Le canzoni nel film Bohemian Rhapsody non sono frutto di un playback, ma sono state sapientemente rieseguite dal vivo. Per ricreare la voce ineguagliabile di Freddie Mercury si è ricorso a un mix di tre voci diverse. Scopriamo quali.
Dopo l’uscita del secondo trailer di Bohemian Rhapsody, continuano a moltiplicarsi indiscrezioni attorno alla pellicola dedicata all’ascesa dei Queen e del loro indimenticabile frontman Freddie Mercury. Nell’attesa di vedere il film nelle sale italiane dal prossimo 29 novembre, ripercorriamo le tracce che hanno svelato un ulteriore segreto riguardo la produzione del biopic.
Sono quindi tre persone diverse che hanno contribuito a garantire un risultato praticamente perfetto nella ricostruzione della voce di Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody. Ma chi sono queste tre persone?
Il primo di esse è ovviamente Rami Malek, l’attore che interpreta Freddie. Una sofisticata procedura ha permesso di assemblare la sua voce con quella originale di Mercury, che per una particolare ragione (vedi sotto) non poteva essere normalmente replicabile. Il terzo elemento della voce “ricostruita” di Mercury viene da un cantante canadese, dotato di una straordinaria somiglianza vocale con il compianto frontman dei Queen.
Si tratta di Marc Martel, cantante canadese che ha avuto un successo strepitoso nel 2011 in occasione della selezione per un cantante lanciata dal batterista dei Queen, Roger Taylor. L’esibizione di Martel in “Somebody to Love” ha lasciato senza parole Taylor, che lo ha convocato per il Queen Extravaganza Tour dal 2012 al 2017.
Perchè la voce di Mercury è così difficile da replicare?
La voce di Freddie Mercury è stata analizzata anche dalla scienza, per ricreare un risultato realistico nel film Bohemian Rhapsody: la rivista Logopedics Phoniatrics Vocology ha fatto esaminare le tracce registrate da Freddie, studiandone in dettaglio particolarità come timbro, qualità e quantità del vibrato. L’esame scientifico ha portato alla scoperta che Freddie possedeva una incredibile estensione di 37 semitoni (da Fa#2 a Sol5) oltre alla capacità di regolare con estrema precisione il vibrato delle proprie corde vocali. Pare, infatti, che le corde vocali di Mercury vibrassero in maniera assai più veloce del normale, conferendo a Freddie Mercury un grande controllo sulle proprie capacità vocali. Si è scoperto inoltre che utilizzava tonalità sub-armoniche, un elemento molto raro tra i cantanti rock ma fondamentale per i canti tibetani. Si tratta di sonorità che si ottengono tramite una particolare costrizione della laringe che permettono così l’amplificazione degli armonici. Chi ascolta ha l’impressione di udire il suono di uno strumento musicale, anziché una voce umana, poiché il volume degli armonici supera di gran lunga il volume della nota emessa con le corde vocali.