Un approfondimento su Christopher Nolan, autore di alcuni dei migliori film degli ultimi anni, tra cui Dunkirk. Ripercorriamo la sua carriera cinematografica, capolavoro dopo capolavoro.
Christhoper Nolan è senza alcun dubbio uno dei registi migliori in circolazione. Attraverso i suoi viaggi nella psiche umana travestiti da blockbuster, riesce sempre ad accendere la mente dello spettatore in modi inimmaginabili. Andiamo alla scoperta, film dopo film, della sua tecnica ed evoluzione in quanto autore.
Memento e il post-moderno
Va subito detto che Nolan non esordisce nella scuderia hollywoodiana, ma si fa le ossa nella off-Hollywood, ovvero tutto quel cinema che veniva sì girato nella West Coast, ma senza il supporto delle grandi major cinematografiche. Come molti altri registi, lui non è originario degli Stati Uniti, proviene dalla plumbea Londra, ma è proprio nella caotica Los Angeles che gira il suo film-manifesto Memento. Non è assolutamente il suo primo film, il quale è Following, un progetto in bianco e nero altamente amatoriale, ma già di grande impatto. Su un soggetto del fratello Jonathan, in Memento, Nolan racconta una storia molto semplice in una maniera estremamente complicata. La sinossi del film potrebbe essere questa: un uomo che soffre di amnesia a breve termine a causa di un’aggressione, deve ricollegare ogni giorno le cose che sono accadute in precedenza per trovare i colpevoli della situazione in cui si trova. Ciò che ha reso questo film un cult del cinema post-moderno è il fatto di iniziare a raccontare le vicende proprio dalla fine. La storia procede, quindi, a ritroso. Solitamente, conoscere la fine di un film porta all’essersi rovinati l’intera esperienza visiva. In Memento non è così. Qui gli avvenimenti rimangono avvolti nel mistero fino all’ultimo e, volendo, il tutto è ancora più intrigante di quanto non sarebbe stato all’inverso. Questo è uno dei capostipiti del cinema post-moderno: raccontare una storia in modo frammentario per coinvolgere lo spettatore nella narrazione. Cancellare la prospettiva spazio-temporale, così da far perdere l’osservatore ignaro in un labirinto senza uscite o con centinaia di esse. Inoltre, sul finale non viene mai data una vera e propria risposta allo spettatore. Molte domande vengono lasciate aperte proprio per spingere chi guarda a “giocare” contro il regista per comprendere il senso ultimo del film. La visione di Nolan rispecchia pienamente le nuove tendenze e non a caso viene candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, oltre a regalare alla storia cinematografica uno dei film meglio confezionati dei primi anni 2000.
Leonard Shelby, interpretato da Guy Pearce, guarda i tatuaggi per ricordarsi chi è in Memento.
Umanità e vulnerabilità
Dopo il grande successo raggiunto con Memento, dirige Insomnia, thriller con Al Pacino e Robin Williams. Un ottimo film, ma molto canonico nel suo processo. Nel 2003 arriva la svolta. Warner Bros. chiede a Nolan di dirigere il nuovo film basato sul personaggio di Batman. Ed è così che nasce Batman Begins. Questo film è il punto di riferimento per ogni superhero-movie a venire. Non solo perché ha una regia molto pulita e una narrazione intensa e oscura, ma anche per il modo in cui viene presentato il personaggio dell’uomo pipistrello. Gotham in primis è una città vera con criminali plausibili, non la “città delle meraviglie” afflitta da super criminali vista nei film precedenti, colati a picco con il raccapricciante Batman e Robin. Qui è presente un’introspezione maggiore nel doppio personaggio interpretato da Christian Bale. Da un lato il miliardario Bruce Wayne, irriverente sex symbol della città, dall’altro Batman, il giustiziere pronto a proteggere Gotham e i suoi abitanti a qualunque costo. Ed è proprio di giustiziere che si parla. Batman non è visto come un supereroe, ma solo come un ricco magnate travestito da pipistrello che, grazie alla sua influenza e ai soldi, riesce a permettersi armamentari sperimentali per combattere il crimine. Un uomo, quindi, vulnerabile e mortale.
Heath Ledger nei panni dell’inquietante Joker in Il Cavaliere Oscuro.
Qui impariamo a conoscere Batman per quello che rappresenta, ma è nel seguito, Il Cavaliere Oscuro, che la potenza espressiva di Nolan arriva a livelli mai raggiunti da altri film di questo genere. Il Joker di Heath Ledger è così apprezzato dal pubblico perché è reale. Incute timore attraverso la sua umanità. Pensate ad un deviato mentale che gira a piede libero per la città al quale basterebbe un colpo di pistola per essere messo fuori gioco per sempre, ma che riesce a salvarsi grazie alla sua astuzia e “intelligenza”, se così vogliamo chiamarla. E’ un avvenimento estremamente plausibile. Inoltre, l’interpretazione di Ledger è magistrale, riesce a trasmettere allo spettatore un senso di inquietudine fuori dall’ordinario, questo attraverso movenze veloci e inaspettate, con tic involontari e una pacatezza innaturale. La scelta degli effetti speciali al posto di quelli visivi fatta da Nolan reca ancora più realismo all’opera, adornata da inquadrature fluide e composte. Difficile fare di meglio dopo un film così riuscito da lasciare a bocca aperta anche i non amanti del genere. Infatti, Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, è un ottimo film, ma neanche minimamente paragonabile al suo predecessore. Una parte del film, però, ha una valenza cinematografica molto importante. Per la prima volta vediamo un Batman veramente impotente davanti ad una minaccia. Costretto in un Gulag, infatti, assisterà alla presa di Gotham da parte del mercenario senza pietà Bane. Poche volte si sono viste in un film di supereroi situazioni del genere o, perlomeno, mai sono state trasposte in questo modo, facendoti vedere l’umanità e la vulnerabilità di quello che dovrebbe essere il salvatore e il protettore dei deboli, ma che, alla fine si rivela solo un uomo.
Bane (Tom Hardy) e Batman (Christian Bale) si scontrano in Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno.
Tra sogno e illusione
Tra i film di Christopher Nolan più apprezzati trovano posto sicuramente The Prestige e Inception. Il primo è basato sull’illusione dietro al mondo della magia e della rivalità tra due illusionisti dell’800. La domanda che si pone questo film è: “fino a dove si può spingere la rivalità tra due uomini?”. Come solito del cinema post-moderno, la risposta non viene fornita nella sua completezza. Il finale è molto vago, però è proprio questo che rende sensato l’intero film. Una semplice risposta finale avrebbe annullato tutta la “magia” della messinscena. Fate attenzione, però, che non dare una risposta alla conclusione del film non coincide con il fatto che il regista non sapesse come portarlo a termine. Non distinguere le due cose è un errore grossolano. Il film ha il suo finale, sta allo spettatore comprenderne il senso.
Una scena da The Prestige, con Christian Bale.
Altra pellicola che segue queste vene oniriche e le esalta è la seconda citata all’inizio del paragrafo. Questa è la summa registica di Nolan dal 2000 fino a quel momento. Inception è un grosso calderone dove torna il tema del tempo, le atmosfere alla Batman e le “illusioni” di The Prestige. Al centro di tutto si trova il sogno. Il regista inglese studia proprio l’onirico e più nello specifico il subconscio, dove, secondo lui, si annidano tutti i nostri più oscuri segreti e ciò che vogliamo nascondere allo sguardo indiscreto della società. Quest’analisi filosofica sulla mente umana viene camuffata alla perfezione da un contesto thriller particolarmente intenso e scenografico. Il ritmo è serrato, ma le informazioni ti rimangono in testa per mesi dopo la visione. Sta sempre allo spettatore decidere cosa sia reale e cosa sia finzione, soprattutto con il finale, brillantemente accompagnato dalla colonna sonora del collega fisso Hans Zimmer.
Christopher Nolan dirige Leonardo DiCaprio e Cillian Murphy sul set di Inception.
Tra fantascienza e reale
Successivamente all’ultimo capitolo del Cavaliere Oscuro, arriva nelle sale cinematografiche Interstellar. Il discorso svolto è molto simile a quanto è successo con Inception. Questa odissea nello spazio è uno dei suoi lavori più maturi. Anche qui la ricerca filosofica del tempo viene camuffata, questa volta dallo sconfinato universo inesplorato. Come per la maggior parte delle opere post-moderene, dove il citazionismo è ciò che alimenta il film, è difficile non scrutare forti rimandi al cult di Kubrick, 2001: Odissea nello spazio. Inoltre, la regia veramente ispirata unita ad una fotografia “stellare”, a degli effetti visivi che sfiorano il fotorealismo e ad un’accuratezza scientifica e fisica raggiunta grazie all’aiuto del fisico Kip Thorne, rendono Interstellar uno dei film di fantascienza migliori di sempre.
Una scena da Interstellar.
Lo scorso anno, Nolan è tornato sulla Terra per girare un war-movie di nome e di fatto. Dunkirk coincide con la consacrazione di Nolan ad autore a tutto tondo. Qui è possibile ammirare la sua completa maturità cinematografica. Il film, estremamente quadrato in quanto rievoca uno dei fenomeni più importanti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale, ovvero il salvataggio di oltre 400.000 soldati britannici bloccati sulla spiaggia della cittadina francese di Dunkerque, è allo stesso tempo sia un film classico, sia un film post-moderno. Questo perché è molto “antico” nella messinscena, con comparse, effetti speciali (che non sono effetti visivi, attenzione), stuntman e, soprattutto, l’uso della pellicola durante le riprese. Tuttavia, il lato post-moderno si vede nel procedimento della narrazione, dove le varie storie si intrecciano e sovrappongono, per poi arrivare ad un finale canonico, ma sempre con qualche interrogativo che tiene accesa la mente dello spettatore dopo la visione.
La fila immensa di soldati in attesa presa da Dunkirk.
Inoltre, l’utilizzo della colonna sonora è semplicemente magnifico. Nolan e Zimmer hanno scelto di registrare la colonna sonora insieme alla proiezione delle immagini. Così facendo, ogni scena ha una sua sonorità studiata proprio per quel preciso istante, senza dover ricorrere al montaggio sonoro. Un po’ come accadeva negli anni ’30, quando l’orchestra suonava la colonna sonora durante le riprese. La musica diventa, quindi, sia un personaggio, sia una sorta di narratore esterno, che ci tiene con il fiato sospeso fino alla fine della proiezione. Tutti questi elementi hanno reso Dunkirk un avversario temibile durante i Golden Globe e un papabile candidato all’Oscar. Forse è proprio per la sua artigianalità che questo film ha riscosso tutto questo successo. Hanno voluto ricostruire tutto ciò che potevano, utilizzando una quantità minima di effetti visivi in favore dei sempre fedeli effetti speciali e il pubblico, anche se non direttamente, se ne è accorto. Ha provato le stesse sensazioni di quando i primi spettatori entrarono in sala per vedere Cabiria di Pastrone o Intolerance di Griffith. Produzioni mastodontiche che, attraverso la loro vastità e grandezza, hanno trasmesso una mole di realismo tale da rimanere saldi nella memoria e guadagnarsi il loro posto nell’Olimpo cinematografico.
La profondità di campo in questa scena di Dunkirk ricorda quelle viste in Quarto Potere di Orson Welles.
Nella mente di un visionario
Dopo questa lunghissima retrospettiva sulle opere del regista, cos’è che rende Nolan un autore? Sicuramente la grande malleabilità di ogni sua pellicola. La plasma e gli fa fare ciò che vuole, senza mai scadere nel banale. E’ un autore post-moderno in tutti i sensi. Riesce a mischiare i generi a suo piacimento, a nascondere elementi da cinema indipendente dietro a produzioni di grande calibro, a giocare con lo spazio e il tempo sorprendendo sempre lo spettatore. La sua regia è pulita e, in un certo senso, classica, caratterizzata da lunghe inquadrature con carrelli molto lenti che si soffermano su una scena (apparentemente) inutile o da composizioni impeccabili e geometrie solide. Mantiene una compostezza impeccabile anche durante il caos. E’ un regista che vuole avere tutto sotto controllo. Nel disordine riesce sempre a trovare l’ordine. Inoltre, adora la pulizia dell’immagine. Questo implica utilizzare sistemi di ripresa ad altissima risoluzione. Non a caso è uno dei più fervidi sostenitori del formato IMAX, nonché uno dei primi ad averlo utilizzato per alcune sequenze in Batman Begins, fino ad arrivare al capolavoro bellico Dunkirk, quasi completamente girato in questo dettagliatissimo formato. Poi ha i suoi attori-feticcio, proprio come i primi registi del cinema muto. Tra di loro figurano il leggendario Michael Caine, ma anche Christian Bale, Cillian Murphy e Tom Hardy. Christopher Nolan è colui che chiameremmo un visionario. Ogni sua pellicola è un capolavoro sia a livello tecnico che diegetico. Riesce a raggiungere lidi che pochi altri hanno toccato con mano. Un autore che ha fatto e che farà storia. Sempre un passo avanti alle nostre menti.