Cinema

Dumbo: recensione del live-action Disney diretto da Tim Burton

Tim Burton imprime il suo stile nell’adattamento in live-action di un Classico Disney che sembra fatto su misura per lui: la nostra recensione di “Dumbo”.

Esce nelle sale il 28 marzo il live-action Disney diretto da Tim Burton, “Dumbo” (guarda il trailer). L’adattamento dal vero presenta una trama rielaborata rispetto a quella del cartone animato, con numerosi protagonisti umani che accompagnano l’elefantino. Primi tra tutti Holt Farrier (Colin Farrell) e i suoi figli, ma anche un carismatico Danny DeVito ad interpretare Max Medici, l’artista circense Colette Marchant (Eva Green) e l’impresario V.A. Vandevere (Michael Keaton).

Nel live-action Disney Dumbo nasce da un’elefantessa di proprietà del circo di Max Medici, un’attività che sta attraversando un periodo di crisi. La nascita di un elefantino con le orecchie spropositatamente lunghe dapprima sembra non essere di grande aiuto, se non addirittura deleteria. Quando, però, si scopre che il piccolo può usarle per volare, l’attività di Medici riparte, attirando l’interesse di V.A. Vandevere.

Dumbo – Recensione del live-action Disney

Tra i personaggi che conquistano in “Dumbo” c’è sicuramente il Max Medici di un’eccezionale Danny DeVito, che soprattutto nella prima parte conquista il pubblico e ci fornisce una performance recitativa che, in determinati momenti, fa sicuramente sfigurare il più sobrio Colin Farrell. È vero che, per quanto interessante in quanto a potenziale, il suo personaggio è più che altro vagamente enunciato: è un peccato, dal momento che il suo percorso, se approfondito maggiormente, sarebbe potuto essere ancor più interessante. Un altro personaggio fortemente penalizzato, a tratti quasi accessorio, è quello di Colette Marchant (Eva Green). D’altro canto, al centro della scena troviamo Dumbo, non certo gli esseri umani! L’elefantino sembra uscito dalle due dimensioni del cartone animato. La sua tenerezza unica non manca di un certo grado di credibilità.

Le due fasi di Dumbo

Una prima parte di “Dumbo” si svolge con numerose analogie rispetto al Classico Disney, ad hoc per rendere felici tutti coloro che hanno amato l’elefantino di Walt. Alcuni richiami al cartone suscitano, come è facile immaginare a priori, un grado non indifferente di commozione. È quando sopraggiunge V.A. Vandevere che il film comincia ad assumere una piega e una personalità propria, con il tocco di Tim Burton che via via tende a farsi riconoscere sempre più prorompente. Resta comunque edulcorato qualsiasi aspetto cupo della trama, per un film che non si dimentica mai di essere pensato per un pubblico molto giovane oltre ai nostalgici. Anche fotografia e colonna sonora inseguono un duplice obiettivo: richiamare le atmosfere del 4° Classico Disney quanto rientrare nel vibe di Tim Burton, con l’immancabile Danny Elfmann che mette mano alle musiche.

L’evoluzione rispetto al film d’animazione del 1941

Rispetto al Classico Disney, il film di Tim Burton presenta dei rimaneggiamenti sulla trama non indifferenti… Ma soprattutto utili al livello di contenuto e sottotesto. Ci sono, ad esempio, cenni al problema dei mutilati di guerra e i problemi che effettivamente queste persone avevano vissuto dopo le Guerre Mondiali. Persone che tornando dalle sofferenze della guerra hanno perso la propria occupazione, trovano difficile inserirsi nel mondo del lavoro e, in generale, nella società.

Ma, soprattutto, viene fatto passare un messaggio chiaro per quanto riguarda lo sfruttamento degli animali da circo: quello del live-action di “Dumbo” è quindi uno sguardo più critico e razionale nei confronti di un’epoca che, quando era uscito il cartone animato, era attuale, mentre oggi è ormai di decenni addietro. Un’epoca in cui determinati problemi sul fronte dello sfruttamento degli animali non si ponevano affatto e la II Guerra Mondiale era in corso e le grandi masse avevano bisogno di distrarsi, senza pensarci quando si recavano in sala.

Un modo di arricchire la trama intelligente e quanto mai disneyano, dettato dall’esigenza di lanciare messaggi d’esempio per il grande pubblico. E questo risulta interessante e quanto mai adeguato, che sia o meno questa esigenza dettata dall’esistenza di un codice morale effettivo o dai richiami del Dio denaro.

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Valentina Albora

Laureata in Astrofisica, 25 anni, adora il cinema, legge, scrive, cammina, mangia e respira.

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