“Toy Story 4” arriva al cinema il 26 giugno 2019: ecco la nostra recensione del film d’animazione Disney Pixar.
Con “Toy Story 3” sembrava quasi essersi chiusa un’epoca, quella dei giocattoli Disney Pixar. In realtà, a quasi dieci anni di distanza, veniamo a sapere che c’è ancora una storia da raccontare. “Toy Story 4” è un film diretto da Josh Cooley e scritto da Stephanie Folsom. Di ritorno non solo Woody, Buzz Lightyear, Jessie e i loro amici, ma anche chi aveva saltato un capitolo della saga: Bo Beep. Questa volta lo sceriffo ha a che fare con un nuovo giocattolo creato dalla piccola Bonnie a partire da una forchetta di plastica… Si chiama Forky e non sembra essere molto convinto del proprio ruolo. Il cowboy prende così a cuore il compito di mostrargli quanto sia importante il compito di un giocattolo. Qualcosa andrà storto: durante un viaggio in camper, Woody si troverà in un nuovo viaggio che lo porterà a ritrovarsi con una sua e nostra vecchia conoscenza.
Toy Story 4 – Recensione
Guardare molto indietro, ma anche guardare tanto avanti. Questa è la parola d’ordine di “Toy Story 4”. Il nuovo e il vecchio hanno equo valore dal punto di vista emotivo, significativo, ma anche d’intrattenimento. Nel film troviamo fortissimi e riconoscibilissimi riferimenti al passato, sia diretti che indiretti. Un’attenzione particolare viene riservata a Woody, il grande pilastro che ha caratterizzato questa saga. Ci sono richiami espliciti ai tempi perduti, ma anche alcuni parallelismi. Per fare un esempio senza danni in termini di spoiler, Forky ha una convinzione spudorata sulla propria identità che Woody deve correggere, un po’ come si è trovato – più nolente che volente – a correggere quella di Buzz Lightyear in “Toy Story”. Ma non mancano situazioni completamente nuove e egualmente potenti. La stessa colonna sonora ha un sapore nostalgico e al contempo anche nuovo.
Forky, la spazzatura che adorerete come non avreste mai potuto immaginare
Analogamente, troviamo nuovi personaggi: da Duke Caboom a Gabby Gabby, ma soprattutto Forky. Il personaggio ci conquista con la sua tenerezza mista a comicità, ma non si limita solo a questo. È anche carico di significato: da un punto di vista più pragmatico e legato ai giorni nostri, in quanto forchetta di plastica monouso che trova un nuovo utilizzo e quindi viene riciclata; da un punto di vista più trasversale e senza tempo, come oggetto di scarsissimo valore che ne acquisisce uno del tutto nuovo, a dimostrazione del fatto che anche dietro cose più piccole, più semplici e banali si può celare un significato e un’importanza molto più profondi di quanto non possiamo immaginare.
Toy Story 4 è un sequel che svolge bene il suo lavoro
“Toy Story 4” riesce così a conciliare i due intenti che dovrebbe avere qualsiasi sequel. Si riferisce doverosamente ai propri predecessori, certo, ma aggiunge molto che non era stato detto prima. Entrambi gli aspetti sono dei grossi punti di forza del film, che riesce a commuovere sia giocando sull’effetto nostalgia sia rompendo, in qualche modo, con il passato. Rompe in una maniera a cui forse non avremmo pensato, ma a posteriori risulta essere la più naturale e coerente possibile. Questo lavoro già era stato egregiamente effettuato in parte dal suo precedente del 2010, ma questa volta viene elevato su tutto un altro livello.
Un quarto capitolo che parla agli – e degli – adulti
Il film riesce infatti ancora di più rispetto ai precedenti a parlare ai movimenti più profondi del nostro essere. Vi leggiamo i dubbi, le paure, le crisi che costruiscono l’identità di ciascuno di noi in quanto adulto. Perché, seppure si mantiene entro i limiti della compatibilità con un pubblico bambino anni 2020, sta di fatto che questa pellicola parla più che mai ai bambini – se non addirittura ai genitori! – del ’95, addentrandosi in riferimenti più o meno espliciti a temi quali la paternità e le crisi di identità talvolta tipiche della mezza più che della giovane età.
Un film denso di contenuti e di significato
Ormai, complice da una parte l’animazione tridimensionale e dall’altra i piccoli spettatori la cui attenzione diventa sempre più difficile da mantenere, abbiamo imparato a vedere prodotti animati decisamente più intensi e in un certo qual modo maturi che in passato. “Toy Story 4” sotto questo punto di vista spinge l’asticella ancora più in là. Lo fa non solo favorendo l’identificazione dello spettatore adulto nei personaggi e nelle situazioni, ma anche avvicinandosi quanto più possibile al livello di qualità, quantità e densità di eventi che caratterizzano i film girati dal vero. Ci troviamo di fronte anzi quasi a una frenetica ricerca dell’imprevisto, delle deviazioni, dell’azione, che riesce però a conciliarsi anche con l’introspezione di alcuni personaggi chiave e il significato di cui questi e le situazioni che vivono sono pregni.