Parlare di Bad Boys for Life in sé fa quasi strano, strano per via del tempo passato, per via del tempo trascorso ad attendere un terzo film che sembrava quasi non avrebbe mai visto la luce, anche in seguito a tutta l’attenzione che i primi due lavori avevano attirato. Così non è stato.
Ne è trascorso di tempo da quel 2003 che ci aveva visti incollati al secondo Bad Boys e ancora di più da quel 1995 che aveva aperto le danze di questa saga con al centro Will Smith e Martin Lawrence, nei panni dei poliziotti in una Miami ben poco turistica. E’ stato proprio il connubio fra questi due attori, il feeling generale fra i personaggi (Mike e Marcus), l’ambientazione e la curiosa fusione fra comicità e azione pura, ad imprimere nella memoria di tutti questi due film, mai totalmente dimenticati.
Quanto avvenuto nel dietro le quinte del terzo film è interessante soltanto trasversalmente al tempo impiegato per la sua realizzazione, tempo che ha portato all’attesa che tutti noi conosciamo. Fra i cambiamenti di regia, le diatribe per i compensi degli attori e altre cose, dal 2008 siamo finiti al 2018, con una definitiva ufficializzazione del progetto.
In Bad Boys for Life ritroviamo Mike e Marcus alle prese con le loro vite. Il tempo trascorso si riflette anche su di loro ed è manifesto soprattutto attraverso l’estetica dei due attori invecchiati. E’ proprio a partire da ciò che si dipana una delle tematiche principali della storia. Il tempo passa, trascorre e il mondo cambia, si evolve e subentrano nuove strade. La polizia di Miami non è più la stessa dei primi due film, si è evoluta insieme al cambiamento tecnologico e degli approcci sul campo.
Da tutto ciò il contrasto coi due protagonisti, ora apparentemente “obsoleti” e una storia che continua a spingere nella loro direzione.
Bad Boys for Life non è soltanto questo, ovviamente, è anche brivido, colpi di scena e azione a livelli altissimi, ai limiti di un grottesco che si fonde perfettamente con lo stile generale della pellicola.
Gli eventi, questa volta, arrivano a toccare corde sempre più personali, generando alcuni sviluppi che trasformano l’azione in “espressione sentimentale”, in un dolore che ha origini nel passato…
La colonna sonora, invece, riesce ad esaltare perfettamente quanto il film vuole dire, senza risultare mai banale, forse un tantino ridondante in alcuni suoi sviluppi, mantenendo sempre alto quel “filino” di nostalgia che ha accompagnato l’attesa di questa pellicola.
Ovviamente quando si guarda un film non saltano all’occhio soltanto gli elementi positivi, e sarebbe inesatto non parlare di alcuni aspetti negativi che inficiano sul mood generale. Fra questi il continuo sfoggio di marche, le continue “marchettone” che il film non tarda mai a mostrare in alta definizione. Il fatto che in determinati momenti la pellicola ti schiaffi sul viso i modelli e i nomi delle automobili, le marche delle macchinette fotografiche e delle bevande, e dei vestiti è abbastanza “anticlimatico” e disturbante ai fini dell’attenzione generale.
Per il resto ci troviamo davanti a una storia che rispecchia perfettamente il suo genere di appartenenza, che smonta le consuetudini attraverso una comicità che rimane un marchio di fabbrica di questa saga.
Bad Boys for Life - Recensione: Nostalgia e pallottole
Conclusioni
Bad Boys for Life torna quindi in pompa magna segnando un confine troppo a lungo evitato da questa saga, e riallacciandosi ad alcuni modernismi che stanno silenziosamente plasmando il cinema americano contemporaneo, trasmette un messaggio emotivo parecchio interessante.
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