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Cinema

Joker: una risata raggelante che diventa cinema | RECENSIONE

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La nuova incarnazione del più iconico villain di Batman arriva al cinema con Joker, l’ultima fatica di Todd Phillips Leone d’Oro 2019.

Un sorriso, un’agghiacciante piega sul viso che si apre in una risata sofferente, triste, folle. Con questa semplice ma esplicativa immagine si apre Joker, l’acclamato film vincitore dell’ambito Leone d’Oro a Venezia 76. Dopo il trionfo al Lido, affermare che l’attesa per l’uscita nelle sale dell’ultimo lavoro di Todd Phillips è alle stelle non rappresenterebbe al meglio il clima che circonda questo film. L’immagine del villain DC più iconico, del nemico per eccellenza viene finalmente studiata e analizzata in ogni dettaglio. Joaquin Phoenix veste i panni del protagonista e dona anima e corpo in quella che potrebbe essere l’interpretazione chiave della sua intera carriera.

Joker - Joaquin Phoenix

Foto: Warner Bros. Pictures

Chi è il vero Joker?

Deriso da ragazzini e dai colleghi che gli rivolgono sguardi a metà tra il compiaciuto e l’inorridito: Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) è intrappolato in un vita incolore e miserabile, il perfetto riflesso di una città, Gotham, completamente alla deriva. Le strade sono sommerse da desolanti rifiuti e i televisori illuminano anche gli angoli più bui della città con promesse elettorali di candidati che vendono sogni e (forse) grandi illusioni. Arthur, incapace di trovare motivazioni in un presente che lo costringe a vestirsi da clown per le pubblicità o in un passato privo di certezze, si affida ad un futuro di grandi aspirazioni.

Ogni sera, al fianco della madre, lo show del comico Murray Franklin (Robert De Niro) accende la sua ambizione di diventare un cabarettista di successo. Una realtà implacabile e la maledizione di una risata patologica inarrestabile, tuttavia, scrivono un destino preciso per un protagonista che non ha mai davvero conosciuto la felicità.

Joker - Protagonista

Foto: Warner Bros Pictures

Le prime immagini dal set chiarivano sin dal principio le intenzioni di questo film. Il Joker impersonato da Joaquin Phoenix è completamente inedito, impossibile da etichettare. Se, infatti, in passato abbiamo assistito a versioni estremamente legate ad un mondo fumettistico segnato da precise atmosfere – dalle sfumature più pop a quelle più dark retaggio dei lavori di Alan Moore -, il villain immaginato da Phillips rappresenta una creatura più complessa. L’ispirazione di partenza è dichiaratamente The Killing Joke di Moore ma lo spirito del personaggio deve molto più a una genesi meta-cinematografica. In particolare, le atmosfere dell’immaginario di Martin Scorsese sono ben riconoscibili nella caratterizzazione del personaggio. Arthur Fleck si posiziona perfettamente a metà strada tra Travis Bickle di Martin Scorsese e Rupert Pupkin di Re per una notte. Joaquin Phoenix, tuttavia, non si limita a questo e supera ogni limite, assicurandosi un posto in prima fila ai prossimi Oscar.

La maschera di una vita intera

I dialoghi di Arthur con la sua terapista scolpiscono, parola dopo parola, la (non) identità del protagonista. Arthur affida all’inseparabile blocco di appunti battute e scherzi per una stand-up comedy che rispecchia pienamente il suo non essere. Il protagonista ammette così di non essere mai davvero stato consapevole della sua esistenza. La sua morte può arrivare a dare significato ad un’intera vita che ne sembra priva? Il volto di Joaquin Phoenix si piega in espressioni, smorfie e viscerali silenzi che comunicano senza troppe parole un incompreso dramma interiore pronto a esplodere. Passi di danza e movenze surreali si avventurano così sulle spigolosità del fisico del nuovo Joker in una trasformazione completa.

Joker - Risata

Foto: Warner Bros Pictures

Tuttavia, non sarebbe stato possibile mostrare questo Joker senza mostrarne le interazioni o la mancanza di esse. Il rapporto con la madre prima e il legame con la società dopo diventano leve della travolgente riflessione sull’attualità secondo Phillips. Sono, infatti, innegabili la natura fortemente politica e le implicazioni sociali di questo film. Joker osserva la società e ne sviscera le dinamiche più crudeli, in una catena vincitore-vinto difficile da interrompere se non con il caos più puro e folle. Lo sguardo sincero e sinistro della pellicola non sceglie prospettive caute bensì si schiera in prima fila mostrando anche tutta la reale violenza. Proprio quest’ultima, frutto di numerose polemiche sul film, non può essere quindi lasciata in secondo piano con ipocrisia. Ne è esempio lo stesso personaggio di De Niro con le sue regole per un’ironia “corretta e pulita” che, tuttavia, non si pone scrupoli nell’irridere lo sfortunato occasionale.

Non un semplice cine-comic

Joker non è un semplice prodotto di un genere di tendenza. Il film di Todd Phillips, contando su un cast in stato di grazia, è un’opera autoriale che trova le chiavi giuste per avventurarsi anche nel mondo pop. E’ una storia che intrigherà gli amanti della settima arte con le sue rielaborazioni cult ma che saprà convincere anche i meno avvezzi al genere rompendo proprio schemi e strutture. Sarà in grado di coinvolgere con i suoi molteplici temi e livelli. Joker ha fatto, fa e farà parlare ancora molto a lungo proprio per il suo potenziale che smuove lo spettatore dalla sua comoda passività da poltrona. Perché no, non basta indossare una maschera sorridente per nascondere ferventi rabbie e inquietudini.

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