentire

Dopo l’ennesimo stacco pubblicitario, tocca al miglior gioco in continua crescita (Best Ongoing Game). Vince Overwatch, anche se molti non sono d’accordo, visto che il supporto post-lancio arriva con il contagoccie. Ecco, poi, l’ennesimo stacco comico, questa volta abbastanza divertente. Troviamo, infatti, Conan (uno dei presentatori più famosi della tv americana) che deve scegliere il gioco dell’anno tra quelli in lizza. Inutile dire che per lui nessuno di quei giochi dovrebbe essere classificato come gioco dell’anno e, invece,  dovrebbe essere premiato Yathzee, gioco da tavola d’altri tempi. Dopo questa pausa per staccare dai ritmi molto serrati del programma troviamo l’annuncio del nuovo gioco sviluppato dai THQ Nordic: Fade To Silence (in early access dal 14 dicembre 2017). Non si capisce bene di cosa si tratta, ma di sicuro NON promette bene. Felicissimo di sbagliarmi.

Pesi massimi

Da questo momento entriamo nel vivo dei Game Awards. Di colpo viene annunciato che i primi due capitoli di Bayonetta arriveranno su Switch nel 2018, ma poi, totalmente a sorpresa, viene annunciato il terzo capitolo con un trailer molto breve, privo di una data di uscita. Passiamo ad un premio che interesserà a pochi: il miglior giocatore degli e-sports. Vince anche quest’anno Faker. Poi l’inferno scoppia in sala appena la scritta “Sony Entertainment Network” inizia a colare con un’animazione che molti giocatori riconosceranno di sicuro. Un nuovo trailer di Death Stranding, il gioco di Kojima e Del Toro, lungo diversi minuti, fa letteralmente impazzire la platea. Tuttavia, ancora non si capisce quale sia il senso del gioco. Sembra tutto onirico, quasi fosse un incubo. Alla fine salgono sul palco Kojima e Norman Reedus (Daryl in The Walking Dead, che qui interpreta il protagonista). Parlano di come il progetto stia procedendo bene e fanno una frecciatina a Konami non da poco:

“Questa volta nulla e nessuno ci fermerà!”

I due fanno evidente riferimento al precedente progetto che il trio Del Toro/Kojima/Reedus stava creando, ovvero il remake di Silent Hills, cancellato a causa del licenziamento di Kojima da parte di Konami. Dopo questo picco per il grande pubblico, è arrivato il vero highlight della serata, per me. A sorpresa sale sul palco Jason Schwartzman che annuncia l’arrivo sul palco dei Phoenix, band francese di grande successi nell’underground elettronico. Comunque il picco non erano il gruppo, ma Schwartzman, uno dei miei attori preferiti, ospite completamente a caso della serata.

Ci avviciniamo alla fine

Andiamo un po’ più velocemente altrimenti non finiamo più. Il miglior gioco creato da studenti va a Level Squared (ritira il premio un uomo che deve essere stato rimandato diverse volte per essere ancora studente…). Annunciato Witchfire, nuovo gioco dai creatori di The Vanishing Of Ethan Carter e Bulletstorm. Uno squilibrato totale (invitato dal presentatore e creatore del programma, Geoff Keighley) inizia a mandare a quel paese gli Oscar, affermando che i Game Awards sono molto meglio. Più avanti nel discorso si scopre essere il creative director di A Way Out, gioco molto interessante prodotto da Electronic Arts. Poi è il turno dell’annuncio del videogioco del remake Jumanji (quanto complicato). A presentarlo (in video) troviamo Dwayne “The Rock” Johnson, Jack Black e Kevin Hart, ovvero i protagonisti del film. Subito dopo, un nuovo trailer fa tornare alla luce il dimenticato Dreams, progetto molto interessante di Media Molecule che sembrava essere scomparso, che ora ha una finestra di lancio: il 2018. Turno dell’ex CEO di Playstation, Andrew House, il quale premia il miglior gioco d’impatto (Best Game For Impact). Hellblade: Senua’s Sacrifice vince a mani basse. Viene presentata una nuova mappa desertica per Player’s Unknown: Battleground.

Il gran finale

Andy Serkis (Gollum de Il Signore Degli Anelli, ma anche il più recente Cesare de Il Pianeta Delle Scimmie) premia la migliore performance. Il premio va a Melania Jurgens per l’eccellente lavoro svolto con Hellblade: Senua’s Sacrifice. Di seguito viene presentato un gioco inedito dai creatori della serie Payday: GTFO, un co-op di massimo quattro giocatori dall’ambientazione spaziale. Il lancio è previsto per il 2018. Siamo agli sgoccioli. La miglior direzione creativa va a The Legend Of Zelda: Breath Of The Wild, che si aggiudica anche il premio per miglior action/adventure. Nuovo trailer per il sempre splendido Metro Exodus. Poi l’Orchestra ci accompagna verso la conclusione con prima un omaggio al vincitore dell’anno scorso, Overwatch, e poi un medley dei brani che compongono la colonna sonora dei candidati a miglior gioco dell’anno. E il premio di Game Of The Year va a…

The Legend Of Zelda: Breath Of The Wild!

“Thank you, America!”

Così esordisce Aonuma. Ed è così che possiamo concludere noi. Grazie America per i tuoi programmi che non riescono mai a stare sotto alle due ore. Grazie dal profondo del cuore.

Bene. Queste sono le ultime battute. In questo momento il sole è sorto. Vorrei dirmi soddisfatto di esser rimasto sveglio tutta la notte per seguire questi Game Awards, ma sono troppo stanco per farlo. A domani con il recap del Playstation Experience (se il letto non mi chiama prima).

Mattia Pescitelli

Tenace adoratore del mezzo cinematografico, cerco sempre un punto di vista fotografico in tutto ciò che mi circonda. Videogiochi, serie televisive, pellicole cinematografiche. Nulla sfugge al mio imparziale giudizio.

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Mattia Pescitelli

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