È un film bellissimo, e si potrebbe anche chiudere qui. Ma vale la pena parlarne, de Gli anni più belli, nuovo lavoro di Gabriele Muccino, regista che quando riesce, e ci riesce spesso, riporta il cinema italiano proprio lì, agli anni più belli.
La storia de Gli anni più belli è quella della vita di Riccardo, Giulio e Paolo, tre amici legati fin da ragazzini, quando fuori dalle scuole gli studenti protestavano e la polizia usava le armi. Alla loro storia si interseca quella di Gemma, prima fidanzata di Paolo ed amore della sua vita. Il regista segue i protagonisti lungo i loro percorsi, prima fianco a fianco e poi immancabilmente separati. Chi diventa avvocato in carriera, chi insegnante precario, chi giornalista quasi fallito. Chi spreca parte della propria vita e poi si ritrova. Quasi tutti incapaci di avere una famiglia normale. Le storie personali alla Muccino, insomma, quelle che solo lui sa rendere così complicate, inaspettate, distrutte, piene di speranza, divertenti. Sullo sfondo delle vicende dei protagonisti, un Paese che cambia, un mondo intero che sta cambiando. I mondiali di calcio, Tangentopoli, Berlusconi che scende in politica, le Torri gemelle, e poi il Movimento Cinque Stelle, i Frecciarossa, il Teatro dell’Opera di Roma.
Il cast de Gli anni più belli è il classico cast perfetto: alcuni tra i migliori attori italiani, alcuni tra quelli che saranno, probabilmente, i migliori del prossimo decennio. Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria, Micaela Ramazzotti, Nicoletta Romanoff ed una sorpresa, Emma Marrone, brava anche nella recitazione. E poi i protagonisti da giovani, Francesco Centorame, Andrea Pittorino, Matteo De Buono ed Alma Noce. Centrano in modo magistrale i loro personaggi e somigliano tantissimo, per stile e fisionomia, agli attori “da grandi”. La colonna sonora, italianissima, è stata curata dal premio Oscar Nicola Piovani e contiene un inedito di Claudio Baglioni, che ha lo stesso titolo del film. Ed anche la stessa passione.
C’è dentro molto Ettore Scola, in questo film, e molto cinema italiano, quello glorioso degli anni ’70 e ’80. Lo si capisce alla fine, in una scena che richiama C’eravamo tanto amati in modo inequivocabile, quella in cui Stefania Sandrelli regala a Vittorio Gassman la risposta perfetta, che ti lascia incapace di ribattere. Succede anche ne Gli anni più belli, e quando si ripensa alla storia raccontata nel film ci si accorge che non è solo quello l’omaggio del regista ad uno dei maestri del nostro cinema. Ma Gabriele Muccino ha fatto talmente suo il racconto di questo film, che tutti i momenti, rinnovati o citati, immaginati o inventati, restano intrecciati alla perfezione e vorresti non finisse mai, quello spettacolo che “fa stare bene”.
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