Sulla mia Pelle è uscito al cinema il 12 settembre, e anche sulla piattaforma Netflix. La storia di Stefano Cucchi (Alessandro Borghi), o meglio i suoi ultimi 7 giorni vengono mostrati con una profonda sensibilità senza cadere in fronzoli. Merito delle abilità del giovane regista Alessio Cremonini che gli è valsa la categoria Nuovi Orizzonti alla mostra del Cinema di Venezia.
Sulla mia Pelle inizia così. Stefano Cucchi viene arrestato la notte del 15 ottobre 2009 per possesso di hashish e eroina. Il giorno dopo viene condannato per possesso di sostanze stupefacenti, per direttissima alla custodia cautelare. In tribunale Stefano si presentò con i lividi al viso e zoppicante, senza riuscire a reggersi in piedi da solo. Nè l’avvocato d’ufficio, nè il giudice, nè i carabinieri hanno commentato lo stato fisico di Stefano. Tutti vollero tenere gli occhi chiusi. Lì il padre, interpretato da Max Tortora, lo vide per l’ultima volta. Perchè i genitori e sua sorella Ilaria, interpretata da Jasmine Trinca, lo videro il 22 ottobre 2009 nell’obitorio del Sandro Pertini. sulla mia Pelle vuole solo raccontare quei giorni in cui Stefano era ricoverato, in fin di vita, in cui la famiglia ha dovuto affrontare milioni di cavilli istituzionali per riuscire a vederlo. Senza successo.
Con il suo lavoro Sulla mia pelle Cremonini racconta in modo sensazionale la vicenda, limitandosi ai fatti documentati. Non ha voluto denunciare i fatti, per non cadere vittima del basso livello. Piuttosto si è limitato a farci vivere quei lunghi 7 giorni solo dal punto di vista di Stefano. In sulla mia pelle proviamo anche noi il suo infinito calvario. Attraverso le immagini, i primi piani sugli occhi di Cucchi, sul suo corpo attorcigliato nel letto e dal suono della sua voce, sempre più strozzata dal dolore, noi riusciamo a provare “Sulla mia pelle” quello che provò lui. In Sulla mia Pelle vi è un clima cupo e angosciante che ruota intorno al corpo, il vero fulcro del film.
Intepretazione magistrale di Borghi in Sulla mia Pelle
Alessandro Borghi nei panni di Stefano Cucchi ha fatto il suo migliore lavoro. E’ dimagrito 18 chili, ha imparato i gesti, le movenze e il modo di parlare di Stefano Cucchi. Ha avuto un’impressionante trasformazione fisica e sonora. Attraverso i suoi occhi e il suo punto di vista vengono fatti riferimenti al pestaggio, che non troviamo nel film. Una giusta scelta del regista per non virare sulla banalità. Ma piuttosto mantenere vivo il messaggio che il film vuole dare. Vedere Borghi in Sulla mia Pelle è come rivedere Stefano. Alessandro è riuscito ad entrare nel corpo del protagonista e farlo proprio suo. Ci infonde tristezza, agonia, solitudine e sofferenza del protagonista. In Sulla mia Pelle ci vuole far conoscere questa triste storia, nell’asciuttezza dei suoi fatti, trasmessi dai segni viola sulla pelle, in un corpo tumefatto e scheletrico.
In Sulla mia Pelle il lavoro di Alessio Cremonini e Alessandro Borghi vuole solo essere solo un racconto che ruota intorno al protagonista. Borghi ne fa un’ arte magistrale. Anche grazie al grande cast che ne fa da cornice, senza eclissarsi troppo intorno al protagonista. In Sulla mia Pelle troviamo Jasmine Trinca, ormai collaudata collega di Borghi, nei panni di Ilaria Cucchi. Max Tortora nei panni del padre. In Sulla mia Pelle il regista dona a loro, seppur pochi, minuti d’effetto all’interno della pellicola, in cui vengono mostrate le forze e le debolezze che i famigliari potevano provare in quei giorni.
Sulla mia Pelle
Conclusioni
Il film non vuole essere una denuncia contro la giustizia italiana, non vuole essere propaganda per l'opinione pubblica. Sulla mia Pelle vuole solo essere reale, crudo, empatico e sofferente, vivendo il calvario di Stefano, ormai rassegnato, all'interno di un meccanismo nel quale si sentì profondamente solo.