Un bar sempre affollato, un uomo ed il suo quaderno pieno di appunti, un’atmosfera tesa ed allo stesso tempo ovattata: ecco The Place, l’ultima opera cinematografica di Paolo Genovese.
The Place è il remake cinematografico di The Booth at The End, una serie tv americana realizzata da Christopher Kubasik e la sua sceneggiatura è stata scritta a quattro mani da Paolo Genovese e Isabella Aguilar. La bellezza della regia, i primi piani, la totale assenza di azione e la “complessità emotiva” dei dialoghi, sono elementi che colpiscono fin da subito lo spettatore, che viene trasportato in pochi secondi all’interno della mente dei protagonisti. Grazie alle grandi interpretazioni del cast, che Genovese definisce affettuosamente “la nazionale italiana attori”, questa incredibile storia, surreale e sfuggente, sembra quasi diventare realtà.
Valerio Mastandrea e Vinicio Marchioni in The Place
L’uomo misterioso
Valerio Mastandrea è uno dei tanti protagonisti di The Place e il ruolo da lui interpretato – quello di un uomo senza nome – è forse uno dei più ambigui che abbiamo visto negli ultimi cinque anni di cinema italiano. Il suo compito, che egli svolge comodamente seduto al tavolo di un bar, è quello di aiutare le persone, o almeno, provare a farlo. Ogni giorno, il bar è frequentato da individui alla ricerca di qualcosa: chi desidera riallacciare il rapporto con il figlio, chi è disperato perché la propria relazione amorosa non funziona più da anni ed anche chi vuole arricchirsi tentando di derubare gli altri. L’uomo solitario offre a tutte queste persone un aiuto concreto, ma nulla è gratis: i visitatori del bar, in cambio, dovranno compiere azioni terribili e moralmente sbagliate per riuscire a ottenere ciò che più desiderano.
Cosa è disposto a fare l’essere umano per raggiungere i propri obiettivi?
È questa la grande domanda che, durante la visione di The Place, ci frulla in testa per 100 minuti e poco più. E per rispondere in maniera corretta occorre svolgere una meticolosa indagine dentro noi stessi: esaminare la coscienza e l’anima, porre loro degli interrogativi, quantificare l’ambizione e scoprire se siamo più angeli o demoni. Genovese, sfruttando la solitudine e l’abilità dialettica di questo strano individuo, riesce perfettamente nell’impresa e ci regala la radiografia completa di ogni personaggio, estrapolando dalle loro menti desideri proibiti, pensieri scomodi e istinti propri dell’essere umano. Potremmo definire The Place un’opera teatrale rappresentata in una pellicola cinematografica, grazie alla presenza di un cast corale e di un’ambientazione unica, che non cambia mai. Il bar è come un teatro: sembra infatti di poter scorgere al suo interno quelle magnifiche tende rosse in velluto, che si aprono ogni volta che qualcuno si siede al tavolo per richiedere un desiderio.
The Place
Conclusioni
Anche se il film risulta un pò lento, l'originalità della trama e la grande interpretazione del cast lo rendono davvero ottimo.
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