Doctor Sleep e una difficile eredità | RECENSIONE

I fantasmi dell’Overlook Hotel non hanno mai smesso di perseguitare il piccolo Danny Torrance, il protagonista del nuovo Doctor Sleep.

Lucca Comics & Games 2019 con la sua sezione dedicata al cinema ha portato nella località toscana grandi titoli in esclusiva della stagione cinematografica. Tra i film presentati in anteprima, infatti, figura anche Doctor Sleep, adattamento per il grande schermo dell’omonimo romanzo di Stephen King. L’ultima fatica di Mike Flanagan potrebbe essere semplicemente una tra le tante trasposizioni dell’universo di King ma non è così. Doctor Sleep, infatti, continua a raccontare la storia di Danny Torrance, il piccolo protagonista di Shining, capolavoro dell’horror e non solo firmato da nientemeno che Stanley Kubrick.

Il nuovo film, che vanta Ewan McGregor nei panni del protagonista Danny cresciuto, tuttavia afferma di raccontare una storia differente seppur collegata con il cult del 1980. Il risultato finale, però, rispecchia quanto voluto e desiderato?

Danny Torrance dopo Shining

L’inverno del 1976 all’Overlook Hotel non si è mai concluso per Dan Torrance. Cresciuto dalla madre Wendy, infatti, il bambino divenuto ragazzo ha sempre dovuto affrontare i fantasmi dell’albergo. Grazie ai suggerimenti dell’indimenticabile Dick Hallorann (Carl Lumbly) – spesso protagonista delle sue visioni -, Dan riesce a intrappolare uno dopo l’altro tutti gli spettri del suo passato. Quarant’anni dopo, tuttavia, il suo potere, la “luccicanza” continua a non dargli tregua, trascinandolo verso il baratro dalla dipendenza da alcol. Una nuova minaccia che si staglia all’orizzonte e il collegamento con una ragazzina con poteri di nome Abra (Kyliegh Curran) riporteranno il protagonista a porre fine definitivamente a tutte le sue inquietudini.

Il potere della “luccicanza”, elemento cardine del film di Kubrick, diventa assoluto protagonista di Doctor Sleep che si pone l’obiettivo di esplorarne le origini e le manifestazioni. Danny diventa così il fil rouge che unisce più storie di individui dotati di questa capacità che, come ogni abilità misteriosa, porta con sé non pochi pericoli e problemi. Da questi aspetti Flanagan, alla regia e alla sceneggiatura, ha il compito di avviare il suo progetto cercando di non tradire lo spirito dell’opera originale.

Doctor Sleep e la crisi d’identità

Essendo uno dei titoli di punta della stagione, tutti gli occhi di appassionati e semplici curiosi erano puntati su Doctor Sleep. L’operazione, promossa anche con l’approvazione di Stephen King in persona, è ovviamente ad altissimo rischio. Confrontarsi con un cult del calibro di Shining non è certamente facile. Il film, sin dal trailer estremamente derivativo sulla natura della storia, sceglie di omaggiare l’opera di Kubrick ma, allo stesso tempo, di raccontare un mondo estremamente diverso. La struttura narrativa che ne consegue è un intreccio confuso, caotico, palesemente sfuggito dalle mani di chi doveva tenerne le redini. Sequenze omaggio e situazioni originali non riescono a trovare un equilibrio né un’identità ad un film che per reggersi deve fare affidamento all’immaginario dello spettatore.

Nemmeno la suggestiva seconda parte della pellicola e una combo impeccabile di scenografia e fotografia – che ricorda proprio il gioiellino Hill House curato per Netflix da Flanagan – riescono a salvare un film con evidenti problemi di sceneggiatura e scrittura dei personaggi. Estremamente deludente, infatti, la prova da villain di Rebecca Ferguson, incapace di andare in profondità e penalizzata dall’inevitabile confronto con Jack Nicholson imposto dalla sceneggiatura. Ewan McGregor, invece, fa del suo meglio per dare carattere al suo personaggio che, tuttavia, non riesce mai davvero ad entrare nel cuore dello spettatore.

In conclusione, Doctor Sleep lascia un terribile amaro in bocca aggiungendosi alla lista di produzioni dal grande potenziale ma incapaci di elaborarlo nel modo più appassionante.